L’antiutopia di George Orwell

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George Orwell, biografia, pensiero, opere e citazioni

George Orwell, pseudonimo di Eric Arthur Blair, scelse tale nome d’arte ispirandosi al fiume Orwell della contea di Suffolk, in Inghilterra. Nato il 25 giugno del 1903 a Motihari, in India, in quel periodo ancora sottomessa al dominio britannico, viene mandato in Inghilterra nel 1907, dove, nel corso degli anni, si distinguerà brillantemente negli studi al punto da vincere una borsa di studio ed essere ammesso al prestigioso Eton College. Soffre per l’atteggiamento superbo degli altri studenti nei suoi confronti, figlio di un umile dipendente statale, e diventa presto consapevole delle ingiustizie e delle contraddizioni sociali presenti anche in paesi considerati “civili”.
Nel 1922 lascia gli studi e ritorna in India dove si arruola nella Polizia Imperiale in Birmania. Ma vi lavora per pochi anni, disgustato dalla sporcizia morale e dall’arroganza dell’Impero Britannico. Tale esperienza lo segna profondamente e da quel momento in poi indirizza la sua vita ad una fuga continua da ogni forma di dominio dell’uomo sull’altro.
Torna in Inghilterra con l’esigenza di dover in qualche modo espiare il breve periodo trascorso in India come collaboratore di una potenza responsabile di una terribile repressione verso una popolazione inerme. Decide di scrivere e di conoscere meglio gli ambienti sociali più degradati per conoscere le umiliazioni vissute dagli invisibili di questa terra; svolge i lavori più umili e trae ispirazione per la propria produzione letteraria dalle vicende sperimentate in prima persona.
Il suo romanzo d’esordio, “Senza un soldo a Parigi e Londra“, viene pubblicato nel 1933 con lo pseudonimo di George Orwell ed evidenzia lo studio della povertà ed i suoi effetti devastanti sull’animo umano. L’anno successivo pubblica il romanzo “Giorni in Birmania“, ispirato alla sua breve ma significativa esperienza come militare dell’Impero Britannico. Uno dei protagonisti del romanzo, infatti, di nome Flory, presenta molte caratteristiche della personalità di Orwell, deteriorato da un sistema che disapprova, ma che, a differenza dello scrittore, non abbandonerà l’esercito e vi resterà fino alla morte.

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Seguiranno altri romanzi tra cui “La figlia del reverendo” e “La strada per Wigan Piar“. In quest’ultimo Orwell descrive il tragico impatto della “Grande Depressione” in una piccola cittadina industriale, Wigan, sotto forma di un reportage che mette in evidenza in modo palese il credo socialista dello scrittore.
orwell 12Quando scoppia la guerra civile in Spagna, nel 1936, si unisce al Partito Operaio di Unificazione Marxista che combatte contro l’esercito di Francisco Franco e resta gravemente ferito durante una battaglia. L’esperienza maturata in Spagna gli lascia un profondo pessimismo; se da un lato gli mostra che il socialismo può essere una temporanea soluzione, dall’altro lo rende consapevole della natura umana, incline alla violenza e al predominio sugli altri.
Scrive il romanzo “Omaggio alla Catalogna” per raccontare la sua partecipazione alla guerra civile e, dopo aver svolto molti differenti lavori, si sposa, adotta un bambino e continua a scrivere. Diventa direttore del settimanale di sinistra “Tribune” e, nonostante il suo animo resti legato all’ideologia socialista, critica violentemente la dittatura comunista sovietica e comincia a scrivere il romanzo che gli recherà notorietà in tutto il mondo: “La fattoria degli animali“. Rifiutato da molte case editrici per l’accesa e e dolorosa satira del regime sovietico, sarà pubblicato dalla “Secker & Warburg” nel 1945 riscuotendo un enorme successo. “La fattoria degli animali” descrive una rivoluzione attuata con il nobile fine di rendere tutti gli animali uguali e liberi dal dominio dell’uomo. Ma alla fine il potere e i privilegi saranno concentrato nelle mani dei maiali, considerati i “più uguali degli altri” che instaurano un regime oligarchico non dissimile a quello che si fingeva di voler abbattere.
Nello stesso anno Orwell perde la moglie e per un periodo di tempo collabora come corrispondente di guerra per conto dell’Observer.
Trascorre gli ultimi anni della sua vita insieme al figlio e alla seconda moglie a Jura, una fredda isola delle Ebridi. Già malato di tubercolosi, il clima del luogo in cui si reca a vivere peggiora le sue condizioni di salute.
Nel 1948 scrive il suo capolavoro “1984“, un’amara satira dei regimi totalitari moderni, ritenuto il lavoro più famoso e influente della letteratura “distopica” ( termine coniato per descrivere l’antitesi dell’Utopia ).

