Marcel Proust, la resurrezione della memoria


Grande scrittore francese che, come Andrè Gide e James Joyce, vive profondamente la crisi delle ideologie, Marcel Proust edifica un nuovo modello di romanzo che ancora oggi costituisce un irrinunciabile riferimento d’ispirazione per la letteratura. La ricerca continua e fluttuante del proprio passato, apparentemente andato perduto, diventa un punto focale della narrativa proustiana che, nel vasto ciclo di “Alla ricerca del tempo perduto“, cerca di sottrarre all’oblio quei momenti della vita che sembra siano irrimediabilmente spariti. Secondo Proust, se la memoria è andata perduta, anche il presente smarrisce ogni significato. Da questo presupposto prende vita la sua innovativa ricerca; lo scrittore esclude il ricordo volontario e rompe con la tradizione usando un metodo introspettivo basato sulla memoria involontaria, ovvero attraverso le “epifanie“. Ma cosa sono le epifanie? Epifania è una parola che deriva dal greco e letteralmente significa “manifestazione“. Per Proust le epifanie sono quelle “intermittenze del cuore” attraverso cui, recuperando e riscattando il passato, si coglie l’essenza della vita.
Marcel Proust, biografia, pensiero e citazioniUna vita il cui significato sfugge nel momento in cui la si vive. E il ricordo, purificato dalla contemplazione di quell’intermittenza del cuore, riesce a far risorgere il tempo perduto, ricreando un passato che può ancora essere vissuto. Il tempo perduto persiste dentro di noi recando con sé una sensazione dolorosa. Ma, attraverso un lavoro meditativo di rivalorizzazione, attuato grazie alla memoria involontaria risvegliata da un’emozione, un oggetto, un odore che a volte in quel sorgere di immagini emerse ha poche somiglianze con il passato, si giunge alla riconquista di un’esistenza apparentemente scivolata nell’oblìo del tempo perduto e che proprio nel tempo giunge alla sua piena realizzazione. Il passato può riaffiorare nel presente con tutta la sua energia e, oggetti o eventi banali, possono aiutare lo scrittore a rievocare il passato. Secondo il noto scrittore tutto ciò che ci circonda desidera entrare in relazione con noi e la realtà dev’essere decifrata, ma in modo del tutto differente da ciò che fanno i simbolisti. Non è il significato delle cose a destare l’attenzione di Proust, ma ciò che è racchiuso al loro interno per poter riscattare tutto quello che per imperizia, o per la velocità con cui è accaduta, abbiamo apparentemente perso.
Si è sempre in tempo per vivere profondamente riappropriandosi di quel passato che abbiamo lasciato scivolare tra le nostre mani.
Tale processo può avvenire involontariamente, solo quando il cuore viene scosso da una rivelazione
e ciò accade quando nel vago ricordo della sua infanzia appare un ricordo doloroso.
Il ricordo di un bacio della buonanotte che la madre ha dimenticato di dargli. Il suo timore di aver smarrito ogni memoria della sua infanzia, lasciandogli solo quel terribile episodio di sofferenza, viene immediatamente contraddetto dal riaffiorare di un ricordo involontario: un frammento di un tempo perduto legato al sapore familiare di un biscotto offertogli da una zia che riesce a far ritornare in vita quel mondo ormai considerato perduto.

