“Tutti i Colori dell’Utopia” _ Mostra di Roberto Carlocchia

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«Mi avvicino di due passi, lei si allontana di due passi. Cammino per dieci passi e l’orizzonte si sposta di dieci passi più in là. Per quanto io cammini, non la raggiungerò mai. A cosa serve l’utopia? Serve proprio a questo: a camminare».
Eduardo Galeano 

Roberto Carlocchia

Roberto Carlocchia

Lunghi ed intensi cammini hanno caratterizzato la crescita artistica del pittore Roberto Carlocchia, che proprio all’affascinante tema dell’utopia, ha dedicato una mostra che si è tenuta nel mese di settembre dell’anno scorso ed un’altra che avrà inizio oggi, 21 luglio, per protrarsi fino al 31 luglio del 2016 presso la Sala Espositiva Piazza della Stazione a Porto Potenza Picena (MC).
La personale illustrerà in modo sintetico tutto il percorso del nostro artista dagli anni ’60 ad oggi. Non mancheranno quindi le opere storiche insieme a quelle inedite, esposte di recente in musei nazionali ed esteri.

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Una rassegna, dunque, frutto di una nuova “avventura artistica” vissuta attualmente tra importanti gallerie a Bergamo, Berlino, Roma, Torino e Osaka, e che vedrà in programma anche la presenza a Lussemburgo, Gubbio, Padova e Mantova. Per ulteriori informazioni potete cliccare qui e ricevere così gli aggiornamenti riguardo tale imperdibile evento.
Di seguito potete ammirare alcune opere dell’artista, dagli anni ’70 fino ad oggi, accompagnate dalla sua biografia, alcuni pensieri d’autore sull’utopia ed un’intervista che il maestro mi ha gentilmente concesso.

"Speculazione edilizia" (1972) spatolato ad olio su tela 50x60.

“Speculazione edilizia” (1972) spatolato ad olio su tela 50×60.

Carlocchia definisce il suo percorso artistico Tutti i Colori dell’Utopia un «racconto visivo sorto dall’idea che l’espressione artistica, nel senso più puro della parola, possa nascere ed evolversi nella propria vita in modo semplice, a volte fortuito o inconsapevole e crescere suscitando in se stessi e negli altri sensazioni piacevoli o insolite».

"Monumento all'eroe" (1974), spatolato ad olio su tela70x50.

“Monumento all’eroe” (1974), spatolato ad olio su tela70x50.

Un racconto visivo che ha origine durante gli anni sessanta, periodo in cui, secondo Carlocchia, «La passione per l’arte nasceva dal desiderio di poterla esprimere attraverso colori, forme e spazi meno tradizionali. Il momento di rivelarla sopraggiunse, in quei mitici anni, dai primi approcci vagamente impressionisti a uno stile artistico più equilibrato e quasi reale».

Inquinamento (1972) spatolato ad olio su tela 50x60. Opera già esposta a Palazzo Palffy di Bratislava per “Contemporanea”.

“Inquinamento” (1972) spatolato ad olio su tela 50×60. Opera già esposta a Palazzo Palffy di Bratislava per “Contemporanea”.

Negli anni settanta, in quegli anni di continuo fermento, l’artista, nato a a Potenza Picena (MC), dove vive e lavora, «continua a provare e riprovare per rappresentare il reale e l’irreale. Delineare le fasi visive spalmandone le sensazioni con colori vividi e contrastanti, monocromatici o soffusamente velati: iniziava da qui quel percorso etereo e vivace capace di fondersi con ogni colore dell’utopia».

Ansia di libertà (1974) olio su tela 60x50.

Ansia di libertà (1974) olio su tela 60×50.

