Tra cielo e inferno: Charles Baudelaire

Charles Baudealire, biografia e citazioni
Charles Baudelaire, nato a Parigi il 9 aprile del 1821, è oggi considerato uno dei più grandi poeti francesi. Incompreso dai suoi contemporanei, non ancora pronti ad apprezzare quella sua poesia innovativa e provocatoria espressa attraverso violenti contrasti e temi scabrosi, incarna la modernità letteraria. E lo scandalo suscitato dalla sua produzione non ha ancora consumato il suo impeto dirompente. La società odierna, apparentemente abituata ad ogni genere di provocazione, ancora oggi, pur ammettendo la grandezza di questo grande artista, rifugge, senza però darlo a vedere, da quell’estremismo e inquietudine che pungola continuamente il modo di vivere indissolubilmente legato ad una perenne angoscia di chi fatica ad adattarsi a certe sofferenze derivanti da una realtà di quiete apparente.
baudelaire 13La sua opera è strettamente legata alla sua breve e tormentata vita, segnata dal dolore per la perdita del padre, a soli sei anni, e dal secondo matrimonio della madre con il futuro generale Jacques Aupick, uomo superficiale e insofferente alla fragilità emotiva del bambino.
Il trauma derivato dal secondo matrimonio della madre avrà conseguenze devastanti nella personalità dell’artista.
E non bisogna essere di certo degli esperti psicologi per comprendere l’atteggiamento incurante nei confronti della disciplina che, pur essendo comune a molti adolescenti, in Baudelaire si manifesta in modo molto incisivo.
Tutto ciò che rappresenta la sua famiglia d’origine viene rigettato in qualunque sua manifestazione, morale borghese e religione stabilita comprese.
A 18 anni viene espulso dal liceo Louis- le Grand di Parigi, nonostante il buon profitto negli studi, per aver rifiutato di consegnare all’insegnante un biglietto datogli di nascosto da un compagno. Riesce tuttavia a terminare il liceo ma rifiuta il percorso d’istruzione stabilito dal patrigno. Si accosta solo per un breve periodo di tempo alla Facoltà di Diritto, ma decide di seguire la sua passione per la letteratura. Si trova a suo agio negli ambienti della bohème del quartiere latino e progetta una vita completamente differente da quella che vorrebbero i suoi genitori. Non vuole diventare un “Homme Utile” e subisce il fascino degli artisti e scrittori che conducono uno stile di vita bohèmien, distante da ogni tipo di convenzionalità sociale.
La sua relazione con la prostituta Sarah Louchette, dalla quale contrarrà la sifilide, spinge la famiglia ad allontanarlo dalla Francia convincendolo a partire per l’India. Ma Baudelaire, dopo una breve sosta nelle Isole Mauritius, decide di tornare in Francia e s’imbarca per Bordeaux.
Entra in possesso dell’eredità paterna e si lega sentimentalmente ad un’attrice mulatta, Jeanne Duvall
(
soprannominata “La Venere Nera”), la cui bellezza esotica unita ad un fascino violento ispirerà molte liriche del giovane poeta.

Charles Baudeaire, biografia e citazioni

Charles Baudelaire e Jeanne Duval

Preoccupata per la sregolatezza della vita condotta dal giovane, frequentatore di club di fumatori di hashish (Club des Hashischins) e dedito alle sperimentazione di sensazioni estreme derivanti dal consumo di alcool e droghe, la famiglia di Baudelaire mette sotto sequestro quel che resta del patrimonio dissipato in poco tempo e nel 1844 gli viene affidato un tutore, il notaio Ancelle. Perseguitato da usurai e ossessionato da problemi economici tenta per due volte il suicidio. Il suo esordio come critico d’arte avviene nel 1845 e i suoi versi cominciano ad apparire insieme ad articoli e saggi di vari argomenti sulla stampa periodica.
Nel 1847 pubblica con il cognome della madre “La Fanfarlo“, una novella autobiografica in cui il poeta descrive se stesso come un intrigante damerino, pieno di spirito e di bellezza e la cui personalità appare cinica e sprezzante. Nello stesso anno comincia a tradurre lo scrittore americano Edgar Allan Poe, autore da lui stimato e a cui dedicherà alcuni saggi. Se in Francia dobbiamo trovare qualcuno da accostare idealmente alla figura di questo grande poeta solitario è proprio Poe da considerarsi il fratello maggiore di Baudelaire, quel Poe in cui il Nostro avverte e coltiva una somiglianza intima e quasi la fraternità di un comune destino, i termini di un’agnizione profonda e rivelatrice in cui si illumina, ordinandosi, l’ermetico sviluppo delle sue sensazioni e delle sue idee.

