Jacques Prévert, il ribelle e romantico cantore dell’amore

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Jacques Prévert, biografia e poesie
Jacques Prévert, uno dei poeti più amati dalle giovani generazioni di tutti i tempi, infrange le barriere dell’élite riuscendo a rendersi comprensibile a tutti.
Creatore dei componimenti più letti e recitati in tutto il mondo, Prévert è considerato il cantore dell’amore.
Con parole semplici e immediate descrive la magia di questo misterioso sentimento, espresso con versi avvolgenti che racchiudono il distacco dal mondo circostante, lasciando scivolare delicatamente in un’atmosfera ovattata coloro che si amano, incuranti della disapprovazione dei passanti che li guardano e la cui presenza viene annullata dallo splendore del loro amore.
Un amore puro, un amore che non ha bisogno di essere imprigionato proprio per la sua intrinseca spontaneità e libertà. Questo è l’amore per Jacques Prévert.
Poeta, autore di canzoni e racconti per bambini, non bisogna nemmeno dimenticare il suo genio artistico riguardo il teatro e il cinema; è sua la sceneggiatura di quello che è stato considerato uno dei film più belli mai realizzati al cinema, “Les Enfants du Paradis“.

Jacques Prévert, biografia e poesie

Una scena del film “Les Enfants du Paradis” scritto da Jacques Prévert

Nato il 4 febbraio del 1900 in una famiglia piccolo borghese di una cittadina del dipartimento della Seine (a Neuilly-sur-Seine), la sua infanzia scorre tra le tradizioni bretoni e Parigi, dove il padre otterrà un lavoro presso l’Office Central de Pauvres. In Bretagna trascorre molti anni della sua infanzia, e le tradizioni bretoni influenzeranno notevolmente la sua opera.
Accompagna a volte il padre nelle visite alle famiglie che vivono nei quartieri più poveri e degradati della città, maturando ben presto una considerevole empatia verso le classi meno agiate, unita ad una profonda rabbia derivata dalla consapevolezza delle ingiustizie sociali.
Il padre, pur costretto spesso a fronteggiare enormi problemi economici, si avvale delle sue amicizie per donare ai propri figli serate al cinema e al teatro e far sì che l’incanto unico e irripetibile dell’infanzia non venga annientato da privazioni spesso incomprensibili ai bambini.
Jacques Prévert, sin da bambino, mostra un grande interesse per la lettura e il cinema e, nello stesso tempo, una decisiva avversione nei confronti delle regole scolastiche che lo indurranno ad abbandonare gli studi a quindici anni, dopo aver ottenuto il diploma di terza media.
prevert 16Svolge lavoretti saltuari per guadagnarsi da vivere e nel 1920 comincia il servizio militare svolto prima a Lunéville e successivamente ad Istanbul.
Qui si consolidano le sue idee antimilitariste di cui non esiterà a farne propaganda e conosce Marcel Duhamel che lo introdurrà presto nel movimento surrealista.
Tornato a Parigi nel 1922, sarà ospitato dallo stesso Marcel Duhamel in una casa che rappresenterà il punto d’incontro dei più noti esponenti di tale movimento. La casa, ubicata in Rue de Château, a Montparnasse, sarà aperta a tutti e a tutto (alcolici, jazz, movimenti culturali diversi).
Prévert inizialmente aderisce alla corrente surrealista e partecipa attivamente a manifestazioni politiche in difesa dei lavoratori.
Tuttavia, con il passare del tempo, si distacca dal movimento in modo aperto; nel 1929, con un articolo provocatorio, inserito nel pamphlet “Un cadavere” e intitolato “Mort d’un monsieur“, accusa il rappresentante del surrealismo di eccessivo autoritarismo.
Allontanatosi dai surrealisti e anche dal partito comunista, a cui comunque non aveva mai aderito, Prévert, nel 1932, presta la sua collaborazione al “Gruppo d’Ottobre“, una compagnia teatrale che si occupa di temi sociali e mette in scena opere di attualità politica.
Nel corso della sua vita, difenderà i deboli, gli oppressi e i diseredati mostrando una generosità burbera ma discreta.
Il suo impegno teatrale si accompagnerà a quello cinematografico come soggettista e scenografo.
Dopo il matrimonio con Janine Tricotet, da cui aveva avuto la figlia Michelle, inizia la sua vera e propria attività letteraria, quella che lascerà un’impronta indelebile nella letteratura mondiale.
Nel 1945 pubblica la sua prima raccolta di poesie, “Parole” che otterrà subito un enorme successo, così come le sue successive pubblicazioni, tra cui bisogna ricordare “La pioggia e il bel tempo“, “Alberi” e “Le foglie morte“.
Negli ultimi anni della sua vita, colpito da un male incurabile, si ritira in solitudine e riceve solo alcuni dei suoi migliori amici.
Si spegne nella sua dimora a Omonville-la-Petite, nel dipartimento della Manche, l’undici aprile del 1977.

