Pino Daniele, l’anima giovanile di Napoli

Pino Daniele, uno dei più grandi cantautori italiani, è riuscito a fondere nelle sue indimenticabili canzoni diversi generi musicali, creando così uno stile inconfondibile, un nuovo sound napoletano che sposa le melodie mediterranee con le sonorità blues, jazz, soul e rock.
pino daniele 5Primo dei sei figli di un modesto lavoratore portuale, nasce il 19 marzo del 1955 a Napoli, in un vicolo a ridosso del monastero di Santa Chiara. A causa delle difficili condizioni economiche dei genitori, è costretto a trasferirsi da bambino a casa di due sue anziane zie che gli offrono una sistemazione dignitosa in un appartamento vicino la casa della sua famiglia. Studia ragioneria ed impara a suonare la chitarra da autodidatta. Cresciuto nel periodo della contestazione giovanile sessantottina, risentirà dell’influenza di quegli anni irripetibili di speranze e amarezze, ben evidenti nelle sue prime produzioni musicali.
Si iscrive all’Orientale di Napoli, ma presto, consapevole della sua vera vocazione, decide di intraprendere un percorso artistico proprio nella stessa Napoli, città in pieno e vibrante fermento musicale sullo sfondo del sassofono di James Senese che “porta le cicatrici della gioia e del dolore della vita.
Ed anche le canzoni di Pino Daniele, la cui attività artistica muove i primi passi in un periodo storico in cui i testi non sono secondari alla musica e le parole si liberano in una vibrante poesia di sogni e impegno sociale, ci immergono già dal suo primo album “Terra mia” (1977) in quella saudade in cui sembra schiudersi un messaggio di speranza, che nella canzone “Napule è” viene affidata al canto delle “criature” napoletane.

Napule è a
voce de’ criature
che saglie chianu chianu
e tu sai ca
nun si sulo…
La rivoluzione artistica attuata da Pino Daniele, che si distacca del tutto della tradizionale canzone napoletana, melodica e sognante, si può cogliere nel suo realismo di cantautore impegnato nel sociale che mostra una Napoli priva di retorica, piena di contrasti sociali in cui emerge l’inquietudine di un uomo che “ieri si era incazzato ed oggi è vero…e vuole di più…”

Quella fusione iniziale tra blues e melodia napoletana si apre ogni giorno di più ai suoni del mondo, senza alcun pregiudizio, consapevole dell’arricchimento culturale che ogni popolo è in grado di donare all’altro.

Pino Daniele, biografia e citazioni
«Figura di capitale importanza nel pop degli anni Ottanta, Daniele ha, tra i molti meriti, quello di aver saputo esprimere la musicalità napoletana sgombrando il campo da ogni folklore formato cartolina. Con rigore e passione, senza rinnegare le proprie radici, ma anzi esaltandole in una fantasmagoria di stili e di suggestioni, è riuscito a fare di Napoli un ideale cosmopolita, un luogo sospeso tra America e Arabia, verso l’Europa e oltre le acque tropicali. Soul mediterraneo e salsa cubana, spleen borbonico e blues d’importazione, nella sua musica vive la sintesi di un patrimonio di suoni immenso, di colori che prima di lui nessuno era riuscito ad accostare, in Italia, con tanta naturalezza» ( Da “Il dizionario della canzone italiana“).
Artista di fama internazionale, si sposa tre volte e dalle prime due mogli ha cinque figli.

Ricordo, dei suoi ventitré album, soprattutto i primi, per il segno indelebile lasciato da canzoni ancora oggi attuali e in cui i messaggi lanciati dall’autore erano molto più espressivi e potenti delle sue ultime produzioni che, a parte qualche raro caso, mostrano un cantautore meno affascinante del passato.
Solo in quei primi album sono racchiuse quelle poesie che hanno accompagnato la rabbia e la dolcezza dei giovani di quel periodo storico, carichi di adrenalina e di sogni.


Si spegne il 4 gennaio del 2015 a Roma, stroncato da un infarto, ad appena cinquantanove anni.
Vorrei ricordare questo grande artista con alcuni suoi pensieri e brani tratti da quelle canzoni che hanno inneggiato ad una delle città più belle del mondo, denunciandone, talvolta velatamente, il disagio, tematica totalmente assente nelle produzioni musicali della tradizione napoletana.
Nel riascoltare le sue canzoni si avverte ancora oggi il grido giovanile di una generazione che aveva cercato di cambiare pacificamente il mondo senza raggiungere quell’obiettivo. Ma nonostante quel fallimento, le parole e la musica create da Pino Daniele riescono a trasportarci dolcemente in quegli anni lasciandoci per un po’ dimenticare una quotidianità dominata dall’adorazione del dio denaro e del consumismo.
Pino Daniele è quarant’anni di musica che è riuscita a conciliare la tradizione napoletana a suggestioni di respiro internazionale.
Quarant’anni di memorabili collaborazioni.
Quarant’anni di dolcezza malinconica rassicurante anche sotto quella pioggia che deve cagnà l’aria.
Pino Daniele è la maschera triste e gioiosa di Napoli…e forse di un po’ tutti noi.

