Immagini e citazioni ( Ottobre 2024 )

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La commovente lettera di un cane al suo umano.
Mio amato umano, so che stai piangendo perché è giunto il mio momento di partire. Non piangere, per favore, perché devo prima spiegarti alcune cose. Tu sei triste perché sto per andarmene, ma io sono felice di averti conosciuto! In quanti muoiono senza aver mai conosciuto qualcuno di speciale?
Gli animali a volte passano tanto tempo soli, conoscendo la fame, la sete, il freddo e il pericolo, temendo di non trovare un modo per sopravvivere ad una notte troppo fredda o in un ambiente pericoloso. Vediamo quotidianamente alcuni noi essere maltrattati senza poter fare nulla per aiutarli.
A volte, quando siamo nei canili, veniamo adottati dopo un anno, mentre a volte gli anni passano in quelle gabbie senza poterci mai godere il calore di una casa vera e propria. Tante persone fanno molto per noi, ci danno da mangiare e ci curano ogni giorno. Hai idea di quanto le persone come te siano importanti per noi? E sai qual è la cosa più importante? Il nome che pronunciate appena ci vedete! Significa che siamo importanti, che abbiamo un valore per qualcuno e al giorno d’oggi non è una cosa da tutti. Non posso dirti quanto una cosa del genere ci renda felici! Per noi una casa qualunque è un palazzo immenso, ogni parco una foresta grandissima dove scoprire una novità ad ogni angolo.
E, soprattutto, quando siamo con voi umani, non siamo soli perché a nessuno piace la solitudine! E se ora sei triste perché me ne sto andando, ricordati un’ultima cosa: non pensare di aver potuto fare abbastanza per me, perché hai già fatto davvero tanto! Devi sapere che noi animali viviamo intensamente ogni momento, perché sappiamo che la nostra vita è breve e incomincia quando conosciamo l’amore… e con te io l’ho conosciuto subito! E ora ti chiedo di non dirmi addio ma solo un arrivederci… un giorno ci rincontreremo e continueremo a giocare insieme!
Da “Universo Animali
( 📸 via Pinterest )

 

Sii padrone soltanto di quello che puoi portare con te; conosci lingue, conosci paesi, conosci persone.
Lascia che la tua memoria sia la tua borsa da viaggio.
– Aleksandr Isaevič Solženicyn
( 📸 da Pinterest )

 

Non ho mai chiesto di essere creato e di nascere così inadatto a una simile realtà. Io chiedo solo, ora che sono vivo e consapevole,
l’estasi di cui la mia anima ha bisogno.
Jack Kerouac
( 📸 Jack Kerouac nella Route 66, via Pinterest )

 

Abbiamo costruito un sistema che ci persuade a spendere il denaro che non abbiamo, in cose di cui non abbiamo bisogno, per creare impressioni che non dureranno, su persone che non ci interessano.
– Emile Henry Gauvreau
( 📸 da Pinterest )

 

Friedrich Nietzsche fu protagonista di uno degli episodi più commoventi nella storia dei pensatori occidentali.
Era il 1889 e il filosofo viveva in una casa di via Carlo Alberto, a Torino. Una mattina, mentre si dirigeva verso il centro della città, si trovò di fronte a una scena che cambiò la sua vita per sempre.
Vide un cocchiere che colpiva con forza il suo cavallo, stremato e incapace di proseguire. L’animale era completamente esausto, senza più forze per andare avanti. Tuttavia, l’uomo continuava a frustarlo per costringerlo a muoversi nonostante l’evidente stanchezza.
Nietzsche rimase sconvolto da quanto stava accadendo. Si avvicinò rapidamente e, dopo aver rimproverato il cocchiere per il suo comportamento, abbracciò il cavallo ormai a terra e iniziò a piangere. I testimoni raccontano che gli sussurrò alcune parole all’orecchio, parole che nessuno riuscì a udire. Secondo la leggenda, le ultime parole del filosofo furono: “Madre, sono stupido”.
Dopo quel momento, Nietzsche cadde a terra privo di sensi e la sua mente collassò. Non parlò più per i successivi dieci anni, fino alla sua morte. Non riuscì mai a riprendere la sua vita razionale dopo quell’episodio. La polizia fu avvisata e il filosofo venne arrestato per aver disturbato l’ordine pubblico. Poco dopo, fu portato in un sanatorio.
La società dell’epoca considerò il gesto di Nietzsche — abbracciare il cavallo maltrattato e piangere con lui — come una manifestazione della sua follia. Sebbene molti vedano ancora oggi l’episodio come il frutto della sua malattia mentale, ci sono anche interpretazioni più profonde e consapevoli.
Lo scrittore Milan Kundera, nel suo romanzo L’insostenibile leggerezza dell’essere, riprende l’episodio di Nietzsche e lo interpreta come una richiesta di perdono. Secondo Kundera, Nietzsche chiese scusa al cavallo a nome dell’intera umanità, per la crudeltà con cui trattiamo gli altri esseri viventi, per esserci trasformati nei loro carnefici e averli sottomessi al nostro servizio.
Nietzsche non era noto per un particolare interesse verso il mondo animale o per una sensibilità ambientale, ma senza dubbio l’episodio del maltrattamento ebbe un impatto enorme su di lui. Quel cavallo fu l’ultimo essere con cui stabilì un contatto reale ed emotivo. Non si identificò tanto con l’animale stesso, quanto con il suo dolore, trovando un legame che trascendeva l’immediato. Era un’identificazione con la vita.
Oggi sempre più persone, sia dentro che fuori dall’ambito scientifico, riconoscono quanto sia aberrante il maltrattamento degli animali.
– Pedro Arturo Hernández Zeta
( Immagine da Pinterest )