Considerato anch’esso una satira indirizzata al regime sovietico, in realtà, come affermato dallo stesso scrittore, “1984” tratteggia in modo chiaro sia i danni derivanti dalle dittature socialiste sia quelli delle società moderne e contemporanee dominate dal capitalismo. Il romanzo è sovrastato da un’atmosfera cupa e opprimente e l’incubo dell’avvento di società apparentemente libere, mascherate da una falsa democrazia, rende l’opera di Orwell tristemente attuale.
Di seguito alcune delle citazioni più significative del grande scrittore anglo-indiano, deceduto il 21 gennaio del 1950 a Londra, ad appena quarantasei anni di età.


I libri migliori sono proprio quelli che dicono quel che già sappiamo.
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La guerra è pace, la libertà è schiavitù, l’ignoranza è forza.
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Il linguaggio politico è concepito in modo da far sembrare vere le bugie e rispettabile l’omicidio, e per dare parvenza di solidità all’aria.
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A volte il primo compito delle persone intelligenti è la riaffermazione dell’ovvio.
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Perché l’uomo comune è passivo. All’interno di un cerchio ristretto si sente padrone del proprio destino, ma di fronte ai grandi avvenimenti è impotente quanto di fronte agli elementi. Quindi, anziché tentare di influenzare il futuro, si mette giù e lascia che le cose gli succedano.
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Il Partito ricerca il potere in quanto tale. Il bene altrui non ci interessa, è solo il potere che ci sta a cuore. Non desideriamo la ricchezza, il lusso, la felicità, una lunga vita. Vogliamo il potere, il potere allo stato puro.
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Chiunque comprenda il ruolo centrale che la letteratura svolge nello sviluppo della storia umana, deve anche comprendere che la resistenza al totalitarismo, sia esso imposto dall’esterno o dall’interno, è questione di vita o di morte.
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Le persone non si rivolteranno. Non alzeranno gli occhi dai loro schermi, non abbastanza per notare cosa sta accadendo.
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La libertà intellettuale è una tradizione profondamente radicata, senza la quale è improbabile che esisterebbe la nostra cultura specificatamente occidentale. È una tradizione alla quale molti dei nostri intellettuali stanno visibilmente voltando le spalle.
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Se la libertà di stampa significa qualcosa, significa il diritto di dire alla gente ciò che non vuol sentirsi dire.
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Se vuoi un’immagine del futuro, immagina uno stivale che schiaccia una faccia umana – per sempre.
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Nel tempo dell’inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario.
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A nulla vale cambiare le istituzioni se non c’è un «cambiamento del cuore»: in definitiva è questo che Dickens continua a ripetere.
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Dickens attaccò le istituzioni inglesi con una ferocia senza precedenti all’epoca. Eppure, riuscì a farlo senza farsi odiare, e, soprattutto, a farsi apprezzare e lodare dalle stesse persone che aveva criticato, in modo da divenire egli stesso una istituzione nazionale.
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L’invasione della letteratura da parte della politica doveva avvenire. Doveva avvenire, anche se non fosse sorto il problema del totalitarismo, perché noi abbiamo sviluppato una sorta di rimorso che i nostri nonni non avevano, una consapevolezza dell’enorme ingiustizia e miseria del mondo, e un senso di colpa che ci spinge ad agire in qualche modo e che rende impossibile un atteggiamento puramente estetico verso la vita.
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Fra tutti i tipi dell’essere umano, soltanto l’artista si assume la responsabilità di dire che “non può” lavorare. Ma è verissimo; ci sono momenti in cui non si può lavorare. Ancora i quattrini, sempre i quattrini! La mancanza di quattrini diventa disagio fisico e morale, significa squallide preoccupazioni, significa mancanza di tabacco, significa coscienza onnipresente del proprio fallimento, soprattutto significa solitudine. Che altro puoi essere se non un povero diavolo tutto solo con due sterline alla settimana? E in una solitudine di tanta tristezza non si potrà mai scrivere un libro degno di questo nome.
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Forse, la peggiore crudeltà che si possa infliggere a un bimbo è di mandarlo a scuola fra ragazzini più ricchi di lui. Un fanciullo consapevole della propria povertà patirà sofferenze snobistiche tali che una persona adulta non potrebbe nemmeno immaginare.
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Ogni ragazzo intelligente di sedici anni è socialista. A quell’età non ci si avvede dell’uncino che spunta dall’esca massiccia.
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Ma Gordon cominciava a capire quale fosse il loro male. Non si trattava semplicemente della mancanza di quattrini. Ma piuttosto del fatto che, pur non avendo quattrini, continuavano ancora a vivere mentalmente nel mondo dei soldi, quel mondo in cui il denaro è virtú e la povertà delitto. Non la povertà, ma l’irresistibile trazione verso il basso esercitata dalla povertà rispettabile era stata la causa del loro languire. Avevano accettato la morale legata al denaro e quella morale li aveva condannati a morte. Non avevano mai avuto il buon senso di recalcitrare, di reagire, lasciandosi vivere, semplicemente, quattrini o non quattrini, come fanno i ceti inferiori. Come hanno ragione i poveri diavoli! Tanto di cappello al garzone di fabbrica che con quattro pence al mondo mette la sua ragazza in stato interessante! Almeno ha sangue e non quattrini nelle vene!
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George Orwell tiene in braccio un cucciolo di cane durante la Guerra Civile Spagnola