Jacques Prévert, biografia e poesie
La poesia di Prévert non cade mai nella banalità, viene scritta per essere detta e incidere profondamente nella nostra vita.
Intollerante al conformismo e al potere, nei suoi versi molti sono i temi predominanti.
Ai bambini e agli animali, scevri dalla bassezza e dall’individualismo degli adulti, il poeta affida il valore simbolico della libertà, fonte d’ispirazione per l’uomo desideroso d’intraprendere un percorso che riesca ad affrancarlo dall’aberrante monotonia di un’esistenza priva di scopo.
Ma è soprattutto l’amore il tema centrale della poetica prevertiana.
L’amore riesce a sconfiggere il male e le meschinità del mondo e, anche se a volte è sinonimo di sofferenza e tradimento, viene sempre ricercato dall’uomo che aspira alla fuga da una realtà opprimente.
Nulla è totalizzante quanto l’amore.
E niente può annullarne la sua potenza e la sua intima e travolgente energia vitale che riesce a far precipitare nell’oblìo l’attanagliante morsa del dolore con cui ognuno di noi è costretto a convivere.
Dichiaratamente ateo, Prévert equipara il potere catastrofico della religione a quello della guerra, altri due temi che emergono nei suoi versi. Entrambe le fedi sono accomunate da un’esasperazione delle gerarchie sociali, un bieco e strisciante conformismo che sgretola il pensiero creativo con rituali ridicoli e una cieca superstizione che elegge un nemico da abbattere con violenza.
Le vittime prescelte da queste due soffocanti fedi sono le classi sociali meno agiate e poco istruite a cui il poeta, nelle sue toccanti liriche che vedono protagonisti personaggi diseredati e volutamente emarginati da una società spietata, dedica uno spazio particolare, toccando i loro differenti dolori.
Ed anche il tema del dolore è spesso presente nella poesie di Prévert. Quella tenaglia asfissiante della difficoltà di vivere che alterna angoscia e noia, nella consapevolezza di una vita sovente trascorsa nella ripetizione di azioni abituali, può essere sconfitta solamente attraverso la forza creatrice dell’amore che si ribella agli schemi imposti dalla società.

Jacques Prévert, biografia e poesie
Desidero rendere omaggio ad uno dei più grandi poeti francesi che con l’apparente semplicità dei suoi versi, sorti da un’estenuante lavoro volto a riprodurre la vita reale creando suoni, neologismi e recupero della parola grezza, ha svolto quella che lui considerava la missione di denuncia sociale del poeta contro quel fasullo e irritante perbenismo ancora oggi tristemente presente nella nostra società.
Ecco una raccolta di quelle che considero le sue poesie più significative.
***
Pater noster
Padre nostro che sei nei Cieli
Restaci
E noi resteremo sulla terra
Che qualche volta è così carina
Con i suoi misteri di New York
E i suoi misteri di Parigi
Che valgono almeno quello della Trinità
Con il suo piccolo canale a Ourcq
E la sua grande muraglia in Cina
il suo fiume di Morlaix
E le caramelle alla menta
Con il suo Oceano Pacifico
E le due vasche alle Tuileries
Con i suoi bravi bambini e le cattive persone
Con tutte le meraviglie del mondo
Che sono qui
Semplicemente sulla terra
Offerte a tutti
Sparpagliate
Meravigliate anch’esse della loro meraviglia
E col coraggio di non riconoscerla
Come una bella ragazza nuda ha il coraggio di non mostrarsi
Con le spaventose sventure del mondo
Che sono legione
Coi legionari
Con i torturatori
Con i padroni di questo mondo
I padroni coi loro sacerdoti i loro traditori la loro soldataglia
Con le stagioni
Con gli anni
Con le belle ragazze con i vecchi bastardi
Con la pagliuzza della miseria a marcire nell’acciaio
dei cannoni.
***
Questo amore