Charles Baudelaire, biografia, opere e citazioni

Illustrazione di Laurent Paturaud in cui appaiono le tre muse che ispirano i versi di Baudelaire: Jeanne Duvall, Marie Daubrun e Madame Sabatier.

Comincia una relazione con l’attrice Marie Daubrun della quale si avvertirà la presenza in una serie di componimenti della sua opera “I Fiori del Male“.
Nel 1848 affianca i giovani rivoluzionari soprattutto spinto dall’odio verso il patrigno che comanda le truppe repressive. Si racconta infatti che qualcuno gli sente pronunciare la frase «Fuciliamo  il generale Aupick!». I suoi sentimenti “rivoluzionari” si dissolvono dopo il colpo di stato di Luigi Napoleone, il 2 dicembre del 1851, e il giovane sulle barricate riprende la sua carriera letteraria.
Collerico e irascibile, prosegue la sua opera di autodistruzione con alcool e droghe che rinsaldano ancor più la sua distanza da quel mondo borghese che lo ripugna profondamente.
E le sue storie d’amore, tempestose e instabili, vedono apparire un’altra donna, molto nota negli ambienti intellettuali e descritta dagli artisti di quel periodo come una figura femminile di estrema intelligenza e rarissima bellezza. Si tratta di Madame Sabatier, una cortigiana idealizzata da Baudelaire ed anch’essa ispiratrice dell’opera del poeta.

Charles Baudelaire, biografia, opere e citazioni

Madame Sabatier

Alla morte del patrigno la madre del poeta, amata in modo struggente da Baudelaire, si ritira a Honfleur, dove il figlio andrà spesso a rifugiarsi.
Nel 1857 pubblica la raccolta di poesie “I Fiori del Male“, bandito dalla vendita ad appena un mese dalla pubblicazione. Insieme al suo editore, Auguste Poulet-Malassis, Baudelaire subisce un processo e una condanna per aver offeso “la morale pubblica e il buon costume“, è costretto ad eliminare sei componimenti considerati osceni e a pagare una multa di 300 franchi.
“I Fiori del Male”, quel capolavoro di questo grande poeta messo alla gogna, rappresenta la concezione della vita di un uomo la cui voce dolorosa e coraggiosa afferma l’inadeguatezza della società, della realtà e della natura che conduce quei cosiddetti “poeti maledetti” (termine coniato da Paul Verlaine) ad una poetica ardua e impopolare nella lucida consapevolezza della fine del Romanticismo e la ricerca di un oltre, un altrove, uno spazio e un tempo in cui poter essere liberi da quella realtà noiosa e banale.