Conseguito il diploma di Perito Industriale a Recanati, dove Il giovane favoloso” Giacomo Leopardi trascorse la sua infanzia e adolescenza, Roberto Carlocchia, dopo alcune prime esperienze lavorative, comincia a frequentare, negli anni settanta, un corso di pittura all’Accademia di Belle Arti di Macerata, sotto la guida del Maestro Remo Brindisi, accarezzando quel desiderio che da sempre ha accompagnato la sua vita.

"Psico-Angeli" (1972) olio su tela 80x60.

“Psico-Angeli” (1972) olio su tela 80×60.

In modo singolare esprime quegli anni di agitazione e crescita culturale con opere, come il dipinto “PsicoAngeli“, che raffigurano «Volti senza profili come angeli senza sesso».

Studio per psico-angeli (1974) matita e pennarelli su cartoncino 30x20.

Studio per psico-angeli (1974) matita e pennarelli su cartoncino 30×20.

E aggiunge: «Le nuove idee del decennio vibrano e si confrontano rincorrendosi in un processo immaginifico che sorge, in quegli anni, da un’innata voglia di libertà e da un’intensa sensazione di leggerezza».

Roberto Carlocchia, Tutti i Colori dell'Utopia

“Buco nell’acqua”, 1970: olio 50×40.

Il periodo compreso tra la fine degli anni sessanta e i primi anni ottanta vede il pittore impegnato nella realizzazione di numerosi dipinti e nella partecipazione a estemporanee e mostre locali e nazionali che ottengono un elevato interesse di critica ed un significativo successo di pubblico.

Romeo & Juliet (1975), acrilico su cartoncino nero 30x20.

Romeo & Juliet (1975), acrilico su cartoncino nero 30×20.

Nel 1977 inizia il proprio percorso professionale nel campo della grafica, dapprima in un’industria cartotecnica poi nel 1979 intraprendendo in proprio, con lo studio “Linea Più”, un lavoro a tempo pieno che lo vedrà spaziare dalla grafica pubblicitaria alla serigrafia e alla preparazione di materiale per la stampa.

Olimpiadi Monaco '72 (1972) spatolato ad olio su tela 80x60.

Olimpiadi Monaco ’72 (1972) spatolato ad olio su tela 80×60.

Attività che, da oltre un trentennio, si consolida anche con varie collaborazioni ad ampio raggio con la MAP, impresa di marketing e comunicazione, attraverso dei servizi specializzati di graphic design e di artwork, non solo a livello informatico.

Giudizio Universale (1972) spatolato ad olio su tela 70x60.

Giudizio Universale (1972) spatolato ad olio su tela 70×60.

Con le seguenti parole commenta le sue opere di quel periodo : «Icone senza forma, protagonisti senza nome, interpreti minimali di un’epoca che si trasforma rivivono, in ogni tela, pronti a stupirci in doveroso silenzio. Visualizzare un’entità, metaforizzarne l’idea raccontandone la storia con insolita espressione, inconsapevoli
spettatori di un mondo che cambia: un nuovo archetipo sorge e si compendia con la forza propizia del colore».

Cogito ergo sum (1978), acrilico e matita 30x40.

Cogito ergo sum (1978), acrilico e matita 30×40.

Interessante anche la sua produzione pittorica tra gli anni ottanta e novanta che racchiude la sua riflessione su quel mondo in continua evoluzione con un «inedito mix d’interpretazioni e colori essenzialmente metaforici per immaginare un futuro positivo, senza limiti».

"Il cigno" (1985), serigrafia retouché 30x20

“Il cigno” (1985), serigrafia retouché 30×20

Nel 1994 consegue la qualifica di Pubblicitario Professionista come copywriter nell’area creativa. Esperto altresì in tecniche di prestampa, stampa offset, serigrafica e digitale, si occupa in particolare di graphic design per la stampa e la comunicazione. Poco il tempo a disposizione per potersi dedicare completamente alla pittura.

"Aironi" (1986), serigrafia retouché 18x28.

“Aironi” (1986), serigrafia retouché 18×28.

