Considerato uno dei principali esponenti del movimento romantico francese, Eugène Delacroix, è noto per i suoi quadri violenti e rivoluzionari, vicini ad artisti “maledetti” come Caravaggio, Goya e Gèricault, in cui l’alternarsi della formazione classica ad un linguaggio espressivo nuovo si sprigiona con pennellate vibranti, accesi contrasti cromatici e soggetti insoliti che si contrappongono al classicismo. E questa sua peculiare ambivalenza ispirerà il nuovo uso dei colori che caratterizzerà soprattutto l’arte degli impressionisti. Nonostante la formazione classica, predomina nella sua arte uno stile romantico che nella sua esplosione di colore e passione, mira ad agitare l’animo dell’osservatore trascinandolo nei movimenti e nella drammaticità delle scene dipinte.
Le sue opere, dileggiate dai classicisti e ritenute estremamente crude, non si propongono di trasmettere serenità in chi le guarda. La pittura di Delacroix non tende a lesinare proprio nulla della tragicità di alcuni episodi storici e deve la sua immortalità in quell’indugiare su particolari tesi a sviscerare la tensione drammatica del momento storico da lui vissuto.
Nato a Saint-Maurice, nei pressi di Parigi il 26 aprile del 1798, si ritiene sia figlio naturale del marchese di Talleyrand, poiché il padre, Charles Delacroix, prefetto della Gironda, diventa sterile a causa di un’operazione subita e muore quando Eugène è ancora bambino.
L’adolescenza di Delacroix trascorre tra la scuola e gli atelier, visto che mostra sin da bambino una particolare predisposizione per il disegno.
La perdita della madre, nel 1814, avrebbe interrotto la formazione artistica di Eugène, a causa della grave situazione economica in cui il ragazzo sprofonda, se non fosse stato sostenuto da colui che si ritiene fosse il suo padre naturale. L’anno seguente riesce ad entrare nel prestigioso atelier del parigino Pierre-Narcisse Guérin, un pittore neoclassico molto severo e la cui concezione dell’arte è in completa antitesi con lo spirito ribelle del giovane Delacroix. Tuttavia il percorso in quell’atelier è di fondamentale importanza per la formazione del futuro artista che acquisirà solide basi sulle tecniche pittoriche. Proprio in quel noto atelier incontra Theodore Gèricault, pittore che influenzerà decisamente il suo stile.
Nel 1817 comincia a frequentare l’École delle Belle Arti di Parigi ed anche in quella scuola riceverà un insegnamento di stampo neoclassico. Tuttavia, proprio in quegli anni di formazione, Delacroix entra a far parte del gruppo dei giovani pittori che ruota intorno a Géricault, i maggiori interpreti della nuova tendenza di abbattere le regole ferree del Neoclassicismo in voga in quel momento. L’Illuminismo ormai è alla fine e gli uomini di libero pensiero iniziano ad avvertire l’esigenza di liberarsi dall’infelicità intraprendendo un percorso diverso da quello della razionalità e della scienza. La necessità di risposte in grado di appagare il bisogno d’infinito non possono essere più riscontrate nel compromesso cristianesimo inficiato dalla Chiesa e si forma così quel movimento rivoluzionario chiamato Romanticismo in grado di sollevare l’uomo dal disagio esistenziale. Ed è proprio quella la corrente seguita da Delacroix senza però dimenticare l’importanza che assumono nella sua formazione culturale anche le frequenti visite al Museo del Louvre, dove studia con attenzione Raffaello, Giorgione, Tiziano e Rubens.
Saranno proprio quei grandi artisti a condurre il giovane Delacroix ad apprezzare il gusto della bellezza classica. Accanto a questi continui studi, il giovane artista impiega gran parte del suo tempo alla lettura di Dante, Tasso, Shakespeare, Goethe, Byron e Walter Scott.
Le sue opere iniziali giovanili risentono ancora di questa influenza classica e solo nel 1822 con il dipinto “La barca di Dante” si comincia a delineare lo stile peculiare di questo grandissimo artista.
