«Qui, malato da morire, ha scritto una musica da paradiso e ad un solo strumento ha dato la voce dell’infinito».
George Sand
Fryderyk Franciszek Chopin, soprannominato “il poeta del pianoforte” per il legame inscindibile con quello strumento a cui consacra quasi tutta la sua produzione musicale, nasce a Zelazowa-Wola, presso Varsavia, da padre francese e da madre polacca, il 22 febbraio del 1810.
Bambino prodigio, già a nove anni si esibisce come pianista nei migliori salotti e il suo talento viene potenziato dal suo insegnante privato, Wojciech Zywny, che lo inizia a seguire sin da quando, a sei anni, gli viene affidato per gli studi musicali.
Di salute malferma, già a nove anni è afflitto da una tosse fastidiosa, probabilmente dovuta alla tubercolosi che lo perseguiterà per tutta la sua breve vita.
Nel 1827 comincia a frequentare il Conservatorio di Varsavia, dove la famiglia si è trasferita, e del suo perfezionamento si occupa Jòsef Elsner, direttore del suddetto conservatorio, che, particolarmente colpito dalle abilità del giovane allievo, scrive di lui: «Chopin, allievo di terzo anno. Capacità incredibili, un genio della musica.» In questo periodo Chopin, affascinato dalla musica popolare, compone, tra le altre, le “Mazurche” e il “Rondò in Do minore“.
Prosegue gli studi nella Scuola Superiore di Musica, nel Dipartimento di Arti e Scienze dell’Università di Varsavia. Al termine di tale percorso universitario, comincia ad esibirsi a Vienna e, proprio durante uno di quei soggiorni, dopo aver appreso la notizia del fallimento della Rivolta di Novembre, sedata dall’esercito russo, prende la decisione di non tornare più in Polonia.
Comincia ad emergere nelle sue composizioni la profonda tristezza che angoscia il suo animo e, abbandonato lo stile precedente, racchiuso nelle sue opere “Concerti per pianoforte in Fa minore (op. 21) e Mi minore (op. 11), muta bruscamente la sua produzione creando opere drammatiche e liriche.
Nel 1832 si stabilisce definitivamente a Parigi, dove si guadagna da vivere dando lezioni private di pianoforte. Stringe amicizia con molti musicisti e intellettuali del periodo, tra cui Franz Liszt, Vincenzo Bellini e Honorè de Balzac e si lega sentimentalmente alla contessa Maria Wodzińska. Il fidanzamento con la donna s’interrompe presto a causa dell’opposizione della famiglia di lei ad un eventuale matrimonio e tale delusione, insieme alle difficoltà economiche che il compositore è costretto ad affrontare, aggravano ulteriormente il suo già compromesso stato di salute.
Nel 1838 conosce l’anticonformista e spregiudicata scrittrice Aurora Dupin, conosciuta con lo pseudonimo di George Sand, oggetto di feroci critiche da parte dei benpensanti per le numerose relazioni intrattenute con uomini molto famosi.
Con lei inizia una storia d’amore burrascosa che si trascinerà per quasi dieci anni.
Durante il periodo vissuto con la scrittrice, Chopin compone le più belle Mazurche ed i romantici Notturni, ma le incomprensioni di coppia, dovute principalmente ai problemi di salute del musicista che minano il suo già fragile sistema nervoso e la sua personalità timida e introversa che cozzano con il carattere esuberante della scrittrice, conducono ad una rottura definitiva per una banale questione familiare.
La conclusione della storia d’amore con George Sand avrà notevoli ripercussioni nella sua vita.
Durante i suoi ultimi anni, Chopin viene assistito da una sua allieva scozzese, Jane Stirling, che lo convince a trasferirsi in Inghilterra.
Ma l’umido clima inglese e la vita mondana in cui Jane lo trascina aggravano ulteriormente la salute del compositore.
Precipitato in una profonda depressione, la sua vena creativa si affievolisce.
Torna a Parigi, ma il suo fisico, ormai debilitato, lo abbandona, dopo una lunga e penosa agonia, il 17 ottobre del 1849.
Le sue ultime parole resteranno per sempre impresse nella nostra mente, insieme alle sue composizioni pianistiche innovative la cui spiritualità commovente hanno donato al mondo una musica immortale.
«Poiché la terra mi soffocherà, vi scongiuro di fare aprire il mio corpo perché non sia sepolto vivo».
Seppellito a Parigi nel cimitero di Père Lachaise, il suo cuore è custodito a Varsavia, nella Chiesa di Santa Croce.
L’educazione classicista ricevuta negli anni della giovinezza si rileva nella sua attenzione agli schemi formali, sebbene ne rigetta le simmetrie convenzionali, fondendole all’impeto romantico passionale e introspettivo. Non amante degli eccessi, nella sua musica vellutata, manca volutamente quell’eccesso melodrammatico e visionario che contraddistingue il Romanticismo.
E mentre mi perdevo nell’ascolto dei suoi componimenti più toccanti, in cui si fondono in modo sublime classicismo e romanticismo, ho raccolto alcuni dei suoi pochi pensieri a noi rimasti e le opinioni di chi ha avuto la fortuna di conoscere personalmente uno dei più grandi artisti della storia della musica.
Non sono fatto per i concerti. La folla mi fa paura, mi sento paralizzato da quegli sguardi curiosi, ammutolito da quei visi estranei.
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Ogni difficoltà su cui si sorvola diventa un fantasma che turberà i nostri sonni.
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Poiché la terra mi soffocherà, vi scongiuro di fare aprire il mio corpo perché non sia sepolto vivo.