In questi ultimi anni, grazie anche all’incoraggiamento della moglie, sta ritornando ad elaborare nuovi progetti, con inedite opere in campo pittorico, riflesso di un’innata passione per tutto ciò che la sua instancabile ricerca artistica continuerà a offrirgli.

Roberto Carlocchia, Tutti i Colori dell'Utopia

“In hoc signo”, 2006: olio 50×60

La “passione e la ricerca continuano“, e non potrebbe essere altrimenti per un artista di simile calibro, la cui vocazione, sviluppatasi sin da ragazzino, irrompe prepotentemente, nonostante i numerosi impegni di lavoro, con altre opere suggestive che mostrano quella “sfida continua” di «Ricerca e sintesi, tecniche ed esperienze di passate stagioni che abbracciano le idee per il nuovo millennio attraverso soluzioni tese a condurci in un universo dalle forme
e dai soggetti pronti a ritrarsi in… tutti i colori dell’utopia.»

Roberto Carlocchia, Tutti i Colori dell'Utopia

“Succo n.1”, 2009: olio 50×60

Così descrive l’esposizione che stasera prenderà inizio: «Un percorso d’immagini e di colori, lungo negli anni, ma breve nella sintesi dei decenni che l’hanno caratterizzato: una storia policroma e variegata, disegnata non solo per cercare riscontri e collocare nel mercato le proprie capacità, ma tesa anche a emozionare e appassionare.
Buon viaggio dunque tra fantasia e realtà… in tutti i colori dell’utopia».

"Veni creator spiritus", (1999) illustrazione digitale su carta 20x30.

“Veni creator spiritus”, (1999) illustrazione digitale su carta 20×30.

Ringrazio Roberto Carlocchia per il materiale gentilmente concesso al mio sito ed invito tutti coloro che amano l’arte a visitare la mostra in modo da tuffarsi nei meravigliosi ed infiniti colori dell’utopia, quell’ideale filosofico che riesce a tenere in vita molti di noi, di questo straordinario artista.

"Cat's cradle day" (2013), olio su tela 60x30.

“Cat’s cradle day” (2013), olio su tela 60×30.

Per poterlo contattare, potete inviargli una e.mail al seguente indirizzo: igirob@alice.it oppure potete cliccare qui e visitare il sito del suddetto pittore.
Di seguito una breve raccolta di citazioni sull’utopia e un’intervista a Roberto Carlocchia, accompagnati dalle immagini di alcuni suoi dipinti.
Buona visione e buona lettura 🙂

"Cat's cradle night" (2015), olio su tela 60x30.

“Cat’s cradle night” (2015), olio su tela 60×30.

Una mappa del mondo che non comprende il paese dell’Utopia è indegna anche di un solo sguardo, perché ignora il solo paese al quale l’Umanità approda continuamente. E quando l’Umanità vi getta le ancore, sta in vedetta, e scorgendo un paese migliore, di nuovo fa vela. Il progresso non è altro che avvalersi delle utopie. Oscar Wilde
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"Mare mostrum" (2014), trittico ad olio su base polimaterica 75x45.

“Mare mostrum” (2014), trittico ad olio su base polimaterica 75×45.

L’utopia non significa l’irrealizzabile, ma l’irrealizzato. L’utopia di ieri può diventare oggi realtà. Théodore Monod
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"La luce faro della vita", (2015) olio su telao 50x70.

“La luce faro della vita”, (2015) olio su tela 50×70.

Come se tutti i grandi progressi dell’umanità non fossero dovuti a una utopia realizzata. Come se la realtà di domani non dovesse essere fatta dell’utopia di ieri e di oggi. Charles Fourier

"Seminando" (1978) acrilico su cartoncino nero 34x48. Opera premiata a Milano al concorso internazionale A.U.P.I. Sez. Pittura.

“Seminando” (1978) acrilico su cartoncino nero 34×48.
Opera premiata a Milano al concorso internazionale A.U.P.I. Sez. Pittura.

