Nato a Màlaga il 25 ottobre del 1881, Pablo Picasso si può considerare uno dei protagonisti assoluti dell’arte moderna, rivoluzionando, insieme a George Braque, il metodo prospettivo partendo dall’idea che le immagini visive non rappresentino la realtà, ma ne inviino solamente una percezione parziale e spesso ingannevole. La sua arte ha rappresentato una svolta decisiva nell’arricchimento culturale del periodo, ponendosi tra la tradizione ottocentesca e l’arte contemporanea.
Figlio di un professore di disegno, Pablo Picasso, che inizialmente userà il cognome del padre Ruìz per poi firmare le sue opere con quelle della madre, mostra sin da bambino una predisposizione al disegno. Nel 1885, quando la famiglia si trasferisce a Barcellona, mostra una viva partecipazione alla vita intellettuale della città, nota per la sua apertura alle correnti d’avanguardia. Lavora instancabilmente e con passione alla sperimentazione di varie tecniche, ritrae scene dal vero e realizza affiches per l’Hostels dels 4 Gats, luogo di raduno dei giovani intellettuali di quel periodo.
Nell’ottobre del 1900 si reca per la prima volta a Parigi e s’interessa prevalentemente all’arte di Steinlen, Toulouse-Lautrec, Vuillard. Negli anni successivi torna a Parigi e, infine, nel 1904 vi si stabilirà definitivamente lasciandola solo per brevi periodi di tempo. Tra il 1901 e il 1904 le sue opere, che ripropongono nei temi espressioni dolorose di drammatiche condizioni umane, sono caratterizzate da un disegno semplice e da una intonazione monocroma blu in tutte le tonalità e sfumature possibili, indurendo così i lineamenti delle figure ritratte. (Periodo Blu).
Per Picasso il colore blu rappresenta una dimensione mistica e malinconica: l’artista è sentimentalmente coinvolto dalla realtà con la sua miseria e sofferenza e ritrae principalmente i poveri e i diseredati con sguardo compassionevole. Basta osservare il dipinto “Il vecchio chitarrista cieco” per cogliere l’enorme sensibilità dell’artista: l’anziano mendicante ritratto indossa un abito strappato e stringe a sé quella chitarra, che a malapena riesce a suonare, per poter sopravvivere alla miseria. E quello strumento stretto a sé, di colorazione bruna, sembra subissare il suo fisico gracile e denutrito.
Dal 1904 Picasso schiarisce la sua tavolozza e i protagonisti delle sue tele e dei suoi disegni sono perlopiù artisti di strada, anche se non mancano ritratti che esprimono la tristezza della condizione umana che l’artista tinge con colori dolcemente malinconici. Il blu viene sostituito da tonalità grigio-rosa (Periodo Rosa) e si nota la forte influenza dell’arte africana con continue sperimentazioni che l’autore sublimerà in un’altra delle sue opere più note: “Les Demoiselles d’Avignon”. Completata nel 1907, l’opera, inizialmente nata per rappresentare la vanità delle cose, mostra un’appassionata ricerca degli innumerevoli modi espressivi di ritrarre le figure umane.
Le cinque donne rappresentate nel celebre e inquietante dipinto del 1907 sono delle prostitute e i loro visi somigliano alle maschere africane che Picasso aveva visto qualche mese prima. I volti sono deformati e in modo particolare quello della donna situata in basso; una figura completamente stravolta, anatomicamente parlando, che sembra guardare verso di noi con uno sguardo privo di umanità e con il palmo della mano, anch’esso sformato, su cui poggia il mento. Si cominciano ad intravedere quelle caratteristiche che preludono il periodo successivo dell’artista.
L’opera rappresenta ancora una volta la profonda umanità del pittore che vuole guardare in faccia la realtà in un amaro contesto dove l’amore è ridotto a mero oggetto di scambio e delle prostitute dipinte si coglie il lato istintivo e arido di figure che hanno smarrito la loro umanità.