Il dipinto, particolarmente tenebroso, suscita stupore e ammirazione e divide la critica. Nella rappresentazione di Dante che, impaurito dalla reazione dei dannati, cerca protezione in Virgilio durante il percorso oltre il lago dell’Inferno, si notano i bagliori di luce che modellano ogni corpo, mostrando chiaramente l’influenza di Michelangelo. L’uso dei colori puri da parte dell’artista, particolarmente evidenti nelle gocce sul ventre della donna dannata e nell’acqua, mostrano altresì il realismo dell’opera. Un’opera piramidale in cui le figure, volte verso chi osserva, comunicano con noi e ci fanno diventare parte di un quadro che ci avvolge con la sua luce.
Nel 1823, scosso dal sanguinoso eccidio ad opera delle truppe ottomane della popolazione dell’isola di Chio, durante la guerra d’indipendenza greca, Delacroix inizia a lavorare ad uno dei quadri più sconvolgenti delle sue creazioni: “Il Massacro di Chio“. Esposto al Salon nel 1824, viene aspramente demolito dai critici del tempo che lo considerano violento e in forte contrasto con la moda del momento che desidera vedere solo dipinti luminosi e sereni. Il realismo del quadro, che denuncia la barbarie e l’insensatezza della guerra, in una società che considera ancora la guerra un evento ineluttabile, desta ovviamente scalpore.
In quelle figure contorte e pressate per poter essere racchiuse in un quadro, l’artista è costretto a smorzare i colori per porre in primo piano il dolore delle figure ritratte, evitando quanto più possibile le parti in ombra e accentuando i contrasti. Privo di regole, le figure sembrano troncate ai margini. Soprannominato oggi la “Guernica del XIX secolo“, racchiude nella sua elevata tensione struggente e colma di pathos, il profondo significato morale affidato all’arte dai romantici.
L’arte assurge a strumento ideale per liberare completamente l’uomo e fornirgli l’illusione di unirsi con l’Infinito. E Delacroix, allontanandosi ogni giorno di più dai modelli classici, diviene uno dei principali promotori dello spirito romantico vivamente partecipe, soprattutto in Francia, alle tristi vicende del mondo contemporaneo che giunge alla sublimazione con il suo capolavoro assoluto, “La Libertà che guida il popolo“, realizzato nel 1830.
Il dipinto scandalizza i conservatori e i critici e l’opera viene considerata sovversiva. Viene tuttavia acquistata dal governo francese, ma se ne vieta l’esposizione. Sulla morte e la sofferenza si eleva la figura irreale della Libertà che sembra voler trasmettere a tutti noi l’invito di lottare per lei.
Definito da Argan “il primo quadro politico nella storia della pittura moderna”, mostra la partecipazione emotiva dell’artista alla rivolta anche se non ne fece parte attivamente per la sua profonda avversione nei confronti delle rivoluzioni violente. Scriverà: «Se non ho combattuto per la patria, almeno dipingerò per essa». Dunque l’opera non celebra la rivoluzione, ma quell’ideale di libertà dell’animo romantico di Delacroix. Una libertà da raggiungere individualmente e senza inutili spargimenti di sangue.
Spirito libero dalla personalità spiccata, Delacroix viene descritto dai suoi contemporanei come un uomo polemico di eccelsa dialettica.
Nel 1832 si reca in Marocco, in Tunisia e in Spagna e annota tali esperienze in un diario di viaggio per non dimenticare le emozioni sperimentate che poi imprimerà in altre interessanti tele di genere esotico e folcloristico. Nascono così altre sue indimenticabili opere come “Donne di Algeri nei loro appartamenti“, “Il sultano del Marocco” e la “Festa di nozze ebraiche in Marocco“.
Negli ultimi anni della sua vita, Delacroix viene insignito di numerosi riconoscimenti e, nonostante alcuni problemi di salute, l’artista continuerà la sua ricerca espressiva del colore.
Si spegne a Parigi il 13 agosto del 1863.