Esistere è il gesto con cui si indica l’Utopia. Roberto Morpurgo
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"Buco nell'acqua" (1974), olio su tela 50x40.

“Buco nell’acqua” (1974), olio su tela 50×40.

La gloria del mondo è transitoria e non è questa che ci dà la dimensione della nostra vita, ma è la scelta che facciamo di seguire la nostra leggenda personale. Credere nelle nostre utopie e lottare per i nostri sogni. Paulo Coelho

"Scultori al lavoro" (1972), olio su tela 70x60.

“Scultori al lavoro” (1972), olio su tela 70×60.

E se i sogni fossero delle sonde venute da Utopia per esplorare la terra? Unalala Bwana

"Nudi informali" (1975), olio su tela 50x70.

“Nudi informali” (1975), olio su tela 50×70.

La ricerca dell’utopia è una ricerca religiosa, un desiderio di assoluto. L’utopia è la grande fragilità della storia, ma anche la sua grande forza. In un certo senso, è l’utopia a riscattare la storia. Emile Cioran

"J.C. Superstar" (1974), olio su tela 40x50.

“J.C. Superstar” (1974), olio su tela 40×50.

La gloria del mondo è transitoria e non è questa che ci dà la dimensione della nostra vita, ma è la scelta che facciamo di seguire la nostra leggenda personale. Credere nelle nostre utopie e lottare per i nostri sogni. Paulo Coehlo

 

"Stillicidio" (1974), olio su tela 50x70.

“Stillicidio” (1974), olio su tela 50×70.

Niente che sia grande è ottenuto senza chimere. Ernest Renan

"Aironi" (1986), serigrafia retouché 18x28.

“Aironi” (1986), serigrafia retouché 18×28.

L’utopia è un miscuglio di razionalismo puerile e di angelismo secolarizzato. Emile Cioran

 

"Pesci On Air" (1987), serigrafia retouché 20x30.

“Pesci On Air” (1987), serigrafia retouché 20×30.

L’utopia è questo: quando sei convinto che a trecento metri ci sia quello che vuoi raggiungere, li percorri e ti rendi conto che l’utopia è trecento metri più in là, e così via. Per questo ti dici: “Allora è veramente irrealizzabile”. Invece no, perché c’è un aspetto positivo: che si sta camminando, e quindi l’utopia si realizza strada facendo. Don Andrea Gallo

 

"Classicità" (1989), serigrafia retouché 20x30.

“Classicità” (1989), serigrafia retouché 20×30.

Solo a coloro che possiedono, con innocenza, il sorriso è dato di evocare l’utopia. Sergio Moravia

"1990 l'ultimo decennio "(1989), serigrafia retouché 1989.

“1990 l’ultimo decennio “(1989), serigrafia retouché 1989.

Essere utopisti significa impegnarsi al continuo atto di denunciare e annunciare. Paulo Freire

"In tempo" (1991), serigrafia retouché 20x30.

“In tempo” (1991), serigrafia retouché 20×30.

La felicità, come ogni utopia, evita di rifugiarsi nelle cose pesabili, contabili e misurabili. Juan Varo Zafra

Roberto Carlocchia, Tutti i Colori dell'Utopia

Intervista a Roberto Carlocchia

Lilia Zito: Quali sono state le sue prime esperienze? Quando ha iniziato a dipingere?

Roberto Carlocchia: Disegnavo e coloravo molto spesso con i famosi “pastelli Giotto” fin dalle Elementari, ma le mie prime vere esperienze di pittura iniziano alla fine della Scuola Media con le tempere. Era il 1963 e ricordo i giorni passati a casa di mio zio Mimmo che dipingeva bellissimi quadri ad olio. Da lui ho appreso le prime tecniche con i colori ad olio e gli insegnamenti nell’uso sia della spatola che del pennello.

Lilia Zito: Da dove nasce la sua pittura?