Sorge da queste continue sperimentazioni, unite ad un’approfondita conoscenza dell’opera di Cézanne, il padre dell’arte moderna, quella corrente denominata cubismo. Cézanne aveva infatti cercato nelle sue opere di dare un ordine razionale alle infinite sfumature della realtà. E a lui Picasso si ispira aprendo così una nuova strada ad un linguaggio artistico che semplifica gli oggetti e le persone ritratte riducendo l’anatomia dei visi a schemi geometrici volti a sottolinearne l’espressività. Un esempio del primo periodo del cubismo si può notare nel suo quadro “Case sulla collina”.
Osservando con attenzione l’opera ci accorgiamo di trovarci di fronte ad una rappresentazione semplice che trasforma le case in solidi geometrici guardati da diversi punti di vista per far sì che venga completamente compresa più a fondo la realtà. Lo scopo che Picasso si prefigge è quello di riunire in una sola immagine tutte quelle percezioni visive che potremmo trarre girando intorno all’oggetto osservato.
Negli anni successivi l’artista scompone ulteriormente gli oggetti per trarne un’analisi più sviscerata. Le immagini catturate da diversi punti di osservazione si moltiplicano fondendosi con quelle dell’ambiente circostante. L’artista giunge così alla fase analitica del cubismo di cui uno degli esempi di quelle che possono a prima vista apparire opere incomprensibili è il “Ritratto di Daniel-Henry Kahnweiler”.
Del critico d’arte ritratto sono poco riconoscibili le sembianze umane; un insieme di figure geometriche suggeriscono appena la raffigurazione in alto del viso e le mani congiunte poste in basso consentono di risalire alle braccia. Queste deformazioni delle figure umane diventano il simbolo del deturpamento interiore dell’uomo moderno e si evolve nella cosiddetta fase sintetica in cui le figure sembrano ricomporsi, ma si allontanano dalla rappresentazione dell’oggetto reale. Superfici piatte, iscrizioni in trompe-l’oeil, uso del collage mescolato a sabbia, caratterizzano l’arte di Picasso in quella fase sperimentale.
Lo sguardo sulla realtà diventa sintetico e scompaiono tutte le sfaccettature del periodo precedente. Chitarra, foglio di musica e bicchiere è un esempio di quella fase sintetica del cubismo.
Dopo aver trattato alcune tematiche religiose usando tinte vivaci e potenti deformazioni facilmente osservabili nella sua opera “Crocifissione” del 1930, Picasso vive in modo drammatico la tragedia della guerra civile spagnola che investe il suo paese con l’avvento del franchismo. La sua arte, mai indifferente alle ingiustizie sociali, gli porge ancor più l’occasione per una spietata denuncia della barbarie del fascismo e della guerra culminando in quella che può essere considerata la sua opera più grande, commovente e coinvolgente in quella ridotta gamma cromatica di bianchi e di neri che non può contemplare colori per mettere in risalto l’atroce bombardamento dell’aviazione tedesca sulla cittadina spagnola “Guernica”.
Lo stile adottato per rappresentare la brutalità di tale episodio storico è rappresentato efficacemente nella donna che urla di disperazione tenendo tra le braccia il figlio ucciso dalle bombe e nel cavallo agonizzante che potrebbe simboleggiare la sofferenza di tutti gli esseri viventi. Oltre il toro, che potrebbe rappresentare quella Spagna inerme e impotente di fronte a tale orrore, si nota anche una lampadina elettrica, probabilmente l’occhio dell’osservatore e una donna con un lume in mano forse perchè vuole mostrare al mondo gli effetti di quell’orribile bombardamento. Ma l’immagine più drammatica è quella della donna collocata a destra che muore tra le fiamme e solleva le braccia al cielo per manifestare la propria disperazione.