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I Fiori del Male, 1857

Lo scrittore sente in se stesso la compresenza del diabolico e dell’angelico e il male, così come il bene, ha anche i suoi fiori e la sua bellezza. Ma i Fiori del Male sono fiori velenosi e attraenti, sono l’ossimoro della tensione del poeta di trovare l’estasi in tutti quei piaceri sensuali proibiti dalla morale borghese. Le realtà più basse e istintive della natura e della carne (il male), possono impadronirsi della bellezza ed innalzarsi al sublime (i fiori). Centottanta poesie in cui Baudelaire descrive il suo dualismo sospeso tra la divinità e l’inferno e in quel viaggio spirituale che prende inizio dallo Spleen, l’angoscia di vivere, a cui si contrappone l’Idèal, ovvero quell’ideale divino fatto di amore e bellezza, si giunge alla fine di quel percorso attraverso il male, ovvero la ribellione verso tutto ciò che ci circonda e di cui le droghe rappresentano solamente un rifugio precario che dona all’uomo un piacere momentaneo senza liberarlo da quel male di vivere che l’opprime. L’amore e la solitudine vengono rappresentati in modo doloroso o come esperienza spirituale. La religione viene completamente aborrita e la morte viene vista come fonte di salvezza da una società bieca e malsana.
Il nemico principale di Baudelaire è dunque la realtà a cui si può sfuggire attraverso l’immaginazione, una fantasia regolata dalla ragione. Con questo capolavoro sorge quel romanticismo negativo in cui il poeta, sopraffatto da un mondo privo di ideali, preferisce ritirarsi in solitudine e ad allontanarsi dalla società esprimendo il proprio dolore attraverso un rigore formale, ma seguitando a sognare una bellezza impossibile da raggiungere.

L’oggetto della sua indagine è l’umanità portata alle sue estremizzazioni, tra vizio e purezza. E a lui è negato sia l’inferno che il cielo fino a quando continuerà a vivere su questa terra. Il poeta è dunque intrappolato nello squallore della realtà e la sua evasione avverrà attraverso il percorso lirico che costituirà un sentiero per trovare quello splendore che non vede intorno a sé.
La salute di Baudelaire, dopo la nuova edizione de “I Fiori del Male“, nel 1861, vede un sensibile peggioramento a causa della sifilide contratta in passato e il continuo abuso di alcool e oppio che seguita a consumare per dimenticare l’oppressione dei debiti che lo perseguitano.
Continua a scrivere poesie e nel 1865, disgustato dalla società francese, si stabilisce in Belgio, senza però riuscire a trovare conforto in quel paese, da lui considerato una “caricatura della Francia borghese“.
Nel 1866 pubblica un’altra opera degna di attenzione: “Relitti“, ventitré componimenti che comprendono anche le sei poesie considerate immorali nella sentenza finale che vide protagonista “I Fiori del Male”.
Anche in quest’opera si evidenzia lo stile di questo “poeta maledetto”. Uno stile caratterizzato dal contrasto tra il rigoroso lavoro formale e i temi della corruzione e del vizio, insomma di quella miseria umana rappresentata nella sua poesia.
Nello stesso anno della pubblicazione di “Relitti”, Baudelaire viene colpito da una paralisi che lo priva dell’uso della parola. Trasportato l’anno dopo in una casa di cura di Parigi, muore tra le braccia della madre il 31 agosto del 1867.
Solo nel 1967 la Corte di Cassazione decide di riabilitare l’opera e la memoria di questo straordinario poeta.

Charles Baudelaire, biografia, opere e citazioni

Carlos Schwabe, “Spleen et Idèal”, 1907, ispirato all’opera “I Fiori del Male”, olio su tela

Tra le sue opere, oltre alle già menzionate, bisogna ricordare “I Paradisi Artificiali”, “Lo Spleen di Parigi”, “Il viaggio”, “Il mio cuore messo a nudo” e “Lettere alla madre”.
A questo immenso poeta che apre la strada al Simbolismo e allo Sperimentalismo e che, nella sua denuncia dei limiti imposti dalla società, prospetta un infinito attraverso la libertà artistica, dedico una raccolta delle sue più significative poesie e dei suoi più noti pensieri.

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Non disprezzate la sensibilità di nessuno. La sensibilità di ognuno è il suo genio.
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Il Poeta assomiglia al principe dei nembi
Che abita la tempesta e ride dell’arciere;
Ma esule sulla terra, al centro degli scherni,
Per le ali di gigante non riesce a camminare.

