Pierre-Auguste Renoir, un omaggio alla bellezza della vita

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"Autoritratto", 1876.

“Autoritratto”, 1876.

Artista dalle immense potenzialità espressive e tecniche, Pierre-Auguste Renoir, soprannominato “il pittore della femminilità” per la sua ineguagliabile resa delle figure femminili ritratte, è stato uno dei massimi esponenti dell’Impressionismo nonché anticipatore delle opere di SignacBraque e dello stesso Cezanne. Gli studi riguardanti la sua vasta opera hanno spesso tralasciato alcuni aspetti affascinanti della sua produzione che lo inseriscono a pieno titolo tra i precursori delle correnti artistiche sviluppatesi successivamente,  Astrattismo compreso.
Così come Claude Monet, insieme al quale dipinge en plein air per un significativo periodo di tempo, il suo stile s’identifica in quei colori stesi sulla tela con rapide pennellate apparentemente noncuranti, il contrasto tra colori complementari per rafforzarne l’effetto, la liberazione dalla “prigionia” del disegno, i riflessi di luci, le ombre colorate e l’abolizione del chiaroscuro tradizionale. Tutto ciò che gli serve per poter creare un’opera in cui forma e colore vengono resi un insieme indistinto.

"L'altalena", 1876.

“L’altalena”, 1876.

D’indole timida e riservata, Renoir nasce a Limoges il 25 febbraio del 1841 da una famiglia modesta. Il padre è un sarto che per poter mantenere i figli si trasferisce con la famiglia a Parigi quando Pierre-Auguste ha quattro anni.
Dieci anni dopo il futuro pittore viene indirizzato dal padre a lavorare come apprendista presso un decoratore di porcellane, stoffe e ventagli. Emerge immediatamente la sua vena artistica ed il padre lo iscrive ad un corso di disegno con la speranza che il figlio diventi un artigiano. Le aspettative del padre vengono deluse quando, grazie al maestro Charles Gleyre, il giovane Renoir viene ammesso nel 1862 all’Ecole des Beaux-Arts, dove viene a contatto con i protagonisti più rilevanti di quella breve e intensa stagione artistica denominata Impressionismo.
renoir 16Si reca infatti insieme a Bazille, SisleyMonet nella foresta di Fontainebleau, a sudovest della Senna, per sperimentare la pittura en plein air (all’aria aperta) in cui gli artisti impressionisti portano il cavalletto sul posto da immortalare e realizzano i loro dipinti senza alcuna rielaborazione nell’atelier. Il motivo di tale scelta deriva dall’esigenza di voler rappresentare efficacemente la qualità della luce di cui ne colgono mirabilmente i continui mutamenti.
Nel 1864 realizza l’opera “Esmeralda che danza” con cui partecipa all’esposizione del Salon e comincia a farsi conoscere, sebbene non sia ancora in grado di potersi mantenere economicamente e sono i suoi amici Sisley e Bazille ad aiutarlo a sopravvivere. L’opera accolta al Salon non è stata più ritrovata e qualche studioso ritiene che sia stata distrutta dallo stesso artista.
In quegli anni di formazione conosce anche Gustave Coubert ed i suoi primi dipinti, che gli studiosi considerano prettamente impressionisti fornendo una collocazione temporale oscillante tra il 1870 e il 1881 circa, si notano non solo le influenze coloriste di Delacroix, ma anche quelle dello stesso Coubert e di Manet, da cui trae ispirazione per l’utilizzo del nero e la ricerca del realismo, particolarmente evidenti in quel primo periodo.

"La Grenouillére", 1869.

“La Grenouillére”, 1869.

Pur lavorando fianco a fianco con Monet, la pittura di Renoir ha delle caratteristiche che lo distinguono dall’amico.

"Bambina con l'innaffiatoio", 1876

“Bambina con l’innaffiatoio”, 1876

I soggetti ritratti sono perlopiù identici, ma le tonalità cromatiche di Renoir sono più accese ed ancor più emotivamente coinvolgenti; il pittore si lascia trascinare completamente e senza alcun freno dall’emozione che un soggetto suscita in lui.

"La passeggiata", 1870.

“La passeggiata”, 1870.

Le opere di questo poeta acuto e particolarmente sensibile alla bellezza che lo circonda vengono rese nella rappresentazione di paesaggi naturali e urbani, popolati da gente comune, con vibranti tocchi di colore che avvolgono i personaggi in un’atmosfera dinamica e volutamente poco chiara nei dettagli.