Roberto Carlocchia: Dapprima avevo il desiderio di rappresentare il mondo che mi circondava e di provare a riportare su legno o su tela le nature morte (mi piacevano molto le opere di Morandi). Ma la voglia di esprimere qualcosa di diverso prende sempre più piede all’inizio degli anni ’70 con le contaminazioni cubiste (vedi “Il buco nell’acqua”) fino alla rappresentazione dei “volti senza profili” e soprattutto dall’uso e dalla forza della bellezza del colore, che diventerà il filo conduttore di tutte le mie opere.

"Kiwi Succo-InsideOut" (2015), olio su tela 50x70.

“Kiwi Succo-InsideOut” (2015), olio su tela 50×70.

Lilia Zito: Parliamo dello stile e dell’ideazione: come prendono forma i soggetti delle sue opere?

Roberto Carlocchia: Per quanto riguarda lo stile e l’ideazione penso che in me sia sempre viva la curiosità, la voglia di immaginare il mondo con ottiche diverse e di rappresentarlo con la forza della fantasia. Rappresentare il reale attraverso forme e soggetti inusuali, frutto delle mie “metaforiche visioni” mi aiuta a liberare le mie sensazioni emotive e a comunicarle attraverso la forza propizia del colore.

Lilia Zito:  Perché la sua rassegna reca il titoloTutti i colori dell’utopia”? Può darci una definizione personale di utopia?

Roberto Carlocchia: Il colore è stato fin dalle prime esperienze il “mio pane quotidiano”, l’espressione emotiva e la gioia intrinseca che mi sento di comunicare e donare agli altri. L’utopia perché spesso la maggior parte dei miei lavori rappresentano situazioni e messaggi permeati di desideri, sogni o di ideali, forse il più delle volte non di facile attuazione.

Lilia Zito: Le sue meravigliose opere sono parte di un percorso legato o di intuizioni autonome?

Roberto Carlocchia: L’unico percorso che inconsciamente e realmente lega le mie opere penso sia il colore, invece sono soprattutto frutto delle molteplici intuizioni autonome legate al vissuto di un determinato periodo. Ispirazioni che nascono da una ricerca di situazioni e dall’abbinamento inconsueto di oggetti reali e di immagini fantasiose che albergano e vibrano spesso nella mia mente e nel mio inconscio.

Lilia: Quali messaggi è possibile leggere nelle sue opere?

Roberto Carlocchia: Sicuramente il desiderio di esprimere non solo la bellezza nelle varie forme e colori ma anche quello di creare, attraverso composizioni di figure e simbolismi, quelle sensazioni di libertà, di ottimismo e di positività di cui da sempre e specialmente oggi il mondo ne ha bisogno.

Lilia: Qual è stato il suo padre spirituale? C’è un movimento o un artista che in particolar modo ha esercitato una grande influenza nelle sue opere?

Roberto Carlocchia: Direi che sono state diverse le contaminazioni e non vorrei dimenticare qualcuno. Per l’innovazione direi il cubismo di Picasso, per la composizione la metafisica di De Chirico, per la fantasia il genio innato di Dalì e le opere di Magritte, per il colore la pittura degli impressionisti come Monet e Cezanne, più in generale Van Gogh, Gauguin, Matisse, Mirò, Klee, Kandisky, Morandi e direi anche un po’ tutti i grandi artisti italiani del Rinascimento.

Lilia: Nella sua breve biografia si legge che ha spaziato dal graphic design alla serigrafia e dalla pubblicità alle tecniche di stampa. Come è riuscito a conciliare questi suoi differenti ruoli con la sua passione pittorica?