Di seguito una raccolta di alcuni dei suoi pensieri più significativi accompagnati dalle immagini di altre sue opere.
Bisogna sempre guastare un po’ il quadro per finirlo.
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Tutta la natura porta un fardello e attende di essere consolata.
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Se la solitudine separa, tronca molti legami che non si tagliano con rammarico, ma permette di piantare le proprie radici in ciò che è essenziale.
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L’avversità restituisce agli uomini tutte le virtù che la prosperità toglie loro.
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Ciò che muove gli uomini di genio, o piuttosto che ispira il loro lavoro, non sono le nuove idee, ma la loro ossessione che l’idea che è già stata espressa non sia abbastanza.
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L’uomo è un animale sociale che detesta i suoi simili.
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La fonte di un genio è la sola immaginazione, la raffinatezza dei sensi che vede quello che gli altri non vedono, o lo vede in modo diverso.
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Tiziano è uno di coloro che si avvicinano maggiormente allo spirito degli antichi … in tutti gli altri si direbbe che ci sia un grano di pazzia: lui solo è equilibrato e padrone di sé, della sua esecuzione, della facilità che non lo domina mai e di cui non fa sfoggio. … Egli commuove, credo, non per la profondità delle espressioni, né per una grande comprensione del soggetto, ma per la semplicità e la mancanza di affettazione. In lui le qualità pittoriche sono portate al punto massimo: quel che dipinge, è dipinto: gli occhi guardano e sono animati dal fuoco della vita. Vita e ragione sono presenti ovunque.
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Visto Velázquez […] ecco quel che cercavo da tanti anni, un impasto netto e nello stesso tempo ricco di sfumature.
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L’artista che mira alla perfezione in tutto, in nulla la raggiungerà.
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Innanzitutto complimenti per il blog. Si differenzia molto dai soliti blog in cui la gente scrive solo perchè non ha niente di meglio da fare e spesso le frasi sono sgrammaticate e con un uso smodato del ke.
La pubblicità spesso impedisce di leggere gli articoli perchè si aprono fastidiosi popup che mi fanno subito lasciare quei blog.
Uno dei miei sogni è vedere il capolavoro di Delacroix La libertà che guida il popolo. Ho saputo che anni fa un folle ha sfregiato il quadro ma per fortuna i danni non sono stati gravi e hanno subito posto rimedio.
Non sono un esperto di arte, ma quel dipinto, visto più volte sui libri o su internet mi ha sempre emozionato. Un grande artista veramente rivoluzionario.
Bell’articolo.
Giovanni
Ciao Giovanni, l’episodio di cui parli si riferisce a qualche anno fa. Una donna con un pennarello ha scritto il titolo del famoso dipinto proprio sulla tela. Fortunatamente esperti restauratori sembra abbiano risolto il problema.
Ti ringrazio per i complimenti al blog che stiamo costruendo giorno dopo giorno. Ancora siamo agli inizi e speriamo di poterlo rendere sempre più interessante. Delacroix è stato veramente un grande artista e vedere i suoi dipinti dal vivo reca una forte emozione.
A presto 🙂
[…] EUGÈNE DELACROIX, BIOGRAFIA, STILE E OPERE […]
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[…] Eugène Delacroix, Ritratto di Chopin, 1838. […]
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[…] in un reciproco arricchimento di stili pittorici e di idee. Conosce anche i pittori Corot, Manet, Delacroix, Coubert ed il poeta Baudelaire. Nel 1860 è costretto ad interrompere la sua attività […]
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Pianino
Szata graficzna ok, podoba mi się:) zapraszam do siebie…
Dziękuję bardzo, zawartość są interesujące?
[…] verticali, per rappresentare il tramonto. Il pittore s’ispira alle teorie sul colore di Delacroix, di Kandinskij e di Goethe, focalizzando la propria attenzione sul “ritmo circolare del […]
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[…] e realizza progetti architettonici. Giovanissimo, entra in contatto con molti artisti, tra cui Delacroix, l’acquarellista inglese Cozens e il paesaggista gallese Wilson. Questi ultimi […]