Questo amore
Così violento
Così fragile
Così tenero
Così disperato
Questo amore
Bello come il giorno
E cattivo come il tempo
Quando il tempo è cattivo
Questo amore così vero
Questo amore così bello
Così felice
Così gaio
E così beffardo
Tremante di paura come un bambino al buio
E così sicuro di sé
Come un uomo tranquillo nel cuore della notte
Questo amore che impauriva gli altri
Che li faceva parlare
Che li faceva impallidire
Questo amore spiato
Perché noi lo spiavamo
Perseguitato ferito calpestato ucciso
negato dimenticato
Perché noi l’abbiamo perseguitato ferito
calpestato ucciso negato
dimenticato
Questo amore tutto intero
Ancora così vivo
E tutto soleggiato
È tuo
È mio
È stato quel che è stato
Questa cosa sempre nuova
E che non è mai cambiata
Vera come una pianta
Tremante come un uccello
Calda e viva come l’estate
Noi possiamo tutti e due
Andare e ritornare
Noi possiamo dimenticare
E quindi riaddormentarci
Risvegliarsi soffrire invecchiare
Addormentarci ancora
Sognare la morte
Svegliarci sorridere e ridere
E ringiovanire
Il nostro amore è là
Testardo come un asino
Vivo come il desiderio
Crudele come la memoria
Sciocco come i rimpianti
Tenero come il ricordo
Freddo come il marmo
Bello come il giorno
Fragile come un bambino
Ci guarda sorridendo
E ci parla senza dir nulla
E io tremante l’ascolto
E grido
Grido per te
Grido per me
Ti supplico
Per te per me e per tutti coloro che si amano
E che si sono amati
Sì io gli grido
Per te per me per tutti gli altri
Che non conoscono
Fermati là
Là dove sei
Là dove sei stato altre volte
Fermati
Non muoverti
Non andartene
Noi che siamo amati
Noi ti abbiamo dimenticato
Tu non dimenticarci
Non avevamo che te sulla terra
Non lasciarci diventare gelidi
Anche se molto lontano sempre
E non importa dove
Dacci un segno di vita
Molto più tardi ai margini di un bosco
Nella foresta della memoria
Alzati subito
Tendici la mano
E salvaci.
***

Jacques Prévert, biografia e poesie

Foto di Robert Doisneau

I ragazzi che si amano

I ragazzi che si amano si baciano in piedi
Contro le porte della notte
E i passanti che passano li segnano a dito
Ma i ragazzi che si amano
Non ci sono per nessuno
Ed è la loro ombra soltanto
Che trema nella notte
Stimolando la rabbia dei passanti
La loro rabbia e il loro disprezzo le risa la loro invidia
I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno
Essi sono altrove molto più lontano della notte
Molto più in alto del giorno
Nell’abbagliante splendore del loro primo amore.
***

Paris di notte

Tre fiammiferi accesi uno per uno nella notte
Il primo per vederti tutto il viso
Il secondo per vederti gli occhi
L’ ultimo per vedere la tua bocca
E tutto il buio per ricordarmi queste cose
Mentre ti stringo fra le braccia.
***
Per fare il ritratto di un uccello
A Elsa Enriquez

Anzitutto dipingere una gabbia
con la porticina aperta
dipingere quindi
qualcosa di grazioso
qualcosa di semplice
qualcosa di bello
qualcosa di utile per l’uccello
appoggiare poi il quadro ad un albero
in un giardino
in un bosco
o in una foresta
nascondersi dietro l’albero
silenziosi
immobili..
A volte l’uccello arriva presto
ma può anche impiegare degli anni
prima di decidersi
Non scoraggiarsi
attendere
attendere se è il caso per anni
la rapidità o la lentezza dell’arrivo
non ha nessun rapporto
con la riuscita del quadro
Quando l’uccello arriva
se arriva
osservare il più profondo silenzio
aspettare che l’uccello entri nella gabbia
e quando è entrato
chiudere dolcemente la porta col pennello
poi cancellare una dopo l’altra tutte le sbarre
avendo cura di non toccare nessuna piuma dell’uccello
Fare quindi il ritratto dell’albero
scegliendo il ramo più bello
per l’uccello
dipingere anche il verde fogliame e la frescura del vento
il pulviscolo del sole
e il fruscio delle bestie dell’erba nella calura estiva
e poi aspettare che l’uccello si decida a cantare
Se l’uccello non canta
è cattivo segno
segno che il quadro è sbagliato
ma se canta è buon segno
segno che voi potete firmare
Allora strappate con tanta dolcezza
una piuma all’uccello
e il vostro nome scrivete in un angolo del quadro
***