Roberto Carlocchia: Mi hanno aiutato molto sia nel produrre serigrafie “più artistiche”, sia nel modo di comunicare e di “operare con il bello”, poiché ogni giorno venivo a contatto o lavoravo con molteplici immagini fotografiche, illustrazioni e elaborazioni grafiche. Il tutto per ottenere un risultato di qualità attraverso lavori interessanti forse meno artistici e più commerciali, ma che alla base dovevano sempre essere belli, visivamente equilibrati sia nella forma grafica delle immagini e dei testi che nei colori.

Lilia: Quale significato attribuisce oggi alla pittura?

Roberto Carlocchia: L’arte pittorica, espressa oggi sia in modo classico, esasperata o molto all’avanguardia, è un modo sublime per esprimere messaggi, suscitare emozioni e comunicare alla mente ed al cuore di chi la guarda un qualcosa di più bello, di più elegiaco per una cultura più profonda e in netta contrapposizione a tanta banalità che purtroppo oggi ci circonda.

"American dream" (2013), olio su tela 40x70.

“American dream” (2013), olio su tela 40×70.

Lilia: Come si pone dinnanzi alle problematiche attuali? Crede che l’arte possa ancora fungere da veicolo per messaggi sociali?

Roberto Carlocchia: Credo che l’arte, attraverso tutte sue infinite sfaccettature, sia sempre, volente o no, un veicolo per molti messaggi anche sociali. Dalla pittura alla scultura, dalla fotografia al cinema, dalla letteratura alle espressioni più disparate, penso che l’arte sia soprattutto fra tutti un veicolo per discutere, confrontarsi o semplicemente vivere la propria vita in modo più culturale ” fatti non foste a vivere come bruti, ma per seguir virtute e canascenza” (Dante, Inferno canto XXVI).

Lilia: Secondo lei in Italia si fa abbastanza per valorizzare l’arte?

Roberto Carlocchia: Penso che valorizzare tutte le bellezze artistiche che abbiamo in Italia e che tutto il mondo ci invidia sia uno dei compiti più importanti dei nostri amministratori pubblici, non solo per attirare gli stranieri nel nostro paese. Purtroppo questo aspetto lo vedo un po’ trascurato, sia a livello nazionale che nei paesi più piccoli ma non per questo meno ricchi di opere d’arte. Inoltre, credo che non si faccia abbastanza per far crescere e far conoscere tanti artisti giovani e meno giovani, che non hanno i posti e le occasioni mediatiche per farsi conoscere ed affermarsi. Per questo il tam tam della rete oggi è sicuramente di grande aiuto. In più, molta “arte” oggi è legata al “business” di molti critici e galleristi… mancano, ahimè, i veri mecenati.

"Il nuovo Eden?" (1980), serigrafia retouché 25x35.

“Il nuovo Eden?” (1980), serigrafia retouché 25×35.

Lilia Zito: La sua famiglia la sostiene nelle sue scelte e nelle sue decisioni? Le piace viaggiare?

Roberto Carlocchia: Sì anzi sono proprio loro, mia moglie e mia figlia che sono state lo stimolo a riprendere ultimamente a dipingere ed a farlo con più continuità. Viaggiare mi piace molto, è una fonte inesauribile di conoscenze e di ispirazioni. Tutte le risorse, che spero potrebbero venir fuori nel collocare nel mercato le mie opere, saranno credo la principale linfa economica per viaggiare e conoscere il mondo in tutte le sue forme.

Lilia Zito: Quali sono le tecniche da lei usate?

Roberto Carlocchia: Principalmente la pittura ad olio su tela o su legno, sia a pennello che spatola, poi la serigrafia a più colori con ritocchi con matite acquerellate e per finire i disegni a matita e a pastelli su carta.

Lilia Zito: Quali sono i messaggi umani che caratterizzano la sua produzione artistica?

Roberto Carlocchia: Quelli che esprimono e stimolano il desiderio di libertà interiore e cercano di suscitare tutte la bellezza e le emozioni che la forza dei colori, che scelgo, può offrire.

Lilia Zito: Ci parli un po’ dei quadri che saranno esposti alla mostra che si terrà dal 19 al 27 settembre. Con quali criteri ne ha operato la selezione?