Marcel Proust, biografia, pensiero e citazioni

Marcel Proust ritratto da bambino. Fotografia di Félix Nadar, 1887

Marcel Proust nasce a Parigi il 10 luglio del 1871 da una famiglia dell’alta borghesia.
Cagionevole di salute, già a nove anni manifesta il primo attacco di asma, una malattia che lo perseguiterà per tutto il resto della sua vita e che lo condurrà alla morte il 18 novembre del 1922, a soli cinquantuno anni.
La sua esistenza, flagellata dall’asma e da grandi dolori che lo condurranno alla solitudine, si svolge in un periodo storico particolarmente difficile sospeso tra il fallimento della repressione della Comune di Parigi e gli anni successivi al primo conflitto mondiale in cui comincia ad affermarsi la classe sociale borghese. Periodo ben approfondito nelle sue opere che però incontrano una svolta decisiva in quella ricerca involontaria volta a penetrare con intensità l’interiorità dell’animo umano.
Dopo aver frequentato il liceo, intraprende gli studi di Diritto e di Scienze Politiche, seguendo anche dei corsi di Henry Bergson alla Sorbona.
La sua formazione culturale risente di quel decadentismo in cui prevalgono le filosofie irrazionalistiche che, ponendo l’attenzione alla sofferenza e all’interiorità umana, vede sorgere un proliferare di poesie e prose dal linguaggio essenziale, mettendo in crisi il romanzo tradizionale.
A venticinque anni Proust pubblica un’interessante raccolta di prose e versi, introdotta da Anatole France, “I piaceri e i giorni“, in cui si notano ancora le influenze culturali del periodo e il suo primo romanzo, “Jean Santeuil“, scritto negli anni successivi e mai pubblicato durante la sua vita, mostra già il suo distacco dalla vita mondana, che tanto aveva affascinato i primi anni della sua giovinezza, anticipando, sebbene ancora in forma immatura, i temi successivi delle sue opere.
Dopo il fallimento della carriera diplomatica, in cui già mostra il suo carattere insofferente alle costrizioni sociali, lavora per un periodo di tempo come volontario presso la Bibliothèque Mazarine, ma a causa dei suoi problemi di salute, non riesce a prolungare il suo impegno e continua a vivere insieme ai genitori.
Cosciente della propria omosessualità, cerca a lungo di tenerla celata, sebbene in molti nutrono sospetti sul suo orientamento sessuale e, per tale ragione, la sua giovinezza sarà tormentata da quello che a quei tempi era considerato motivo di dileggio. A ciò bisogna aggiungere l’ostracismo dei conservatori verso la sua presa di posizione nei confronti del cosiddetto “Affare Dreyfuss“, il capitano di origini ebraiche accusato ingiustamente di tradimento.
Marcel Proust, biografia, pensiero e citazioni

Nel 1900 muore lo scrittore inglese John Ruskin, di cui Proust comincia a tradurne le opere subendo il fascino del messaggio lanciato dall’autore che, nonostante il momento di disorientamento e angoscia insito nell’essere umano di quel periodo, invita a mettere da parte l’atteggiamento pessimista della filosofia dominante.
Ma la svolta letteraria ed esistenziale di Proust avviene con la morte dei genitori. E da quel profondo dolore, dalla sua intolleranza al chiasso e agli odori che avrebbero peggiorato maggiormente le sue condizioni di salute e quel suo fragile equilibrio psicologico di eterno insonne, lo scrittore si allontana isolandosi in una stanza rivestita di sughero nel boulevard Haussmann.
Nel 1908 comincia a dedicarsi interamente alla stesura del suo capolavoro monumentale, “Alla ricerca del tempo perduto” , opera autobiografica.
Dopo aver iniziato con “Tempo perduto” e “Tempo ritrovato“, giunge pian piano a ben sette libri, pubblicati tra il 1913 e il 1927: “Dalla parte di Swann“, “All’ombra delle fanciulle in fiore“, “La parte dei Guermantes“, “Sodoma e Gomorra“, “La prigioniera“, “Albertine scomparsa“, “Il tempo ritrovato“. Gli ultimi tre romanzi verranno pubblicati dopo la sua morte.
Nel momento in cui decide di ritirarsi a vita solitaria, ben poche saranno le sue apparizioni in pubblico ed il contatto con alcuni suoi amici intellettuali.
Da quel ricordo doloroso della sua infanzia a Combray, di cui ho parlato all’inizio, prende vita quel vasto ciclo composto da sette romanzi volti a sottolineare il compito dell’arte di rivelare quei momenti di memoria involontaria, “di intermittenze del cuore” che rivelano il senso delle cose. Per poter meglio comprendere la sua vasta opera, bisognerebbe cominciare da quella sua illuminazione, ben rappresentata nel romanzo “Dalla parte di Swann“, nell’episodio della madeleine, quel biscotto, che già al primo assaggio, lo investe di emozioni incomprensibili inizialmente e che lo conducono a ripercorrere quel mondo ritenuto ormai perduto.
«Tutta Combray è uscita dalla mia tazza di tè» afferma lo scrittore e da quel biscotto sorge la resurrezione, autrice e narratrice di quel capolavoro che ha segnato la storia della letteratura mondiale e per molti di noi la vita.
La sua filosofia, che conduce ad apprezzare la semplicità di gesti e momenti irripetibili apparentemente insignificanti, ma sempre pronte a riaffiorare in quelle intermittenze del nostro cuore anche se in modo diverso da quelle che erano realmente, riesce a dar valore a tutte quelle piccole cose quotidiane che donano il sorriso a chi le sa apprezzare.
Per omaggiare questo grande scrittore, ho raccolto alcuni dei suoi pensieri e brani tratti dai suoi libri.
Ritengo sia un autore da leggere o da rileggere in questo momento di grande smarrimento dell’essere umano scaraventato in una società che grida e induce molti di noi ad isolarsi per cercare di respirare il silenzio.