Pino Daniele, biografia e citazioni
E po’ se faccio ‘e corna, nun è pe cattiveria, è che ce l’aggio a morte cu chi sfrutta ‘a miseria.
***
Io credo che un artista, oltre a seguire quello che ha in testa, deve dimostrare a se stesso di saper confrontare la propria creatività con quelli che sono grandi, con quelli che sono appena arrivati sulla scena, con gente che parla lingue diverse.
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Parole e musica nascono assieme. È roba che fa da sempre parte della mia vita. Perché io stesso nasco in musica. In questo suono a tratti mediterraneo, io e i miei ci riconosciamo. Napoli è molto vicina all’Africa e anche all’America.
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Scrivo canzoni perché non riesco altrimenti a dire quello che sento. Cerco di non scrivere testi, ma poesie d’amore.
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Vivo fregandomene delle classifiche, del marketing e della discografia. Tanto i risultati arrivano quando non ci pensi proprio. La paranoia della classifica o del disco suonato in radio, la rincorsa agli umori e ai gusti di direttori artistici dei network… Basta! Ho vissuto in questo lavoro momenti belli e voglio continuare a viverli. Non sapendo che cosa vuole la gente io faccio quello che mi sento. Le nuove stagioni non mi fanno paura. Cerco di invecchiare con dignità, senza smettere di combattere, tirando fuori la grinta quando la sento.
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Terra mia, terra mia | comm’è bello a la penza’. | Terra mia, terra mia | comm’è bello a la guarda’. | Nunn è ‘o vero nun è sempre ‘o stesso | tutt’ ‘e journe po’ cagna’ | ogge è dritto, dimane è stuorto | e chesta vita se ne va.
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Appocundria me scoppia ogne minuto ‘mpietto | pecchè passanno forte | haje scuncecato ‘o lietto. | Appocundria ‘e chi è sazio e dice ca è diuno | appocundria ‘e nisciuno.
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Nun da’ retta è meglio ca ognuno penza a sé. | Nun fa’ comm’ ‘a mme | che parlo sulo | che faccio capa e muro.
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E se hai la pelle nera | amico guardati la schiena. | Io son stato marocchino | me l’han detto da bambino | viva viva ‘o Senegal!
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Masaniello è crisciuto, eh | Masaniello è turnato | Je so pazzo, ah | Je so pazzo, eh | Nun ce scassato ‘o cazzo!
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Napule è ‘na carta sporca | e nisciuno se ne ‘mporta | e ognuno aspetta ‘a ciorta.
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Sienti fa accussì, nun da’ retta a nisciuno; fatte ‘e fatte toie ma si hai ‘a suffrì caccia ‘a currea.
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Na tazzulella ‘e cafè | Acconcia a vocca a chi nun po’ sapè | E nuje tiramm annanz ch’è rulur ‘e panz | E ‘nvec ‘e c’aiuta c’abboffan ‘e cafè.
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A vita è ‘nu muorzo ca nisciuno te fa dà ncoppa a chello ca tene.
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Guagliò, ma che te ne fotte?! E quando good good cchiù nero da notte nun può venì!
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E prova a te girà’ pe’ dinto ‘o lietto ‘e notte, c’arteteca ‘e chi è stato tutt’a vita ‘a sotto…
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Je so’ pazzo, je so’ pazzo ho il popolo che mi aspetta e scusate vado di fretta. Non mi date sempre ragione, io lo so che sono un errore, nella vita voglio vivere almeno un giorno da leone e lo Stato questa volta non mi deve condannare, pecchè so’ pazzo, je so’ pazzo ed oggi voglio parlare…
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E vivrò, sì vivrò tutto il giorno per vederti andar via, fra i ricordi e questa strana pazzia e il paradiso, che non esiste, chi vuole un figlio non insiste…
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Se la mia fede è solo in quello che si vede forse i miei sogni nessuno mai li fermerà. Portami via, portami via con te in questa lucida follia. Portami via, Portami via perché ho voglia di ricominciare senza farmi più condizionare.
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Abbracciami perché mentre parlavi ti guardavo le mani. Abbracciami perché sono sicuro che in un’altra vita mi amavi. Abbracciami anima sincera. Abbracciami questa sera, per questo strano bisogno anch’io mi vergogno. Che male c’è, che c’è di male se la mia vita ti appartiene ed è normale. Che male c’è, che c’è di male se chiudo gli occhi e insieme a te sto così bene.
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Mina voce d’Italia, ancora oggi, in piena era dei talent show e del televoto che promuove a star ragazzini e boccia cantanti con decenni di carriera alle spalle, è il simbolo di un Paese che forse non la merita. La sua ironia, la sua dignità, la sua indolente libertà, il suo silenzio parlano più di mille urlate opinioni da talk show che non dicono niente.
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A me me piace ‘o blues | e tutt’ ‘e juorne aggia canta’.
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Tu dimmi quando, quando, | non guardarmi adesso amore, | sono stanco | perché penso al futuro. | Tu dimmi quando, quando | siamo angeli | che cercano un sorriso, | non nascondere il tuo viso | perché ho sete, ho sete ancora.
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Pino Daniele, biografia e citazioni

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