Anche ora, sebbene fosse dicembre, qualche misero relitto umano si stava sistemando sulle panchine, rimboccandosi dei fogli di giornale attorno al corpo a mo’ di coperte. Gordon li guardò senza impietosirsi. Fare il barbone, lo chiamavano. Un giorno o l’altro sarebbe andato anche lui a fare il barbone. E forse non sarebbe stato meglio cosi? Egli non aveva mai sentito pietà per i poveri autentici, genuini. Erano i poveri in giacchetta nera, i piccoli borghesi, che bisognava compiangere.
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I volti rosei, bamboleschi di donne del bel mondo lo fissarono attraverso i finestrini. Maledette cagne da salotto senza cervello. Cagne satolle, sonnolente, alla catena. Molto meglio il lupo solitario del cane servile.
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Non era tanto l’essere stato defraudato d’un pomeriggio passato in compagnia di altri essere umani, anche se ciò era molto; quanto il sentimento che provava di inettitudine, d’insignificanza, di essere relegato in un angolo, ignorato, creatura di cui non valeva la pena d’occuparsi. Avevano rimandato a un altro giorno e non s’erano presi nemmeno la briga di avvisarlo. Avevano avvisati tutti, meno lui. Ecco come la gente ti tratta quando non hai un soldo. Ti insulta sfacciatamente a sangue freddo.
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Il dio quattrino è cosí scaltro. Se almeno tentasse di prenderti al laccio con yachts e corse di cavalli, cocottes e champagne, come sarebbe facile schivarlo. È quando ti circuisce attraverso il senso della tua onestà e della tua dignità che ti trova indifeso, impotente.
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Di solito a questo mondo, se si riscuote un po’ di stima, è per qualche cosa che non si merita affatto.
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L’oppressione è il male della gleba, essendo difatti il lato oscuro della pressione. Tutti sono uguali, ma c’è chi è più uguale di altri. Come il lato scaleno di un triangolo equilatero.
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L’uomo è l’unica creatura che consuma senza produrre. Egli non dà latte, non fa uova, è troppo debole per tirare l’aratro, non può correre abbastanza velocemente per prendere conigli. E tuttavia è il re di tutti gli animali.
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Le creature di fuori guardavano dal maiale all’uomo e dall’uomo al maiale e ancora dal maiale all’uomo, ma già era loro impossibile distinguere fra i due.
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Fu chiaro fin dall’inizio che ogniqualvolta c’era un lavoro da fare, il gatto si rendeva irreperibile.
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I comandamenti (tra parentesi le frasi aggiunte successivamente dai maiali per giustificare le loro azioni).

