“Il mio compito è disegnare quello che vedo, non quello che so.”
Il predominio della natura, la cui potenza indomabile sovrasta l’uomo e ne mostra la sua fragilità, è il soggetto preferito dal grande pittore inglese William Turner, uno dei maggiori esponenti del Romanticismo nell’arte. Maestro della luce naturale, riesce ad esprimerne le sorprendenti tonalità al punto da diventare un fondamentale punto di riferimento per la successiva pittura impressionistica ed in particolar modo per Monet. Così come altri artisti romantici, Turner trae ispirazione dalla monumentale opera “Teoria dei colori” di Goethe, dedicando ampi studi alla luce e ai suoi effetti sul paesaggio, fino a fondere luce e colore dissolvendo le forme. Il paesaggio si tramuta in un vero e proprio soggetto vivente da conoscere attraverso l’esperienza diretta dei luoghi, anche pericolosi, che l’artista visita per contemplarne la bellezza e il mistero e stabilire interazioni sublimi con la natura. Grazie ai numerosi viaggi intrapresi alla ricerca di una natura immensa e sconosciuta, crea effetti pittorici di straordinaria intensità che mirano a rendere le percezioni avvertite nelle sue contemplazioni paesaggistiche su una tela di nuvole vorticose di varia luce e audaci matrici di colore intinte nell’olio.
Turner riesce a cogliere pienamente l’essenza del Romanticismo, subisce il fascino dell’ignoto, l’aspirazione all’infinito, al sublime) da cui siamo irrimediabilmente attratti e consapevoli nello stesso tempo dei limiti della nostra comprensione. Onora altresì le forze ancestrali della natura, mirando ad enfatizzarne la potenza in modo innovativo, ponendo l’uomo e la civiltà da lui creata in uno stato d’inferiorità e fragilità, sovente sopraffatti da tali forze. Tempeste, bufere di neve, naufragi, valanghe, squarci di sole, pioggia, vento, cieli nuvolosi e incendi sono i suoi soggetti preferiti, di cui ne mostra l’estrema e incontrollabile forza dinnanzi a cui noi uomini appariamo minuscoli e insignificanti. Non ha paura di perseguire la massima lucentezza e brillantezza dalla sua delicata tavolozza di colori. Ed ancor più radicale di quel tratto delicato e fuggevole che rende i suoi quadri simili a sogni impressi su tela, è la sua espressiva manipolazione della pittura. Sebbene sia in grado di rendere magnificamente i dettagli di una scena, il suo stile diverrà sempre più astratto nel tempo, eludendo spesso la definizione a favore di una sfolgorante espressione.

“Luce e colore (la teoria di Goethe)“, 1843
In un momento in cui i valori classici di equilibrio, precisione e verosimiglianza dominano ancora l’establishment dell’arte, l’insistenza di Turner a spingere i limiti della verità artistica è a dir poco rivoluzionaria. Nonostante lo sprezzante sdegno di alcuni critici del tempo dinnanzi alle sue opere, l’artista diventerà presto una figura di notevole rilievo, influenzando non solo, come già detto, la nascita dell’Impressionismo, ma anche il sorgere dell’Astrattismo.
Turner esprime la sua profonda spiritualità attraverso il paesaggio che si tramuta in eterei mondi onirici grazie ai sorprendenti giochi di luce e di colori creati dagli affascinanti contrasti tra cupi grigi e gialli luminosi. Con un uso magistrale della tavolozza il pittore inglese riesce a creare atmosfere rarefatte in cui la realtà si fonde con il sogno.
Joseph Mallord William Turner nasce a Londra, a Covent Garden, il 23 aprile del 1775 in un’umile famiglia. Figlio di un barbiere, non trascorre un’infanzia molto felice; la morte della sorella minore causa disturbi di carattere psichico alla madre e per tale ragione, nel 1875, viene mandato a Brentford, piccola cittadina sulle rive del Tamigi a ovest di Londra, dove vive con uno zio materno. L’anno seguente comincia a frequentare una scuola di Margate, nel Kent, anch’essa situata sulle rive del Tamigi. La suggestiva posizione delle due cittadine contribuisce enormemente a far sorgere in lui un forte interesse per l’arte, ed in particolar modo per la pittura.
Grazie al suo talento artistico naturale, comincia a produrre alcune piccole opere che vengono esposte nella bottega del padre e vendute per pochi scellini. Nel 1789, a soli quindici anni, entra a far parte della Royal Academy of Art di Londra, dove successivamente eserciterà la professione di insegnante. Alla Royal Academy inizia ad esporre i suoi acquarelli e dal 1792 comincia a viaggiare per il paese, durante l’estate, alla ricerca di soggetti, riempiendo i suoi quaderni di schizzi con disegni da elaborare più tardi in acquerelli. A soli ventuno anni, nel 1796, William espone “Pescatori in mare“, il suo primo lavoro ad olio che vede protagonista una barca di pescatori in balia della forza travolgente della natura. Ambientata al largo dei faraglioni dell’isola di Wight, la scena, illuminata dai raggi della luna che si riflettono sulle acque inquiete, mostra già quell’atmosfera sospesa e silenziosa che caratterizzerà le sue straordinarie opere.