Roberto Carlocchia: La mostra che si sta svolgendo con successo in questi giorni non è altro che un racconto visivo, un lungo percorso con moltissime delle mie opere (sia quelle che fanno parte delle mia raccolte personali sia quelle provenienti da collezioni private) che nei decenni hanno caratterizzato la mia vita artistica dagli anni sessanta ad oggi. L’allestimento ed il percorso di questa mia rassegna antologica è strettamente coordinato alla brochure in pdf che le ho precedentemente inviato e che lei ne ha riportato e sintetizzato molto bene, sia nei testi che nelle immagini, sul suo blog.

Lilia Zito: Quali sono i suoi soggetti preferiti?

Roberto Carlocchia: Non ci sono particolari preferenze ma se proprio dovessi scegliere direi l’acrilico “Cogito ergo sum” immagine che ha caratterizzato tutta la comunicazione della mia rassegna poi, in ordine negli anni ’60 e ’70, gli “Angeli” (o meglio gli Psico-Angeli), il “Giudizio Universale”, l’acrilico “Seminando”, per finire poi con i più recenti degli anni 2000 come “In hoc signo”, “Mare mostrum”, “American Dream” e tutta la nuova serie dei “Succhi”.

"Melograno Succo-InsideOut" (2015), olio su tela 50x60.

“Melograno Succo-InsideOut” (2015), olio su tela 50×60.

Lilia Zito: In futuro ha intenzione di ampliare la sua collezione artistica?

Roberto Carlocchia: Sicuramente perché, specie nell’arte, non bisogna mai fermarsi e darsi dei limiti. La ricerca continua sempre… aiutata nel mio caso dalla forza del colore, che spero sarà sempre il motivo caratterizzante e ricorrente anche dei miei prossimi lavori.

Lilia Zito: Qual è la sua filosofia di vita?

Roberto Carlocchia: Vivere una vita normale, con un lavoro che ti piace e quindi che anche se ti impegna molto ti pesa meno, ma ricca di curiosità e passioni (viaggi, arte, design, fotografia, musica, cinema, teatro, sport) vissuta nell’educazione e nel rispetto sociale. Insomma una vita basata su sani principi democratici da vivere in famiglia a contatto spesso con gli amici e la gente in generale.

Lilia Zito: In quali circostanze nascono le sue migliori idee?

Roberto Carlocchia: Non ci sono momenti particolari, a volte basta un incontro o una visione fortuita, ascoltare musica sia classica che moderna, assistere a qualche spettacolo, ammirare la bellezza della natura, leggere una bella frase, sfogliare riviste, libri, visitare mostre e musei e tanto altro ancora che al momento non mi sovviene.

Lilia Zito: Qual è il suo dipinto che apprezza maggiormente?

Roberto Carlocchia: Ad esser sinceri è “Angeli” l’olio realizzato all’età di 23 anni e che a me piace chiamare gli “Psico-Angeli”, quello che ha segnato la svolta e iniziato ad aiutarmi nel caratterizzare il modo di operare con uno stile più personale, nelle immagini e nei colori, dando così un po’ il via a tutta la mia produzione artistica. C’è in più un altro motivo che me lo rende tra i preferiti: l’opera era stata candidata al primo premio di un concorso di pittura ma, ricordo ancora il “non esser sceso a compromessi” con una persona che poi venni a sapere essere uno dei componenti della giuria, rese a quel tempo tutto vano. Però fu la molla che a maggior ragione mi spinse a non desistere e a guardare avanti in ogni modo.

"Ananas Succo-InsideOut" (2015), olio su tela 50x70.

“Ananas Succo-InsideOut” (2015), olio su tela 50×70.


N.B. La pubblicazione delle immagini e delle citazioni è stata gentilmente concessa dal Maestro Roberto Carlocchia.

 

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