proust 1

Si ama solo ciò che non si possiede del tutto.
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Possiamo conversare tutta una vita senza fare altro che ripetere indefinitamente il vuoto di un minuto, mentre il cammino del pensiero nel lavoro solitario della creazione artistica avviene nel senso della profondità, la sola direzione che non ci sia preclusa, in cui possiamo progredire, con più fatica, è vero, verso un risultato di verità.
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Il mondo non è stato creato una volta, ma tutte le volte che è sopravvenuto un artista originale.
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La vita vera, la vita finalmente scoperta e tratta alla luce, la sola vita quindi realmente vissuta, è la letteratura.
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Il vero viaggio di scoperta non consiste nel trovare nuovi territori, ma nel possedere altri occhi, vedere l’universo attraverso gli occhi di un altro, di centinaia d’altri: di osservare il centinaio di universi che ciascuno di loro osserva, che ciascuno di loro è.
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Ma no, mi rispose, quando un animo è portato al sogno, non bisogna tenervelo lontano, razionarglielo. Finché distoglierete il vostro animo dai suoi sogni, non li conoscerà; sarete in balia di mille apparenze perché non ne avrete capito la natura. Se un po’ di sogno è pericoloso, quel che ce ne guarisce non è sognare di meno, ma di più, fare tutto il sogno.
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Forse non ci sono giorni della nostra fanciullezza che abbiamo vissuto più pienamente di quelli che crediamo invece di aver trascorso senza viverli: cioè quelli trascorsi con un buon libro.
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Per molto tempo, mi sono coricato presto la sera. A volte, non appena spenta la candela, mi si chiudevan gli occhi cosí subito che neppure potevo dire a me stesso: “M’addormento”. E, una mezz’ora dopo, il pensiero che dovevo ormai cercar sonno mi ridestava; volevo posare il libro, sembrandomi averlo ancora fra le mani, e soffiare sul lume; dormendo avevo seguitato le mie riflessioni su quel che avevo appena letto, ma queste riflessioni avevan preso una forma un po’ speciale; mi sembrava d’essere io stesso l’argomento del libro: una chiesa, un quartetto, la rivalità tra Francesco primo e Carlo quinto.
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Cercate di conservare sempre un lembo di cielo sopra la vostra vita, fanciullo mio, aggiungeva voltandosi verso di me. Voi avete un’anima bella, d’una qualità rara, una natura d’artista, non lasciatele mancare ciò di cui ha bisogno.
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Non vi sono che due classi di esseri: i magnanimi e gli altri.
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Marcel Proust, biografia, pensiero e citazioni
Tutte le cose della vita che sono esistite un tempo tendono a ricrearsi.
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E con quella grossolanità intermittente che ricompariva in lui appena non era più infelice, e che abbassava nel tempo medesimo il livello della sua moralità, esclamò dentro di sé: «E dire che ho sciupato anni di vita, che volevo morire, che ho avuto il mio più grande amore, per una donna che non mi piaceva, che non era il mio tipo!».
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Calma non può esserci nell’amore, perché quel che si ottiene è sempre solo un nuovo punto di partenza per desiderare di più.
