«Ma tu chi sei che avanzando nel buio della notte inciampi nei miei più segreti pensieri?»
Per rendere omaggio al grande poeta e drammaturgo inglese William Shakespeare, nato probabilmente il 23 aprile 1564, e della cui paternità delle sue opere molti sono gli studiosi a nutrire qualche dubbio, la capanna vuole ricordare uno dei film più travolgenti ed emozionanti della storia del cinema.
Il film in questione è Romeo + Giulietta, di Baz Luhrmann, regista che ha mostrato una chiave di lettura alternativa alle numerose e melense versioni cinematografiche e non, della storia d’amore più famosa del mondo, attenendosi al linguaggio adottato da Shakespeare ma rielaborando la celebre tragedia in chiave postmoderna.
E nell’era dei telefonini, del linguaggio ridotto all’essenziale, del turpiloquio non più come segno di ribellione ma di conformismo, Luhrmann, già noto nel mondo del cinema per aver realizzato, tra gli altri, Moulin Rouge e Il Grande Gatsby, utilizza proprio i dialoghi originali dell’opera.
Non pochi avevano presagito un fiasco colossale e dovettero presto ricredersi durante la visione di un film destinato a diventare un cult in grado di incantare e coinvolgere sensibilmente lo spettatore.
Tra i dieci adattamenti cinematografici della tragedia shakesperiana, ritengo sia l’unica che merita di essere vista. Anche più volte. Per non lasciarsi sfuggire nemmeno uno di quei dettagli di quella che può essere considerata una perla del cinema contemporaneo.
E quei dialoghi, ambientati in una Verona Beach polverosa e violenta, scorrono fluidamente dalle labbra dei due giovanissimi interpreti che suscitano forti emozioni ad ogni sguardo. E i giovani non riescono nemmeno ad avvertire la differenza tra il linguaggio da loro usato quotidianamente e quello shakespeariano. Restano travolti dalle immagini, da una colonna sonora sublime e, dopo aver visto il film, non sbeffeggiano nemmeno certe frasi o dialoghi impensabili da pronunciare oggi.
ROMEO: Allora non muoverti, così la mia preghiera sarà esaudita. [La bacia] Ecco, le tue labbra hanno tolto il peccato dalle mie.
GIULIETTA: Allora le mie labbra portano il peccato che hanno tolto.
ROMEO: Il peccato dalle mie labbra? O colpa dolcemente rimproverata! Rendimi il mio peccato!
Nessuna risata per quell’approccio inusuale nella comunicazione odierna; i ragazzi, e lo dico per esperienza personale,visto che propongo la visione di questo film quasi ogni anno scolastico, rimangono rapiti per 112 minuti. L’amore si esprime forse ancora in quel modo in fondo, e anche se il linguaggio è cambiato, si resta estasiati magicamente da quelle parole. Forse l’amore nei nostri pensieri si esprime così. Cambiano le parole in una società che corre continuamente, ma i pensieri riguardo il sentimento più misterioso di noi esseri umani è proprio quello del poeta Shakespeare.
Un poeta indimenticabile che nelle sue opere riesce mirabilmente a trasmettere le tempestose emozioni umane mostrando una profonda conoscenza del nostro animo.
E l’amore adolescenziale, quello che si prova solo una volta nella vita, quello che non si dimenticherà mai perché la purezza del nostro animo, non ancora contaminato, è in grado di sognare e cogliere ogni dettaglio misterioso di un divampare inarrestabile di emozioni impossibili da controllare, trova nella visione di questa insuperabile trasposizione cinematografica la più superba delle interpretazioni.
L’amore tra Romeo e Giulietta è sensuale e assoluto. Necessita di baci e carezze. È privo di tattiche, non fugge per poter vincere e teme le menzogne.
Tutto viene subito comunicato, quindi appare insensato aspettare o giocare.
È un amore che ha paura e non teme di mostrarla celandosi dietro una fredda apparenza.
E così, nello “splendore”del primo amore di prevertiana memoria, scorrono le immagini di questo film unico e coraggioso in cui le due famiglie rivali appartengono a clan mafiosi. I ragazzi Capuleti e Montecchi si aggirano sempre armati esibendo esageratamente, e non a caso, i simboli della religione cattolica persino sulle loro pistole. Non è di certo un mistero che le religioni hanno sempre diviso gli uomini e provocato quell’odio condannato dallo scrittore e naturalmente dallo stesso regista.
Quell’odio che forse riuscirà a spegnersi solo dopo la tragica fine di due ragazzi che volevano semplicemente vivere il loro amore.
Poesia e perfezione in tutti quegli sguardi ingenui, rabbiosi e colmi di un dolore che rigano il nostro viso di calde lacrime in quel terribile finale già conosciuto ma che riesce ugualmente a toccarci.
Un film da vedere. Senza alcun dubbio. Goderne di tale visione insieme agli studenti è ancora più magico perché si resta avvolti dal loro sguardo sognante a dispetto di una società sempre più arida e individualista.
E il loro addio alla vita, che senza la loro eterna unione appare insignificante e non meritevole di esser vissuta, nel film è ancora più struggente. Il regista fa destare Giulietta nel momento in cui Romeo ingerisce quel letale veleno e gli sguardi dei due ragazzi s’incrociano per l’ultima volta, in un attimo che, seppur fugace, resterà eternamente impresso. Così come quelle frasi che ancora oggi restano indelebilmente scolpite nella nostra memoria.