Qualunque cosa cammini su due zampe è un nemico.

Qualunque cosa cammini su quattro zampe o abbia le ali è un amico.

Nessun animale deve indossare vestiti.

Nessun animale deve dormire in un letto. (con le lenzuola)

Nessun animale deve bere alcol. (in eccesso)

Nessun animale deve uccidere un altro animale. (senza motivo)

Tutti gli animali sono uguali. (ma alcuni sono più uguali degli altri.)

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«La guerra è pace, la libertà è schiavitù, l’ignoranza è forza.» 1984

Una delle più orribili caratteristiche della guerra è che la propaganda bellica, tutte le vociferazioni, le menzogne, l’odio provengono inevitabilmente da coloro che non combattono.
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I vagabondi non sanno parlare di altro, non parlano che della loro vita. Non riescono a intrecciare una conversazione perché i ventri perennemente vuoti svuotano la testa. Il mondo non li interessa, non sono mai sicuri di contare sul prossimo pasto e così non sanno pensare ad altro che al prossimo pasto.
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Sono nuovamente colpito dal fatto che un operaio, non appena fa carriera nei sindacati o si interessa alla politica laburista, diventa, lo voglia o no, un borghese. È così: combattendo la borghesia, ne assume l’aspetto.
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Un fatto è disapprovare le idee politiche di uno scrittore; altra cosa, non necessariamente incompatibile con la prima, è disapprovare lui perché ti costringe a pensare.
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Lo Stato totalitario fa di tutto per controllare i pensieri e le emozioni dei propri sudditi in modo persino più completo di come ne controlla le azioni.
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Sapere dove andare e sapere come andarci sono due processi mentali diversi, che molto raramente si combinano nella stessa persona. I pensatori della politica si dividono generalmente in due categorie: gli utopisti con la testa fra le nuvole, e i realisti con i piedi nel fango.
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La posizione secondo cui l’arte non dovrebbe aver niente a che fare con la politica è già una posizione politica.
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L’obiettivo sottinteso del progresso è, non esattamente, forse, il cervello sotto spirito, ma comunque un orribile abisso subumano di mollezza e inettitudine.
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I cattolici e i comunisti sono simili nel considerare che quelli che non hanno le loro convinzioni non possono essere sia onesti sia intelligenti.
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All’età di cinquant’anni ogni uomo ha la faccia che si merita.
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Il peggior criminale che abbia mai camminato su questa terra è moralmente superiore al giudice che lo condanna alla forca.
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Per quanto delicatamente sia mascherata, la carità è sempre orribile; c’è un disagio, quasi un odio segreto, tra colui che dà e colui che riceve.
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Quanto più si è consapevoli delle proprie inclinazioni politiche, tanto maggiore sarà la possibilità di agire politicamente senza sacrificare la propria integrità estetica e intellettuale.
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Chi controlla il passato controlla il futuro… Chi controlla il presente controlla il passato.
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La menzogna diventa verità e passa alla storia.
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Quando si trova un coniuge ammazzato, la prima persona inquisita è l’altro coniuge: questo la dice lunga su quel che la gente pensa della famiglia.
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Era un po’ curioso pensare che il cielo era lo stesso per tutti, in Eurasia, in Estasia, e anche lì. E la gente sotto il cielo, anche, era sempre la stessa gente… dovunque, in tutto il mondo, centinaia o migliaia di milioni di individui, tutti uguali, ignari dell’esistenza di altri individui, tenuti separati da mura di odio e di bugie, eppure quasi gli stessi…
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Il potere non è un mezzo, è un fine. Non si stabilisce una dittatura nell’intento di salvaguardare una rivoluzione; ma si fa una rivoluzione nell’intento di stabilire una dittatura. Il fine della persecuzione è la persecuzione. Il fine della tortura è la tortura. Il fine del potere è il potere.
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Forse non si desiderava tanto essere amati quanto essere capiti.
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Raccontare deliberatamente menzogne e nello stesso tempo crederci davvero, dimenticare ogni atto che nel frattempo sia divenuto sconveniente e poi, una volta che ciò si renda di nuovo necessario, richiamarlo in vita dall’oblio per tutto il tempo che serva, negare l’esistenza di una realtà oggettiva e al tempo stesso prendere atto di quella stessa realtà che si nega, tutto ciò è assolutamente indispensabile.
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Alzò lo sguardo verso quel volto enorme. Ci aveva messo quarant’anni per capire il sorriso che si celava dietro quei baffi neri. Che crudele, vana inettitudine! Quale volontario e ostinato esilio da quel petto amoroso! Due lacrime maleodoranti di gin gli sgocciolarono ai lati del naso. Ma tutto era a posto adesso, tutto era a posto, la lotta era finita. Era riuscito a trionfare su se stesso. Ora amava il Grande Fratello.
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Accettare la civiltà quale essa è significa praticamente accettare la decadenza.
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Dobbiamo mettere bene in chiaro che nel movimento socialista c’è posto per esseri umani, o la partita è chiusa.
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“Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni animali sono più uguali degli altri.” La fattoria degli animali.