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La felicità non può attuarsi mai. Anche se le circostanze vengono superate, la natura trasporta la lotta dall’esterno all’interno e, a poco a poco, muta il nostro cuore abbastanza perché desideri una cosa diversa da ciò che gli vien dato di possedere. E se la vicenda è stata così rapida che il nostro cuore non ha avuto il tempo di mutare, non per questo la natura dispera di vincerci, in una maniera più tardiva, è vero, più sottile, ma altrettanto efficace. Allora, all’ultimo istante il possesso della felicità ci vien tolto, o piuttosto, a questo stesso possesso la natura, per un’astuzia diabolica, dà incarico di distruggere la felicità. Avendo fallito in tutto quanto rientra nel campo dei fatti della vita, la natura crea un’estrema impossibilità, l’impossibilità psicologica della felicità. Il fenomeno della felicità non s’avvera o dà luogo alle reazioni più amare.
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Siamo tutti costretti, per rendere sopportabile la realtà, a coltivare in noi qualche piccola pazzia.
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Si diventa morali non appena si è infelici.
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Cessando di essere pazzo, diventò stupido.
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Lasciamo le belle donne agli uomini senza immaginazione.
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Marcel Proust, biografia, pensiero e citazioni
Troviamo di tutto nella nostra memoria: è una specie di farmacia, di laboratorio chimico, dove si mettono le mani a caso, ora su una droga calmante, ora su un veleno pericoloso.
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Forse non ci sono giorni della nostra adolescenza vissuti con altrettanta pienezza di quelli che abbiamo creduto di trascorrere senza averli vissuti, quelli passati in compagnia del libro prediletto.
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Basta che un rumore, un odore, già uditi o respirati un tempo, lo siano di nuovo, nel passato e insieme nel presente, reali senza essere attuali, ideali senza essere astratti, perché subito l’essenza permanente, e solitamente nascosta, delle cose sia liberata, e il nostro vero io che, talvolta da molto tempo, sembrava morto, anche se non lo era ancora del tutto, si svegli, si animi ricevendo il celeste nutrimento che gli è così recato. Un istante affrancato dall’ordine del tempo ha ricreato in noi, perché lo si avverta, l’uomo affrancato dall’ordine del tempo.
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proust 2
Desideriamo essere capiti, perché desideriamo essere amati, e desideriamo essere amati perché amiamo. La comprensione degli altri è indifferente, e il loro amore è importuno.
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Dobbiamo essere grati alle persone che ci rendono felici. Sono i premurosi giardinieri che fanno fiorire la nostra anima.
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La lettura ci insegna ad accrescere il valore della vita, valore che non abbiamo saputo apprezzare e della cui grandezza solo grazie al libro ci rendiamo conto.
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Sembra che la natura sia in grado di darci solo malattie piuttosto brevi – la medicina ha inventato l’arte di prolungarle.
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proust 3
Un libro dove ci sono delle teorie è come un oggetto sul quale si lascia il cartellino del prezzo.
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Non vi è uomo, per quanto saggio, che non abbia in un certo momento della sua giovinezza detto cose, o vissuto in un modo la cui consapevolezza è così spiacevole per lui nella vita successiva che vorrebbe volentieri, se potesse, estirparla dalla sua memoria.
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I giorni sono forse uguali per un orologio, ma non per un uomo.
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Guariamo dalla sofferenza solamente provandola appieno.
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La nostra personalità sociale è una creazione del pensiero altrui.
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