L’Albatro“, da “I Fiori del Male“.
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Ma che importa l’eternità della dannazione a chi ha trovato, in un secondo, l’infinito del piacere?
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L’amore è molto simile a una tortura o a una operazione chirurgica. Anche se i due amanti sono molto innamorati e colmi di reciproci desideri, uno dei due sarà sempre più calmo o meno invasato dell’altro. Quello, o quella, è l’operatore, ovvero il carnefice; l’altro, o l’altra, l’assoggettato, la vittima.
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Non pretendo che la gioia non possa accompagnarsi alla bellezza; ma dico che la gioia è uno degli ornamenti più volgari, mentre la malinconia è della bellezza, per così dire, la nobile compagna, al punto che non so concepire un tipo di bellezza che non abbia in sé il dolore.
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Ritratto di Baudelaire di Franz Kupka (1871-1957)

C’è solo un modo di dimenticare il tempo: impiegarlo.
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Dio è uno scandalo – uno scandalo che rende bene.
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Ci sono nature puramente contemplative e del tutto inadatte all’azione, che, tuttavia, spinte da non si sa quale impulso misterioso, agiscono a volte con una rapidità di cui esse stesse mai si sarebbero credute capaci.
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Ho trovato la definizione del Bello, del mio Bello. È qualcosa di ardente e di triste… Una testa seducente e bella, una testa di donna, voglio dire, è una testa che fa sognare insieme ma in un modo confuso – di voluttà e di tristezza; che comporta un’idea di malinconia, di stanchezza, anche di sazietà.
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Il gatto
Vieni, mio bel gatto, sul mio cuore innamorato; ritira
le unghie nelle zampe, lasciami sprofondare nei tuoi
occhi in cui l’agata si mescola al metallo.
Quando le mie dita carezzano a piacere la tua testa e
il tuo dorso elastico e la mia mano s’inebria del
piacere di palpare il tuo corpo elettrizzato,
vedo in ispirito la mia donna. Il suo sguardo,
profondo e freddo come il tuo, amabile bestia, taglia
e fende simile a un dardo, e dai piedi alla testa
un’aria sottile, un temibile profumo ondeggiano
intorno al suo corpo bruno.
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Charles Baudelaire, biografia e citazioni