Jacques Prevert, biografia e poesie

Jacques Prévert fotografato da Robert Doisneau

Barbara

Ricordati Barbara
Pioveva senza sosta quel giorno su Brest
E tu camminavi sorridente
Serena rapita grondante
Sotto la pioggia
Ricordati Barbara
Come pioveva su Brest
E io ti ho incontrata a rue de Siam
Tu sorridevi
Ed anch’io sorridevo
Ricordati Barbara
Tu che io non conoscevo
Tu che non mi conoscevi
Ricordati
Ricordati quel giorno ad ogni costo
Non lo dimenticare
Un uomo s’era rifugiato sotto un portico
E ha gridato il tuo nome
Barbara
E sei corsa verso di lui sotto la pioggia
Grondante rapita rasserenata
E ti sei gettata tra le sue braccia
Ricordati questo Barbara
E non mi rimproverare di darti del tu
Io dico tu a tutti quelli che amo
Anche se una sola volta li ho veduti
Io dico tu a tutti quelli che si amano
Anche se non li conosco
Ricordati Barbara
Non dimenticare
Questa pioggia buona e felice
Sul tuo volto felice
Su questa città felice
Questa pioggia sul mare
Sull’arsenale
Sul battello d’Ouessant
Oh Barbara
Che coglionata la guerra
Che ne è di te ora
Sotto questa pioggia di ferro
Di fuoco d’acciaio di sangue
E l’uomo che ti stringeva tra le braccia
Amorosamente
È morto disperso o è ancora vivo
Oh Barbara
Piove senza sosta su Brest
Come pioveva allora
Ma non è più la stessa cosa e tutto è crollato
È una pioggia di lutti terribili e desolata
Non c’è nemmeno più la tempesta
Di ferro d’acciaio e di sangue
Soltanto di nuvole
Che crepano come cani
Come i cani che spariscono
Sul filo dell’acqua a Brest
E vanno ad imputridire lontano
Lontano molto lontano da Brest
Dove non vi è più nulla
***

Baciami

In un quartier della ville Lumiere
Dove fa sempre buio e manca l’aria
E d’inverno come d’estate è sempre inverno
Lei era sulle scale
Lui accanto a lei e lei accanto a lui
Faceva notte
C’era un odore di zolfo
Perché nel pomeriggio avevano ucciso le cimici
E lei gli diceva
È buio qui
Manca l’aria
E d’inverno come d’estate è sempre inverno
Il sole del buon Dio non brilla da noi
Ha fin troppo lavoro nei quartieri ricchi
Stringimi tra le braccia
Baciami
Baciami a lungo
Baciami
Più tardi sarà troppo tardi
La nostra vita è ora
Qui si crepa di tutto
Dal caldo e dal freddo
Si gela si soffoca
Manca l’aria
Se tu smettessi di baciarmi
Credo che morirei soffocata
Hai quindici anni ne ho quindici anch’io
In due ne abbiamo trenta
A trent’anni non si è più ragazzi
Abbiamo l’età per lavorare
Avremo pure diritto di baciarci
Più tardi sarà troppo tardi
La nostra vita è ora
Baciami!
***

Jacques Prévert, biografia e poesie
Per te amore mio


Sono andato al mercato degli uccelli
E ho comprato uccelli
Per te
amor mio
Sono andato al mercato dei fiori
E ho comprato fiori
Per te amor mio
Sono andato al mercato di ferraglia
E ho comprato catene
Pesanti catene
Per te
amor mio
E poi sono andato al mercato degli schiavi
E t’ho cercata
Ma non ti ho trovata
amore mio.
***
Alicante