 

Il mio cane mi guardava, con quegli occhi più puri dei miei, perdeva tempo ma mi guardava, con lo sguardo che mi ha riservato tutta la sua dolce, pelosa vita, la sua vita silenziosa, vicino a me, senza mai disturbarmi e senza chiedermi nulla.
Pablo Neruda
( Foto da Pinterest )

 

La notte impone a noi la sua fatica magica.
Disfare l’universo, le ramificazioni senza fine di effetti e di cause che si perdono in quell’abisso senza fondo, il tempo.
La notte vuole che stanotte oblii il tuo nome, i tuoi avi e il tuo sangue, ogni parola umana ed ogni lacrima, ciò che potè insegnarti la tua veglia, l’illusorio punto dei geometri, la linea, il piano, il cubo, la piramide, il cilindro, la sfera, il mare, le onde, la guancia sul cuscino, la freschezza del lenzuolo nuovo.
Gli imperi, i Cesari e Shakespeare e, ancora più difficile, ciò che ami.
Curiosamente, una pastiglia può svanire il cosmo e costruire il caos.
– Jorge Luis Borges, “Il sogno“.
( Foto da Pinterest )

 

[L’indifferenza e l’apatia sono il velo che avvolge il cuore umano, spegnendo ogni scintilla di connessione e lasciando che il mondo sfumi in un grigio privo di significato.]
( “Indifference” di Ann George via Pinterest )

Er Compagno Scompagno” di Trilussa.
Un Gatto, che faceva er socialista
solo a lo scopo d’arivà in un posto,
se stava lavoranno un pollo arosto
ne la cucina d’un capitalista.
Quanno da un finestrino su per aria
s’affacciò un antro Gatto: – Amico mio,
pensa – je disse – che ce sò pur’io
ch’appartengo a la classe proletaria!
Io che conosco bene l’idee tue
sò certo che quer pollo che te magni,
se vengo giù, sarà diviso in due:
mezzo a te, mezzo a me… Semo compagni!
– No, no: – rispose er Gatto senza core
io nun divido gnente cò nessuno:
fo er socialista quanno sto a diggiuno,
ma quanno magno sò conservatore!
( 📸 da Pinterest )
Il 26 ottobre del 1871 nasceva il poeta, scrittore e giornalista Trilussa, pseudonimo anagrammatico di Carlo Alberto Salustri. Famoso per le sue poesie dialettali romanesche, usò un linguaggio colloquiale e accessibile per trattare tematiche profonde e universali come la morale, le ipocrisie sociali e la politica.

 

La solitudine non è solo assenza di persone. È l’assenza di scopo, l’assenza di significato. Quando ti ritrovi in ​​un mondo dove tutto sembra estraneo e distante, dove ogni connessione è superficiale e ogni tentativo di comprensione incontra l’indifferenza, ti rendi conto che la vera solitudine non è essere soli, ma sentirsi soli in un mondo che non ha più senso.
– Haruki Murakami
( Foto da Pinterest )

 

…per questo sentire nostro acuto e pugnalante.
– Chandra Livia Candiani
( Foto da Pinterest )

 

Al fianco del popolo di Valencia, che vive in prima linea la devastazione della crisi climatica: più di 200 vite spezzate e 120.000 persone costrette a lasciare le loro case. Difendere la terra è ormai un atto d’amore necessario verso ciò che ci sostiene e un impegno imprescindibile per chi verrà dopo di noi.
( 📸 dal Web )

 

Dedicato a chi appena le temperature si abbassano di pochi gradi già rimpiange le estati infinite e torride.
Dedicato a chi si fa il selfie al mare a metà ottobre trovando molto figo poter fare ancora il bagno.
Dedicato a chi perché nel suo buco di culo di paese, fa un po’ più fresco del solito per tre giorni, riesce a dire che sono tutte balle ste storie del riscaldamento della terra.
Dedicato a chi non crede a quello che il 99% dei climatologi ci sta urlando disperatamente da anni.
Dedicato a chi nega.
Il mare mediterraneo ormai è diventato una bomba atomica, talmente caldo da produrre eventi climatici estremi uno dietro l’altro, dove nessuno può sentirsi al sicuro, neanche nelle grandi città.
Dedicato a chi fa sembrare l’orchestra del Titanic un simposio di gente matura e responsabile.
– Luca Paladini
( Immagine reperita nel web )

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