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Se questa Londra non fosse così nera, e la sua gente così pesante, se non ci fosse quest’odore di carbone e nemmeno questa nebbia, mi metterei persino a studiare l’inglese.
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Chi non sa ridere non è una persona seria. Buffone è chi non ride mai.
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Bach è un astronomo che ha scoperto le stelle più belle. Beethoven si misura con l’universo. Io cerco solo di esprimere il cuore e l’anima dell’uomo.
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Convincetevi di suonare bene e suonerete bene.
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Nei salotti sembro calmo, ma una volta tornato a casa imperverso sul pianoforte …
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Anima mia, dammi le tue labbra, ti amo fino alla follia… Questa notte sarai tu a sognare di abbracciarmi: devo ripagarti per i sogni che mi hai fatto fare la notte scorsa.
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Non c’è niente di più bello di una chitarra, eccetto forse due.
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Tu sei per me la porta del Paradiso. Per te rinuncerei alla fama, al genio, a ogni cosa.
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È dunque per questo che Dio tardava tanto a chiamarmi a Lui? Ha voluto lasciarmi ancora il piacere di vedervi.
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Hanno scritto di lui…
Chopin è così debole e timido da poter venir ferito persino dalla piega di una foglia di rosa.
George Sand
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Chopin non mette la sua soddisfazione nel fatto che le sue mani siano applaudite per la loro abile virtuosità da altre mani. Aspira ad un più bel successo. Le sue mani sono le fedeli serve della sua anima. E la sua anima è applaudita da gente che non ascolta solo con le orecchie, ma con l’anima. Perciò è il preferito da quella società eletta che cerca nella musica le più alte gioie dello spirito. I suoi successi sono di natura aristocratica. La sua gioia è come profumata dalle lodi della buona società. È la distinzione della sua stessa persona.
Heinrich Heine
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La sua ispirazione era imperiosa, bizzarra, irriflessiva…
Franz Liszt
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https://www.youtube.com/watch?v=eWFoJlqCCps
Mai il carattere di Chopin ha nascosto un solo movimento, un solo impulso dettato dal più delicato sentimento d’onore e dalla più nobile intesa degli effetti. Eppure, mai natura fu più atta a giustificare degli scatti, dei difetti, dei capricci e delle singolarità brusche. La sua immaginazione era ardente e i suoi sentimenti arrivavano sino alla violenza. La sua struttura fisica era debole e malaticcia. Chi può misurare le sofferenze scaturite da queste cose opposte? Devono esser state tremende, ma non ne diede mai spettacolo. Ne conservò il segreto, lo nascose a tutti gli sguardi sotto l’impenetrabile serenità di una fiera rassegnazione.
Franz Liszt
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Quando le sue sofferenze erano ancora tollerabili, Chopin si mostrava di una bonomia maliziosa che dava un irresistibile fascino ai suoi rapporti con gli amici. Nella conversazione portava quell’humour che fu la grazia principale e il carattere essenziale del suo raro talento.
Hector Berlioz
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Racchiudendosi nell’ambito esclusivo del pianoforte, Chopin diede prova di una delle qualità più preziose in un grande scrittore e senza dubbio delle più rare in uno scrittore comune: la giusta valutazione della forma nella quale gli è dato di eccellere.
Franz Liszt
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Le opere di Chopin sono cannoni sepolti sotto i fiori.
Robert Schumann
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Chopin si riconosce perfino nelle pause.
Robert Schumann
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Chopin si allontana volutamente dai sentieri battuti. Il suo tocco e la sua composizione hanno acquisito una tale reputazione, che per molti egli rappresenta un fenomeno meraviglioso ed inesplicabile.
La rivista “Revue musicale”
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Si sforzava di ridere e ci suonava cosa sublimi che aveva appena composto o, per meglio dire, idee terribili e laceranti che, come a sua insaputa, si erano impadronite di lui in un’ora di solitudine, di tristezza o di spavento. E’ in quei momenti ch’egli ha composto le più belle tra quelle brevi pagine che modestamente intitolava Preludi. Sono capolavori. Molti di essi propongono al pensiero visioni di monaci morti in questo monastero dove ora abitiamo e l’ascolto dei canti funebri che l’ossessionavano. Altri sono malinconici e soavi: li creava nelle ore di sole e di buona salute, al rumore delle risa dei bambini sotto la finestra, al suono lontano delle chitarre, al canto degli uccelli sotto le umide foglie, alla vista delle pallide roselline sbocciate sulla neve. Altri ancora sono di una cupa tristezza e, pur affascinanti all’ascolto, feriscono il cuore.
George Sand
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Questo Chopin è un angelo; la sua bontà, la sua tenerezza e la sua pazienza talvolta mi preoccupano: penso che egli sia di una organizzazione troppo fine, troppo squisita e troppo perfetta per vivere a lungo della nostra grezza e pesante vita terrena. Malato all’estremo, egli ha suonato per me, a Maiorca, una musica che profumava di paradiso, ma sono così abituata a vederlo nel cielo che la sua vita o la sua morte non mi pare contino qualcosa per lui. Neppure lui sa bene in quale pianeta esiste, non si rende affatto conto della vita come la concepiamo e come la sentiamo noi …
George Sand
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Verrà il giorno in cui si orchestrerà la sua musica senza cambiar nulla alla partitura per pianoforte, e in cui tutti sapranno che questo genio, così vasto, così completo, così sapiente come quello dei massimi maestri che egli ha assimilato, ha mantenuto un’individualità ancor più squisita di quella di Johann Sebastian Bach, ancor più potente di quella di Beethoven, ancor più drammatica di quella di Weber …
George Sand
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