"In barca sulla Senna", 1875.

“In barca sulla Senna”, 1875.

La sua delicatezza d’animo lo porta a catturare le emozioni percepite nell’osservare il viso dolce di una bambina, la tranquillità di un corso d’acqua, l’atmosfera briosa di una festa danzante ed anche la gioiosa semplicità di una natura morta.

"Le Pont-Neuf", 1872.

“Le Pont-Neuf”, 1872.

Come gli altri suoi contemporanei impressionisti, Renoir rigetta i soggetti mitologici o religiosi. Il suo interesse è quello di “sorprendere” il mondo che lo circonda alternando paesaggi naturali a quelli urbani e dando così un’immagine artistica della Parigi di quel periodo, non solo capitale della cultura e dell’arte, ma anche città dello spettacolo e del divertimento. Il ballo e le feste danzanti appaiono in molti suoi dipinti, così come alcune scene di vita quotidiana che coinvolgono persone comuni.

"La colazione dei canottieri", 1881.

“La colazione dei canottieri”, 1881.

Qualsiasi istante del tutto ordinario diviene, così come accade anche nel quadro “La colazione dei canottieri” (1881), uno spunto per ritrarre la bellezza quasi commovente di ogni momento della nostra vita che non sempre siamo in grado di cogliere.

"Il palco", 1874.

“Il palco”, 1874.

Renoir ha l’abilità di imprimere la gioia che invade la sua vita e, grazie a questa tecnica, nei suoi quadri si percepisce una spensieratezza mista ad allegria che rende le sue opere traboccanti di gioia di vivere. Attraverso la potenza delle sfumature della luce che modellano le forme delle sue composizioni riesce ad immortalare quei momenti di tranquillità e pace che tutti noi cerchiamo continuamente, ma che non sempre riusciamo ad afferrare o a comprendere.

"Giovane donna al piano", 1873.

“Giovane donna al pianoforte”, 1873.

La sua abilità nel genere ritrattista gli procura in breve tempo una grande notorietà accompagnata da una richiesta di commissioni che finalmente riescono a dare all’artista una discreta tranquillità economica.

"La lettrice", 1875.

“La lettrice”, 1875.

Nel 1880 conosce Aline Victorine Charigot, un’operaia tessile, che lavorerà come modella del pittore e diventerà poi la sua amante. Dieci anni dopo, Pierre e Aline si sposeranno e avranno tre figli.

Ritratto di Aline Victorine Charigot, 1883.

Ritratto di Aline Victorine Charigot, 1883.

Raggiunta la sicurezza economica, Renoir comincia a viaggiare e visita dapprima l’Algeria e poi l’Italia, dove resta profondamente colpito dai maestri rinascimentali e avvertendo così l’esigenza di una ricerca di perfezionamento delle forme per penetrare il rigore del classicismo.
Sebbene abbia già raggiunto la fama, Renoir continua a sperimentare e, dal 1883 comincia quel periodo denominato dallo stesso artista “agro“, e che si protrae fino al 1890.
Abbandona la pittura en plein air, rompe con l’impressionismo usando delle parole che mostrano il suo dirompente bisogno di proseguire nella ricerca pittorica: «Avevo spremuto l’impressionismo quanto più potevo ed ero giunto alla conclusione che non sapevo né disegnare né dipingere. In una parola, l’impressionismo era, per quanto mi riguardava, un vicolo cieco».
Una fase pittorica di breve durata, ma anch’essa affascinante e che vede la nascita di opere in cui si accentua la cura dei dettagli ed una evidente predilezione per le tonalità fredde che il pittore usa per definire quei contorni rifiutati durante il periodo impressionista. Un cambiamento repentino, ma ugualmente significativo e da non minimizzare solo perché Renoir è stato sempre considerato solo ed esclusivamente il pittore impressionista secondo solo a Monet. La sorpresa dell’attimo che con pennellate rapide cattura nelle sue tele, lascia il posto ad uno studio minuzioso dell’immagine. L’arte classica, in modo particolare quella di Raffaello, darà vita ad un classicismo molto singolare che vede fondersi un ampio risalto ai contorni delle figure insieme ad un uso libero dei colori.

"Fanciulle al piano", 1889.

“Fanciulle al pianoforte”, 1889.