Un’arancia sulla tavola
li tuo vestito sul tappeto
E nel mio letto tu
Dolce presente dei presente
Freschezza della notte
Calore della mia vita.
***
Il mazzo di fiori

Che fai laggiù bambina
Con quei fiori appena colti
Che fai laggiù ragazza
Con quei fiori seccati fiori
Che fai laggiù bella donna
Con quei fiori che appassiscono
Che fai laggiù già vecchia
Con quei fiori che muoiono
Aspetto il vincitore.
***
Il tempo perso

Sulla porta dell’officina
d’improvviso si ferma l’operaio
la bella giornata l’ha tirato per la giacca
e non appena volta lo sguardo
per osservare il sole
tutto rosso tutto tondo
sorridente nel suo cielo di piombo
fa l’occhiolino
familiarmente
Dimmi dunque compagno Sole
davvero non ti sembra
che sia un po’ da coglione
regalare una giornata come questa
ad un padrone?
***

Jacques Prévert, biografia e poesie
Prima colazione

Lui ha messo
Il caffè nella tazza
Lui ha messo
Il latte nel caffè
Lui ha messo
Lo zucchero nel caffellatte
Ha girato
Il cucchiaino
Ha bevuto il caffellatte
Ha posato la tazza
Senza parlarmi
S’è acceso
Una sigaretta
Ha fatto
Dei cerchi di fumo
Ha messo la cenere
Nel portacenere
Senza parlarmi
Senza guardarmi
S’è alzato
S’è messo
Sulla testa il cappello
S’è messo
L’impermeabile
Perché pioveva
E se n’è andato
Sotto la pioggia
Senza parlare
Senza guardarmi,
E io mi son presa
La testa fra le mani
E ho pianto
***

Primo giorno

Lenzuola bianche in un armadio,
Lenzuola rosse in un letto;
Un figlio in una madre,
La madre nei dolori,
Il padre davanti alla stanza,
La stanza nella casa,
La casa nella città,
La città nella notte,
La morte in un grido
E il figlio nella vita.
***

Jacques Prévert, biografia e poesieLa guerra

Diboscate
idioti
diboscate
Tutti i giovani alberi con la vecchia scure
li tagliate
Diboscate
idioti
diboscate
E i vecchi alberi con le vecchie radiche
le vecchie dentiere
li serbate a dovere
E ci attaccate cartelli
Alberi del bene e del male
Alberi della Vittoria
Alberi della Libertà
E il bosco deserto puzza di vecchio legno crepato
e gli uccelli se ne vanno
e voi ve ne state lì a cantare
Ve ne state lì
idioti
a cantare e a sfilare.
***

In estate come in inverno

In estate come in inverno
nel fango nella polvere
sdraiato su vecchi giornali
l’uomo che ha l’acqua nelle scarpe
guarda le barche lontane.
Accanto a lui un imbecille
un signore che ne ha
tristemente pesca con la lenza
Egli non sa perché
vedendo passare una chiatta
la nostalgia lo afferra
Anch’egli vorrebbe partire
lontano lontano sull’acqua
e vivere una nuova vita
con un po’ di pancia in meno.
In estate come in inverno
nel fango nella polvere
sdraiato su vecchi giornali
l’uomo che ha l’acqua nelle scarpe
guarda le barche lontane.
Il bravo pescatore con la lenza
torna a casa senza un sol pesce
Apre una scatoletta di sardine
e poi si mette a piangere
Capisce che dovrà morire
e che non ha mai amato
Sua moglie lo compatisce
con un sorriso ironico
È una ignobile megera
una ranocchia d’acquasantiera.
In estate come in inverno
nel fango nella polvere
sdraiato su vecchi giornali
l’uomo che ha l’acqua nelle scarpe
guarda le barche lontane.
Sa bene che i battelli
son grandi topaie sul mare
e che per i bassi salari
le belle barcaiole
e i loro poveri battellieri
portano a spasso sui fiumi
una carrettata di figli
soffocati dalla miseria
in estate come in inverno
con non importa qual tempo.
***