Chi beve solo acqua ha un segreto da nascondere.
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Vi sono in ogni uomo, in ogni ora, due postulazioni simultanee, una verso Dio, l’altra verso Satana.
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Bisogna lavorare, se non per amore, almeno per disperazione, perché, tutto ben considerato, lavorare è meno noioso che divertirsi.
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Cos’è l’amore?
Il bisogno di uscire da se stessi.
L’uomo è un animale adoratore.
Adorare significa sacrificarsi e prostituirsi.
Perciò ogni amore è prostituzione.
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Diffidiamo del popolo, del buon senso, del cuore, dell’ispirazione, e dell’evidenza.
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Sempre il mare, uomo libero, amerai!
perché il mare è il tuo specchio; tu contempli
nell’infinito svolgersi dell’onda
l’anima tua, e un abisso è il tuo spirito
non meno amaro. Godi nel tuffarti
in seno alla tua immagine; l’abbracci
con gli occhi e con le braccia, e a volte il cuore
si distrae dal tuo suono al suon di questo
selvaggio ed indomabile lamento.
Discreti e tenebrosi ambedue siete:
uomo, nessuno ha mai sondato il fondo
dei tuoi abissi; nessuno ha conosciuto,
mare, le tue più intime ricchezze,
tanto gelosi siete d’ogni vostro
segreto. Ma da secoli infiniti
senza rimorso né pietà lottate
fra voi, talmente grande è il vostro amore
per la strage e la morte, o lottatori
eterni, o implacabili fratelli!
***
Vedi sui canali / Vascelli addormentati / D’estro vagabondo;
Per soddisfare ogni / Tuo desiderio, / Vengono dai confini del mondo.
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Quest’orrore della solitudine, il bisogno di dimenticare il proprio io in una carne estranea, è ciò che l’uomo chiama nobilmente bisogno di amare.
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Per il commerciante la stessa onestà è una speculazione di lucro.
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Dio è il solo essere che, per regnare, non ha nemmeno bisogno di esistere.
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Lo stoicismo, religione che ha un solo sacramento, – il suicidio!
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Charles Baudelaire, biografia e citazioni
La mia giovinezza non fu che un’oscura tempesta, traversata qua e là da soli risplendenti: tuono e pioggia l’hanno talmente devastata che non rimane nel mio giardino altro che qualche fiore vermiglio.
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Noi vogliamo, per quel fuoco che ci arde nel cervello, tuffarci nell’abisso, Inferno o Cielo, non importa. Giù nell’Ignoto per trovarvi del nuovo.
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O Morte, vecchio capitano, è tempo, leviamo l’ancora. Questa terra ci annoia, Morte. Salpiamo.
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Tienti i sogni: i saggi non ne hanno di così belli come i pazzi!
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Viso in pianto asciugato dalla brezza, il mattino è percorso da un fremito di cose che svaniscono; l’uomo è stanco di scrivere, e la donna d’amare.
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Quando il cielo basso e greve pesa come un coperchio sullo spirito che geme in preda a lunghi affanni, e versa, abbracciando l’intero giro dell’orizzonte, una luce diurna più triste della notte; quando la terra è trasformata in umida prigione dove, come un pipistrello, la Speranza sbatte contro i muri con la sua timida ala picchiando la testa sui soffitti marcescenti; quando la pioggia, distendendo le sue immense strisce, imita le sbarre d’un grande carcere, e un popolo muto d’infami ragni tende le sue reti in fondo ai nostri cervelli, improvvisamente delle campane sbattono con furia e lanciano verso il cielo un urlo orrendo, simili a spiriti vaganti, senza patria, che si mettono a gemere, ostinati. E lunghi trasporti funebri, senza tamburi né bande, sfilano lentamente nella mia anima, vinta; la Speranza, piange; e l’atroce Angoscia, dispotica, pianta sul mio cranio chinato, il suo nero vessillo.
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Esplodeva il nuovo anno: un caos di fango e di neve attraversato da mille carrozze, scintillante di giocattoli e di dolci, brulicante di cupidigia e di disperazione, la grande città nel suo delirio ufficiale, fatto apposta per sconvolgere il cervello anche al più renitente dei solitari. In mezzo a quel frastuono, a quella baraonda, trottava ansiosamente un asino, aizzato da un buzzurro armato di frusta.
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Chi non sa popolare la propria solitudine, nemmeno sa esser solo in mezzo alla folla affaccendata.
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Il bambino è turbolento, egoista, senza dolcezza e senza pazienza; e nemmeno può, come il semplice animale, come il cane e il gatto, far da confidente ai dolori solitari.
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[…] è là che bisogna andare a vivere, è là che bisogna andare a morire.
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I Belgi spingono l’imitazione
fino all’eccesso, parola d’onore!
Se prendono talvolta la sifilide
Lo fanno per assomigliare ai Francesi.
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Per il fanciullo, chino sui suoi viaggi illustrati,
l’universo è a misura della sua vasta fame.
Ah, com’è grande il mondo al chiarore del lume!
Ma al lume del ricordo, ah, il mondo com’è piccolo.
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Non c’è scusa all’essere cattivi, ma v’è un certo merito nel sapersi tali; fare il male per stupidità è il più irrimediabile dei vizi.
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Ci sono pelli corazzate con le quali il disprezzo non è più una vendetta.
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Charles Baudelaire, biografia e citazioni
Non si è mai troppo vecchi finché si desidera sedurre e, soprattutto, finché si desidera essere sedotti.
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Son sabbia i minuti, spensierato mortale,
da non lasciar scorrer senza cavarne oro!
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La vita è un ospedale in cui ciascun paziente è posseduto dal desiderio di cambiare letto.
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L’odio è un liquore prezioso, un veleno più caro di quello dei Borgia; perché è fatto con il nostro sangue, la nostra salute, il nostro sonno e due terzi del nostro amore. Bisogna esserne avari.
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Come quell’enormi sfingi distese per l’eternità in nobile posa nel deserto sabbioso, i gatti scrutano il nulla senza curiosità, calmi e saggi.
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Quel che c’è di fastidioso nell’amore è che è un delitto in cui non si può fare a meno di un complice.
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Ogni uomo in buona salute può fare a meno di mangiare per due giorni; della poesia, mai.
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Ritratto di Baudelaire‘ di Gustave Courbet.


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