I paesaggi classici di Nicolas Poussin e di Claude Lorrain sono i primi riferimenti artistici di Turner che comincia anche a lavorare come incisore e realizza progetti architettonici. Giovanissimo, entra in contatto con molti artisti, tra cui Delacroix, l’acquarellista inglese Cozens e il paesaggista gallese Wilson. Questi ultimi contribuiscono ad ampliare la visione di Turner, rivelandogli un approccio più poetico e fantasioso del paesaggio che il nostro pittore osserva cercando di catturarne lo spirito anziché l’esatta topografia.
Con il passare degli anni le condizioni psichiche della madre peggiorano e la donna viene ricoverata in un ospedale psichiatrico. Si spegnerà nel 1804. Il padre si reca a vivere dal figlio, dedicando il resto della sua vita a fargli da assistente, cuoco e giardiniere.
Nel 1800 Turner compra uno studio a Londra e quattro anni dopo apre una galleria privata. Già discretamente noto, riceve molte commissioni e ciò contribuisce ad accrescere la sua fama.
Molto apprezzato dagli intellettuali e dagli aristocratici, raggiunge la notorietà molto presto, sebbene inizialmente molti critici ridicolizzino le sue opere.
Dopo aver compiuto numerosi viaggi nel proprio paese, Turner, nel 1802, visita la Francia e la Svizzera, grazie al contributo di alcuni nobili che gli forniscono anche una guida francofona. Durante questo viaggio realizza oltre quattrocento disegni e documenta la sua esperienza con il dipinto “Il molo di Calais” (1803), ancora nettamente influenzato dai paesaggisti classici. Ma già nel 1805 i suoi schizzi e dipinti ad olio come, “Il naufragio” (1805) mostrano il suo approccio originale ai paesaggi e alle scene marine.
Verso la fine degli anni ’30, il suo stile diviene sempre più originale e luminoso. Nel dipinto “Tempesta di neve: Annibale e il suo esercito che attraversa le Alpi” (1812), si notano già i suoi sforzi nel ritrarre il potere della natura e l’insignificanza dell’uomo dinnanzi ad essa.
Con la fine delle guerre napoleoniche, nel 1815, Turner riprende a viaggiare e nel 1819 visita Roma, Napoli, Firenze e Venezia. Durante questo periodo, realizza circa 1.500 disegni dai quali crea diversi dipinti. Dipinti che, come il “Canal Grande, Venezia” (1835), mostrano un cambiamento nell’uso del colore con molti strati di smalto trasparente e uno straordinario gioco di contrasti tra colori caldi e freddi che creano la forma e, più in generale, una gamma più audace. Anche questo quadro mostra il peculiare stile del nostro pittore, ben visibile in particolar modo nel dissolversi della forma nella luce, rendendo il dipinto evanescente e un po’ sfocato.
Instancabile viaggiatore, Turner visita altri paesi del Vecchio Continente, tra cui anche la Germania, la Danimarca e la Cecoslovacchia, abbozzando ancora una volta numerosi schizzi da cui trarrà altri dipinti sempre più fluidi e poco dettagliati. Lo stile innovativo di Turner in questi che saranno i suoi ultimi dipinti susciteranno aspre critiche.
La morte del padre lo segna profondamente, mentre le sue precarie condizioni di salute si aggravano sempre di più. Affoga nell’alcool la sua tristezza e si trasferisce a Chelsea nel 1846. Non rivela nemmeno ai suoi vicini di casa la propria identità, dicendo di chiamarsi Puggy Booth, usando il cognome della vedova di un ammiraglio, Sophia Booth, unica persona negli ultimi anni della sua vita alla quale confida i propri sentimenti e paure. Si spegne nella sua dimora a Chelsea il 19 dicembre del 1851. Lascia la maggior parte della sua considerevole fortuna ad un’organizzazione benefica per “artisti decaduti“.
La maggior parte dei suoi dipinti sono ora ospitati nella Tate Britain e nella National Gallery di Londra. Nel 1984, la Tate Britain crea il prestigioso premio artistico Turner Prize, e nel 2005 il noto dipinto “La valorosa Téméraire trainata al suo ultimo ancoraggio per essere demolita” (1838), viene ritenuto “il più grande dipinto britannico” in un sondaggio lanciato dalla BBC.
L’opera di Turner ha influenzato la pittura per molto tempo e ancora oggi è considerato l’artista che ha elevato l’arte della pittura paesaggistica ad un livello così elevato da poter competere con la pittura storica.
Di seguito altre immagini delle sue opere più significative.

“L’Incendio delle Camere dei Lord e dei Comuni“, dipinto olio su tela, 1835.
Nel 1834 un incendio inghiottì le Camere del Parlamento e bruciò per ore mentre i londinesi osservavano l’orribile evento. Turner realizzò una serie di schizzi, acquerelli e dipinti a olio di tale episodio dal punto di vista del Tamigi.
N.B. Le immagini e i video sono stati reperiti nel web, quindi considerati di pubblico dominio e appartenenti a google e ai legittimi proprietari. Qualora si ritenesse che possano violare diritti di terzi, si prega di scrivere al seguente indirizzo lacapannadelsilenzio@yahoo.it e saranno immediatamente rimossi.
Leave a Comment
Devi essere connesso per inviare un commento.