Jacques Prévert, biografia e poesie
Le foglie morte

Oh! Vorrei tanto che tu ricordassi
i giorni felici quando eravamo amici.
La vita era più bella.
Il sole più bruciante.
Le foglie morte cadono a mucchi…
Vedi: non ho dimenticato.
Le foglie morte cadono a mucchi
come i ricordi e i rimpianti
e il vento del nord le porta via
nella fredda notte dell’oblio.
Vedi: non ho dimenticato
la canzone che mi cantavi.
È una canzone che ci somiglia.
Tu mi amavi
io ti amavo.
E vivevamo noi due insieme
tu che mi amavi
io che ti amavo.
Ma la vita separa chi si ama
piano piano
senza far rumore
e il mare cancella sulla sabbia
i passi degli amanti divisi.
Le foglie morte cadono a mucchi
come i ricordi e i rimpianti.
Ma il mio amore silenzioso e fedele
sorride ancora e ringrazia la vita.
Ti amavo tanto, eri così bella.
Come potrei dimenticarti.
La vita era più bella
e il sole più bruciante.
Eri la mia più dolce amica …
Ma non ho ormai che rimpianti.
E la canzone che cantavi
sempre, sempre la sentirò.
È una canzone che ci somiglia.
Tu mi amavi
io ti amavo.
E vivevamo noi due insieme
tu che mi amavi
io che ti amavo.
Ma la vita separa chi si ama
piano piano
senza far rumore
e il mare cancella sulla sabbia
i passi degli amanti divisi.
***

Sono quella che sono

Sono quella che sono
Sono fatta così
Se ho voglia di ridere
Rido come una matta
Amo colui che m’ama
Non è colpa mia
Se non è sempre quello
Per cui faccio follie
Sono quella che sono
Sono fatta così
Che volete ancora
Che volete da me
Son fatta per piacere
Non c’è niente da fare
Troppo alti i miei tacchi
Troppo arcuate le reni
Troppo sodi i miei seni
Troppo truccati gli occhi
E poi
Che ve ne importa a voi
Sono fatta così
Chi mi vuole son qui
Che cosa ve ne importa
Del mio proprio passato
Certo qualcuno ho amato
E qualcuno ha amato me
Come i giovani che s’amano
Sanno semplicemente amare
Amare amare…
Che vale interrogarmi
Sono qui per piacervi
E niente può cambiarmi
***

Jacques Prévert, biografia e poesie

Jacques Prévert con Pablo Picasso

L’asino della classe

Dice no con la testa
ma dice sì con il cuore
dice sì a ciò che ama
dice no al professore
è in piedi
lo interrogano
e tutti i problemi sono posti
d’improvviso gli prende la ridarella
e cancella tutto
i numeri e le parole
le date e i nomi
le frasi e i tranelli
e malgrado le minacce del maestro
tra le urla dei ragazzi prodigio
con gessi di tutti i colori
sulla lavagna dell’infelicità
disegna il volto della felicità.
***
M’ha fatta l’amore

Nuda son nata
Come son nata vivo
Piccola son nata
E troppo in fretta cresciuta
Ma non son mai cambiata
E nuda vivo
La maggior parte del tempo
Quel tempo dove vivo nuda
Quel tempo è denaro

M’ha fatta l’amore
L’amore che mi ha fatto festa
L’amore che mi ha fatto fata
Dov’è mai andato a cacciarsi
L’innamorato che avevo
Che mi faceva piacere
Che mi faceva sognare
Che mi faceva ballare
Ballare al ritmo della sua bacchetta
Era il mio direttore d’orchestra
Io il suo corpo di ballo

M’ha fatta l’amore
L’amore che mi ha fatto festa
L’amore che mi ha fatto fata
E io vi trasformo in tante bestie
Ogni volta che mi pare
Il vostro amore mi fa ridere
Il vostro amore non è amore
Vi comando a bacchetta
Fuori la grana

M’ha fatto l’amore
L’amore che mi ha sfatta
E in asso m’ha piantata
L’innamorato che avevo
Dov’è finito mai
Dov’è finito mai
Dov’è finito mai
***

Jacques Prévert, biografia e poesie

Jacques Prèvert con Izis

Quando dormi

Tu di notte dormi
e io invece ho l’insonnia
io ti vedo dormire
questo mi fa soffrire