Sposatosi due volte, la sua vita sentimentale è piuttosto inquieta e le sue relazioni appaiono instabili. Dai suoi legami sentimentali nasceranno quattro figli, Paulo, Maïa, Claude e Paloma.
Personalità definita a volte sadica verso le donne da lui amate, molti studiosi affermano che quel suo temperamento complesso era dovuto alla sofferenza interiore di fronte alla crudele realtà del mondo che dilaniava il suo animo.
Nel 1944 s’iscrive al Partito Comunista Francese e partecipa attivamente a numerosi congressi riguardanti il tema della pace. Le sue ultime opere, semplici e rapidamente eseguite, mostrano tonalità più calde e sfumate, ma le figure rappresentate continuano ad essere deformi e spesso aggressive. Un attacco di cuore pone fine alla sua vita l’otto aprile del 1973 a Mougins, in Provenza.
A questo grande artista, che rivoluzionò l’arte moderna influenzando sensibilmente quella contemporanea, dedico un omaggio attraverso la visione di alcune delle sue più importanti opere ed una raccolta di pensieri che mettono in risalto la sua personalità complessa e affascinante. Potete anche trovare altre informazioni su Pablo Picasso cliccando qui
Ci si mette molto tempo per diventare giovani.
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L’arte scuote dall’anima la polvere accumulata nella vita di tutti i giorni.
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Ci sono pittori che dipingono il sole come una macchia gialla, ma ce ne sono altri che, grazie alla loro arte e intelligenza, trasformano una macchia gialla nel sole.
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Credo di sapere cosa si prova ad essere Dio.
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Datemi un museo e ve lo riempirò.
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I colori, come i lineamenti, seguono i cambiamenti delle emozioni.
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Il genio di Einstein ci ha condotto ad Hiroshima. La gioventù non ha età.
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La pittura è una professione da cieco: uno non dipinge ciò che vede, ma ciò che sente, ciò che dice a se stesso riguardo a ciò che ha visto.
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Ogni bambino è un artista, il problema è poi come rimanere un artista quando si cresce.
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Dio in realtà non è che un altro artista. Egli ha inventato la giraffa, l’elefante e il gatto. Non ha un vero stile: non fa altro che provare cose diverse. Dio, quell’altro artigiano…
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Dipingere non è un’operazione estetica: è una forma di magia intesa a compiere un’opera di mediazione fra questo mondo estraneo ed ostile e noi.
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L’arte è la menzogna che ci permette di conoscere la verità.
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La pittura non è fatta per decorare gli appartamenti. È uno strumento di guerra offensiva e difensiva contro il nemico.
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L’arte non è l’applicazione di un canone di bellezza ma ciò che l’istinto e il cervello elabora dietro ogni canone. Quando si ama una donna non si comincia sicuramente a misurarle gli arti.
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I 60 anni sono quell’età in cui ci si sente finalmente giovani. Ma è troppo tardi.
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L’arte non è l’applicazione di un canone di bellezza ma ciò che l’istinto e il cervello elabora dietro ogni canone. Quando si ama una donna non si comincia sicuramente a misurarle gli arti.
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Ogni atto di creazione è, prima di tutto, un atto di distruzione.
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Se dipingete, chiudete gli occhi e cantate.
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Mi ci vollero 4 anni per dipingere come Raffaello, mi ci volle una vita per dipingere come un bambino.
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Dobbiamo dipingere la facciata, dentro la facciata o cosa sta dietro?
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I computer sono inutili: sanno solo dare risposte.
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L’idea è un punto di partenza e niente più: nel momento in cui la si elabora viene trasformata dal pensiero.
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Può, chi pensa di potere; non può, chi pensa di non potere. Questa è la verità indiscutibile e fondamentale.
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Ho orrore di chi parla della bellezza, che cos’è la bellezza? In pittura si dovrebbe parlare dei problemi.
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Non giudicare sbagliato ciò che non conosci, prendi l’occasione per comprendere.