Il fine di uno scherzo non è quello di degradare l’essere umano ma di ricordargli che è già degradato.
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Il non esporre i propri pensieri ad un adulto sembra una cosa istintiva dai sette od otto anni in su.
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L’esperienza mi aveva insegnato molto presto che possiamo commettere degli errori indipendentemente dalla nostra volontà, e poco tempo dopo imparai anche che possiamo commettere degli errori senza neanche capire cosa abbiamo fatto e perché siano errori.
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La pubblicità è il rumore di un bastone in un secchio di rifiuti.
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Mettete un pacifista a lavorare in una fabbrica di bombe e in due mesi egli avrà ideato un nuovo tipo di bomba.
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Parte del motivo della bruttezza degli adulti, agli occhi di un bambino, è che il bambino di solito guarda in su, e poche facce appaiono al meglio se viste dal basso in alto.
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Poiché i nostri pensieri sono fatui, la lingua diventa sgradevole e sciatta, ma la trascuratezza della lingua favorisce a sua volta la tendenza ad avere fatui pensieri.
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Sapere dove andare e sapere come andarci sono due processi mentali diversi, che molto raramente si combinano nella stessa persona.
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Per vedere cosa c’è sotto il proprio naso occorre un grande sforzo.
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Se si elimina la libertà di parola, le facoltà creative inaridiscono.
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Siano benedetti coloro che sono colpiti da mali comuni! Beati i poveri, i malati, gli infelici in amore, giacché il prossimo almeno conosce le loro pene e ne ascolterà con simpatia la descrizione.
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Un romanzo è in pratica una forma protestante di arte; è un prodotto di una mente libera, di un individuo autonomo.
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Un uomo può iniziare a bere perché si sente un fallito, e diventarlo ancor più completamente perché beve. Lo stesso sta ora avvenendo con la lingua inglese.
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“Le persone crederanno a ciò che i mass media diranno loro di credere.”

Le masse non si ribellano mai in maniera spontanea, e non si ribellano perché sono oppresse. In realtà, fino a quando non si consente loro di poter fare confronti, non acquisiscono neanche coscienza di essere oppresse. Abbandonati a se stessi, continueranno, generazione dopo generazione, secolo dopo secolo, a lavorare, generare e morire, privi non solo di qualsiasi impulso alla ribellione, ma anche della capacità di capire che il mondo potrebbe anche essere diverso da quello che è.

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