Hai gli occhi chiusi il lungo corpo disteso
E’ buffo ma tutto questo mi fa piangere
poi d’improvviso eccoti sorridere
ridi di gusto mentre dormi
ma dove sei in quel momento
per dove sei partito mi domando
magari con un’altra donna
molto lontano e in un altro paese
per ridere di me insieme a lei

Tu di notte dormi
e io invece ho l’insonnia
io ti vedo dormire
questo mi fa soffrire

Quando tu dormi non so se mi ami
sei qui con me eppure sei distante
io tutta nuda mi sto aggrappando a te
ma è come se io fossi lontana
eppure sento il tuo cuore che batte
ma non so se batte per me
non so più niente non ne so più niente
vorrei che il tuo cuore non battesse più
se un giorno tu non dovessi più amarmi

Tu di notte dormi
e io invece ho l’insonnia
io ti vedo dormire
questo mi fa soffrire

Tutte le notti io piango tutta la notte
e tu sogni e tu sorridi
ma tutto ciò non può durare
certo una notte io ti ucciderò
e i tuoi sogni allora finiranno
e poiché anch’io mi ucciderò
anche la mia insonnia potrà avere fine
e i nostri due cadaveri di nuovo assieme
dormiranno nel letto nuziale
Tu di notte sogni
e io invece ho l’insonnia
io ti vedo sognare
e questo mi fa piangere

Ecco il giorno e subito ti svegli
e proprio a me sorridi
sorridi con il sole
e io non penso più alla notte
dici quelle parole sempre quelle:

Hai passato una buona notte
e io come sempre rispondo:

Sì mio caro ho dormito bene
e ti ho sognato come ogni notte.
***

Adesso sono cresciuto

Bambino
ho vissuto piacevolmente
il riso sfrenato tutti i giorni
il riso sfrenato veramente
e poi una tristezza talmente triste
qualche volta tutti e due contemporaneamente
Allora mi credevo disperato
Insomma mi mancava la speranza
non avevo nient’altro che la vita
ero intatto
ero contento
ed ero triste
ma non fingevo mai
Conoscevo il gesto per restare vivo
Scuotere il capo
per dir no
scuotere il capo
per non far entrare le idee delle persone
Scuotere il capo per dir no
e sorridere per dir sì
sì alle cose e agli esseri
agli esseri e alle cose da guardare e carezzare
da amare
da prendere o lasciare
Ero com’ero
senza un pensier mio
E quando mi occorrevano le idee
per compagnia
io le chiamavo
Ed esse venivano
e dicevo sì a quelle ch’eran gradite
le altre le buttavo
Adesso son cresciuto
e le idee anche
ma son sempre delle grandi idee
delle belle idee
delle ideali idee
Ed io rido sempre loro in faccia
Ma esse mi aspettano
per vendicarsi
e divorarmi
un giorno quand’io sarò stanchissimo
Ma all’angolo di un bosco
le aspetto anch’io
e taglierò loro la gola
e spezzerò loro l’appetito.
***

Jacques Prévert, biografia e poesie
Lo sforzo umano

Lo sforzo umano
non è quel bel giovane sorridente
ritto sulla sua gamba di gesso
o di pietra
e che mostra grazie ai puerili artifici dello scultore
la stupida illusione
della gioia della danza e del giubilo
evocante con l’altra gamba in aria
la dolcezza del ritorno a casa

No
Lo sforzo umano non porta un fanciullo sulla spalla destra
un altro sulla testa
e un terzo sulla spalla sinistra
con gli attrezzi a tracolla
e la giovane moglie felice aggrappata al suo braccio
Lo sforzo umano porta un cinto erniario
e le cicatrici delle lotte
intraprese dalla classe operaia
contro un mondo assurdo e senza leggi
Lo sforzo umano non possiede una vera casa
esso ha l’odore del proprio lavoro
ed è intaccato ai polmoni
il suo salario è magro
e così i suoi figli
lavora come un negro
e il negro lavora come lui