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Gli accidenti, cercare di cambiarli… è impossibile. L’accidentale rivela l’uomo.
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Perché in casa mia non ci sono appesi miei dipinti? È perché non posso permettermeli.
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Parlano di naturalismo in opposizione alla pittura moderna. Mi piacerebbe sapere se qualcuno ha mai visto un’opera d’arte naturale. Natura e arte, essendo due cose distinte, non possono essere la medesima cosa. Con l’arte esprimiamo la nostra concezione di ciò che non è natura.
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Quelli che fanno un affare dell’arte sono per lo più impostori.
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Tutti vogliono capire la pittura. Perché non cercano di capire il canto degli uccelli? La gente ama la notte, un fiore, tutto ciò che li circonda senza cercare di capirlo. Ma la pittura – quella la debbono capire.
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Chi trova qualcosa, non importa cosa possa essere, anche se non aveva intenzione di cercarla, suscita almeno la nostra curiosità, se non l’ammirazione.
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A mio parere ‘no’ non significa nulla. Non ho opinioni riguardo l’indifferenza, e non me ne curo.
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Dal punto di vista dell’arte non ci sono forme concrete o astratte, ma solo forme, che sono bugie più o meno convincenti.
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Il peggior nemico della creatività è il buon gusto.
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L’arte non è mai casta, si dovrebbe tenerla lontana da tutti i candidi ignoranti. Non dovrebbero mai lasciare che gente impreparata vi si avvicini. Sì, l’arte è pericolosa. Se è casta non è arte.
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Molti pensano che il cubismo sia un’arte di transizione, un esperimento che deve produrre ulteriori risultati. Chi pensa così non ha compreso il cubismo. Il cubismo non è un seme o un feto, ma un’arte che si occupa essenzialmente di forme, e quando una forma è realizzata, è là a vivere la sua propria vita.
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Non ho mai fatto tentativi o esperimenti. Ogni volta che avevo qualcosa da dire, l’ho detto nel modo in cui sentivo di doverlo dire.
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Quando si è giovani, si è giovani per tutta la vita.
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Se esistesse una sola verità non si dipingerebbero cento tele diverse sullo stesso tema.
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Dobbiamo dipingere ciò che è sul volto, quello che c’è dentro il volto, o quello che c’è dietro?
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Io faccio sempre ciò che non posso fare, in modo da imparare come farlo.
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Io sono, di fondo, un terribile curioso. La mia curiosità è più grande di quella di ogni altro Uomo. Sono curioso di ogni aspetto, momento o fenomeno della Vita. Sono curioso di ogni Sogno.
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Rimasi sorpreso dell’uso e dell’abuso che si fa della parola evoluzione. Io non mi evolvo, sono. In arte non c’è né passato né futuro. L’arte che non è nel presente non sarà mai.
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Rimanda a domani solo ciò che saresti disposto a lasciare incompiuto morendo.
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Spesso leggendo un libro si sente che l’autore avrebbe preferito dipingere piuttosto che scrivere, si può percepire il piacere che deriva dal descrivere un paesaggio o una persona, come se stesse dipingendo quello che sta dicendo, perché nel profondo del suo cuore egli avrebbe preferito usare pennelli e colori.
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L’amore è il più grande ristoro della vita.
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Il successo è pericoloso. Uno inizia a copiare se stesso, e copiare se stessi è più pericoloso che copiare gli altri. Porta alla sterilità.
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Quand’ero piccolo, mia madre mi diceva: “Se farai il soldato, sarai generale; se diventerai monaco, sarai Papa”. Ho voluto fare il pittore, e sono diventato Picasso!
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Bisognerebbe poter mostrare i quadri che sono sotto il quadro.
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Qualsiasi cosa nuova, qualsiasi cosa che valga la pena di fare, non può essere riconosciuta. La gente non ha semplicemente una simile visione.
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Per diventare giovani ci si mette troppo tempo.
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