GIULIETTA: Come, perché, sei giunto fino a qui? Alti sono i muri del giardino e aspri da scalare; e se qualcuno ora ti scopre, se penso chi sei, questo è luogo di morte.
ROMEO: Con le ali leggere d’amore volai su questi muri: per amore non c’è ostacolo di pietra, e ciò che amore può fare, amore tenta: non possono fermarmi i tuoi parenti.
GIULIETTA: Se ti vedono qui, ti uccideranno.
ROMEO: Ahimè! Il pericolo è più nei tuoi occhi che non in venti delle loro spade: se mi guardi con dolcezza, sarò forte contro il loro odio.
GIULIETTA: Non vorrei che ti vedessero qui, per tutto il mondo.
ROMEO: Il manto della notte mi nasconde; ma se non mi ami lascia che mi trovino. Meglio che il loro odio tolga la mia vita, e non che la morte tardi senza il tuo amore.
GIULIETTA: Chi ti ha guidato in questo luogo?
ROMEO: Con i miei occhi, amore m’aiutò a cercarlo, e con il suo consiglio. Io non sono pilota ma se tu fossi lontana, quanto la più deserta spiaggia del più lontano mare, io mi spingerei là, sopra una nave, per una merce tanto preziosa.
GIULIETTA: La maschera della notte mi nasconde il viso: vedresti il rosso,allora, che copre le mie guance, per le parole dette questa notte! Oh, come vorrei volentieri, volentieri,smentire le parole; ma ormai, addio finzioni! Mi ami tu? So che dirai di sì, ed io ti crederò;ma se giuri, tu puoi ingannarmi. Dicono che Giove rida dei falsi giuramenti degli amanti.O gentile Romeo, se mi ami, dimmelo veramente; ma se credi che mi sia presto abbandonata, sarò crudele (e lo diranno le mie ciglia), dirò di no, e allora sarai tu a pregarmi; se non lo pensi, non saprei dirti di no per tutto il mondo. O bel Montecchi, è vero, il mio amore è troppo forte, e, con ragione, potresti dirmi leggera, mio gentile signore, ma vedrai che sono più sincera delle donne che più di me conoscono l’astuzia di apparire timide. E più timida, certo sarei stata, se tu, a mia insaputa, non mi avessi sentito parlare del mio amore. Perdonami dunque, e non attribuire a leggerezza questo mio abbandono,che l’ombra della notte ti ha rivelato.
ROMEO: Per la felice luna che imbianca le cime di questi alberi, io giuro…
GIULIETTA: Oh, non giurare per la luna, per l’incostante luna che ogni mese muta il cerchio della sua orbita: non vorrei che il tuo amore fosse come il moto della luna.
ROMEO: E per che cosa devo allora giurare?
GIULIETTA: Non giurare; o giura per te, gentile, che sei il dio che il mio cuore ama, e sarai creduto.
ROMEO: Se il caro amore del mio cuore…
GIULIETTA: No, non giurare. Ogni mia gioia è in te, ma non ho gioia dal nostro patto d’amore di questa notte; improvviso, inaspettato, rapido, troppo simile al lampo che finisce prima che si dica “lampeggia”. Buona notte, mio amore! Questo germoglio d’amore che si apre al mite vento dell’estate, sarà uno splendido fiore quando ci rivedremo ancora. Buona notte, buona notte! Un sonno dolce e felice scenda nel tuo cuore come nel mio!
ROMEO: Oh, tu mi lasci con tanto desiderio!
GIULIETTA: E che desiderio puoi avere questa notte?
ROMEO: Scambiare il tuo amore con il mio.
GIULIETTA: Prima che lo chiedessi, io t’ho dato il mio, e vorrei non averlo ancora dato.
ROMEO: Vorresti, forse, riprenderlo? E per quale ragione, amore mio?
GIULIETTA: Per offrirlo ancora una volta. Io desidero quello che possiedo; il mio cuore, come il mare, non ha limiti e il mio amore è profondo quanto il mare: più a te ne concedo più ne possiedo, perché l’uno e l’altro sono infiniti. Sento qualche rumore nella casa; caro amore, addio!
ROMEO: O mio amore, mia sposa! La morte, che ha già succhiato il miele del tuo respiro, nulla ha potuto sulla tua bellezza.
O amata Giulietta, perché sei ancora bella? Ti ama forse la morte senza corpo? L’odioso, squallido mostro ti tiene qui nell’ombra come amante? Questo io temo, e resterò con te, per sempre, chiuso nella profonda notte.
Occhi, guardatela un’ultima volta, braccia, stringetela nell’ultimo abbraccio, o labbra, voi, porta del respiro, con un bacio puro suggellate un patto senza tempo con la morte che porta via ogni cosa.
GIULIETTA: Solo il tuo nome è mio nemico: tu, sei tu, anche se non fossi uno dei Montecchi. Che cosa vuol dire Montecchi? Né mano, non piede, né braccio, né viso, nulla di ciò che forma un corpo. Prendi un altro nome! Che c’è nel nome? Quella che chiamiamo rosa, anche con altro nome avrebbe il suo profumo. Anche Romeo senza più il suo nome sarebbe caro, com’è, e così perfetto. Rinuncia la tuo nome, Romeo, e per il nome, che non è parte di te, prendi me stessa.


GIULIETTA: Oh, spezzati, mio cuore! Povero disperato, spezzati subito! In prigione, o miei occhi, dove non potrete più guardare liberamente! Vile terra, ritorna alla terra, e resta lì immobile, e una sola pesante bara gravi su te e Romeo.
Il trailer del film
Immagini e video reperiti nel web

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