Lo sforzo umano non ha il savoir-vivre
Lo sforzo umano non ha l’età della ragione
lo sforzo umano ha l’età delle caserme
l’età dei bagni penali e delle prigioni
l’età delle chiese e delle officine
l’età dei cannoni
e lui che ha piantato dappertutto i vigneti
e accordato tutti i violini
si nutre di cattivi sogni
si ubriaca con il cattivo vino della rassegnazione
e come un grande scoiattolo ebbro
vorticosamente gira senza posa
in un universo ostile
polveroso e dal soffitto basso
e forgia senza fermarsi la catena
la terrificante catena in cui tutto s’incatena
la miseria il profitto il lavoro la carneficina
la tristezza la sventura l’insonnia la noia
la terrificante catena d’oro
di carbone di ferro e d’acciaio
di scoria e polvere di ferro
passata intorno al collo
di un mondo abbandonato
la miserabile catena
sulla quale vengono ad aggrapparsi
i ciondoli divini
le reliquie sacre
le croci al merito le croci uncinate
le scimmiette portafortuna
le medaglie dei vecchi servitori
i ninnoli della sfortuna
e il gran pezzo da museo
il gran ritratto equestre
il gran ritratto in piedi
il gran ritratto di faccia di profilo su un sol piede
il gran ritratto dorato
il gran ritratto del grande indovino
il gran ritratto del grande imperatore
il gran ritratto del grande pensatore
del gran camaleonte
del grande moralizzatore
del dignitoso e triste buffone
la testa del grande scocciatore
la testa dell’aggressivo pacificatore
la testa da sbirro del grande liberatore
la testa di Adolf Hitler
la testa del signor Thiers
la testa del dittatore
la testa del fucilatore
di non importa qual paese
di non importa qual colore
la testa odiosa
la testa disgraziata
la faccia da schiaffi
la faccia da massacrare
la faccia della paura.
***

Il tenero e rischioso volto dell’amore

Il tenero e rischioso
volto dell’amore
m’è apparso la sera
di un giorno troppo lungo
Forse era un arciere
con l’arco
o forse un musicista
con l’arpa
Io non so più
Io non so nulla
Tutto quel che so
è che m’ha ferita
forse con una freccia
forse con un canto
Tutto quel che so
è che m’ha ferita
e ferita al cuore
e per la vita
Scottante oh scottante
ferita dell’amore.
***
Un minuto di primavera

Un minuto di primavera
dura spesso più a lungo
di un’ora di dicembre
una settimana di ottobre
un anno di luglio
un mese di febbraio.
***

Jacques Prévert, biografia e poesie

La casa di Jacques Prévert a St. Paul de Vence

Ragazza d’acciaio

Ragazza d’acciaio non amavo nessuno al mondo
Non amavo nessuno eccetto colui che amavo
Il mio innamorato il mio amante colui che mi attraeva
Ora tutto e cambiato è lui che ha cessato di amarmi
Il mio innamorato che ha cessato di attirarmi sono io?
Non lo so e poi cosa cambia?
Sono ora stesa sulla paglia umida dell’amore
Tutta sola con tutti gli altri tutta sola disperata
Ragazza di latta ragazza arrugginita
O amore amore mio morto o vivo
Voglio che tu ti ricordi del passato
Amore che mi amavi da me ricambiato
***

Per ridere in società
Ha messo la sua testa il domatore
nella gola del leone
io ho infilato due dita solamente
nel gargarozzo dell’Alta Società
Ed essa non ha avuto il tempo
di mordermi
Anzi semplicemente
urlando ha vomitato
un po’ della dorata bile
a cui è tanto affezionata
Per riuscire in questo giuoco
utile e divertente
Lavarsi le dita
accuratamente
in una pinta di buon sangue
A ognuno la sua platea.
***
Immenso e rosso
 
Immenso e rosso
Sopra il grand palais
Il sole d’inverno viene
E se ne va
Come lui il mio cuore sparirà
E tutto il mio sangue se ne andrà
Se ne andrà in cerca di te
Amore mio
Bellezza mia
E ti ritroverà
In qualunque posto tu sia.
***

Fiesta

E i bicchieri eran vuoti
e la bottiglia infranta
E il letto spalancato
e l’uscio era sprangato
E tutte le stelle di vetro
della felicità e della bellezza
lucevano nella polvere
della stanza mal spazzata
Ed ero ubriaco morto
ed ero fuoco di gioia
ed eri ebbra vivente
nuda tra le mie braccia.
***

Potete leggere altre poesie di Jacques Prévert qui

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