Alla fine del 1889 Renoir si trasferisce a Montmartre in una casa che in famiglia sarà soprannominata “il castello delle brume.”
La sua vita procede serenamente, dopo il matrimonio con Aline, e molti saranno i riconoscimenti da parte del governo francese. Il suo quadro “Fanciulle al pianoforte” viene acquistato dallo Stato e nel 1900 l’artista viene insignito della Legion d’Onore.
Negli anni ’90 la sua produzione artistica raggiunge un momento di reale pienezza; è la cosiddetta epoca delle “Donne al bagno” (figure femminili che il nostro pittore accompagna dall’infanzia alla fanciullezza fino ad una femminilità più matura), delle nature morte e di numerosi paesaggi. Si affinano le forme e Renoir scopre, con l’avanzare degli anni, il gusto di ritrarre i nudi. Illumina maggiormente le sue tele utilizzando il colore giallo che mescola al blu e al verde.

"Donna al bagno dai capelli lunghi", 1896.

“Donna al bagno dai capelli lunghi”, 1896.

In quest’ultimo periodo le nature morte ed i paesaggi da lui dipinti assumono un fascino particolare perché si discostano del tutto dall’Impressionismo, di cui serba solamente l’audacia dei colori, e giunge ad uno stile più astratto testimoniando così la complessità di questo grande autore.

"Vaso di peonie", 1890.

“Vaso di peonie”, 1890.

Nel dipinto che ho riportato sopra si nota un grande bouquet di peonie realizzato con colori corposi e pennellate rapide e larghe. Un Renoir un po’ insolito di cui poco si parla e che abbandona le superfici morbide e patinate delle bagnanti, anticipando colui che è stato considerato il precursore del cubismo. Se si osserva con attenzione quest’opera, ci si rende conto che è solo il colore a costituire la figura ritratta, le pareti non si vedono ed il vaso non sembra poggiato su un tavolo. Anche Renoir contribuisce all’arte moderna dieci anni prima del rivoluzionario Cezanne.
Dal 1912 le condizione di salute di Renoir peggiorano ulteriormente e i dolori reumatici si accentuano costringendolo a restare inchiodato ad una poltrona. L’artrite reumatoide gli deforma anche le mani, ma Renoir continua a dipingere facendosi legare il pennello al polso perché le mani, ormai piene di piaghe, sono bendate per impedire che si irritino ulteriormente.

"Le bagnanti", 1918-19.

“Le bagnanti”, 1918-19.

Si spegnerà a causa di un’infezione polmonare il 3 dicembre del 1919 a Cagnes-sur-Mer, in Provenza, dove si era trasferito per allontanarsi dal clima umido di Parigi.
La tenacia nel dipingere fino agli ultimi giorni della sua vita ha reso la sua figura leggendaria tra i suoi contemporanei. A noi rimangono dei quadri di rara bellezza ed eleganza in cui il lato umano di Renoir appare sempre ben evidente così come appare in una delle sue opere più note, appartenente al periodo impressionista, il “Ballo al Moulin de la Galette” (1876). 

"Ballo al Moulin de la Galette", 1876.

“Ballo al Moulin de la Galette”, 1876.

Con questo dipinto energico e vitale che Georges Rivière, amico del nostro pittore, definisce «una pagina di storia, un prezioso monumento della vita parigina, raffigurato con rigorosa esattezza», concludo il mio piccolo omaggio a questo immenso e complesso artista che è riuscito a trasmetterci il suo infinito amore per la vita.
Di seguito alcuni suoi pensieri.


Dispongo il mio soggetto come voglio, poi mi metto a dipingerlo come farebbe un bambino. Voglio che il rosso sia sonoro e squillante come una campana, quando non ci riesco aggiungo altri rossi ed altri colori finché non l’ottengo. Non ci sono altre malizie. Non ho regole né metodi; chiunque può esaminare quello che uso o guardare come dipingo, e vedrà che non ho segreti. Guardo un nudo e ci vedo miriadi di piccole tinte. Ho bisogno di scoprire quelle che fanno vibrare la carne sulla tela. Oggi si vuole spiegare tutto. Ma se si potesse spiegare un quadro non sarebbe più arte. Vuole che le dica quali sono, per me, le due qualità dell’arte? Dev’essere indescrivibile ed inimitabile … L’opera d’arte deve afferrarti, avvolgerti, trasportarti“.

“Com’è difficile capire nel fare un quadro qual è il momento esatto in cui l’imitazione della natura deve fermarsi. Un quadro non è un processo verbale. Quando si tratta di un paesaggio, io amo quei quadri che mi fanno venir voglia di entrarci dentro per andarci a spasso.”

 



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