«Questo io sogno avere in casa mia:
una donna con un cervello
un gatto che mi scivoli tra i libri,
amici sempre, in tutte le stagioni,
ché senza amici io non posso vivere».
Con i versi della poesia “Un sogno onesto“, introduco una delle figure più affascinanti della lirica moderna nel cui sogno di felicità, apparentemente realizzabile, si percepisce l’utopia di quell’armonia a cui anela un uomo che vede in un focolare, in una donna intelligente in grado di comprendere il suo animo, nella serena presenza di un gatto che s’infila silenziosamente tra i suoi libri, fedeli compagni di assorte meditazioni, nonché nelle conversazioni rilassate con amici di lunga data con cui potersi intendere con un semplice sguardo, quella visione di appagamento non facile da raggiungere.
Un sogno che non tutti riescono ad attuare.
Un sogno di serenità in un mondo feroce e grossolano che sembra cospirare contro i vagheggiamenti degli artisti e degli animi delicati.
E spesso non resta che smarrirsi nelle parole dei grandi uomini che hanno saputo sapientemente donarci poesie simili a quadri in cui perdersi anche per pochi istanti, e lasciar scivolare nell’oblio la durezza della realtà quotidiana, senza mai consentire che prenda il sopravvento sulle nostre più intime aspirazioni.
Annoverato tra i più grandi poeti moderni, Guillaume Apollinaire, artista estremo, assetato di vita e sperimentazioni continue, riesce ad esprimere attraverso la poesia le contraddizioni che agitano la società europea degli inizi del Novecento, con la crisi del Simbolismo e la nascita di varie correnti avanguardiste volte alla creazione del verso libero e alla frantumazione della continuità discorsiva che conduce al ricorso del “calligramma” con componimenti in cui la disposizione dei versi raffigura un oggetto.
Uomo passionale e fantasioso, la sua vita disordinata, alla perenne ricerca di sensazioni forti e amori fugaci, si riflette nella sua poesia, ricca di immagini e raffigurazioni stravaganti accompagnate da un fervido sperimentalismo provocatorio e insolente il cui obiettivo è quello di scatenare tensioni imprevedibili per poter esprimere la molteplicità della rappresentazione attraverso una forma che anela ad una libertà assoluta.
La posizione di Apollinaire oscilla tra tradizione e modernità. Desidera infatti dar vita ad un nuovo percorso d’ispirazione da elargire liberamente, senza costrizione alcuna. Ciò rende comprensibile la miriade di voci interiori espresse nella sua poesia il cui costante gioco tra continuo e discontinuo e associazione di immagini diverse rendono evidente il disordine dell’animo umano.
La sua lirica contraddittoria, innovativa e sorprendente, conduce ad una perenne tensione di molteplicità e disordine che mostra lo sforzo del poeta di ristabilire l’armonia.
Apollinaire mette in discussione il linguaggio tradizionale utilizzando giochi di parole e donandoci fotogrammi di pensiero con una tecnica di simultaneità che rimanda ai giochi di colore pittorici. Poesie dialogiche e ideogrammi sono tutte da considerarsi forme di concomitanza discorsiva che consentono al poeta di reinventare il linguaggio lirico e di anticipare la corrente surrealista.
Per l’originalità e la modernità della sua poesia, Apollinaire prefigurerà i grandi sconvolgimenti letterari e poetici che sorgeranno nel periodo tra le due guerre tra cui, oltre il Surrealismo, non bisogna dimenticare il Dadaismo che riprende in modo amplificato le tematiche anticonformiste e antiborghesi della ricerca di questo immenso poeta.
Figlio di un ufficiale svizzero che non lo riconobbe mai e di un’aristocratica polacca, dedita al gioco e incapace di dare un’educazione al figlio, Guillaume Apollinaire nasce il 25 agosto del 1880 a Roma.
Lascia presto l’Italia e si trasferisce a Parigi dove non segue studi regolari, ma grazie alla sua immensa passione per la lettura, riesce ad impossessarsi di un bagaglio culturale di notevole rilievo che includerà la perfetta conoscenza di alcune lingue straniere.
A causa delle precarie condizioni economiche, è costretto sin da giovanissimo a lavorare, ma grazie alle conoscenze acquisite non gli riesce difficile trovare un impiego di precettore presso famiglie danarose. Famiglie che compiono lunghi viaggi, portando con sé il giovane Apollinaire, cui la vasta preparazione culturale da autodidatta gli consente così di arricchire ulteriormente le proprie conoscenze.
Mentre svolge il lavoro di precettore presso una famiglia tedesca, il ventiduenne Apollinaire inizia a dedicarsi alla scrittura ed invia le sue prime opere in prosa e poesia a Parigi con la speranza disattesa che vengano pubblicate.
Dopo l’esperienza di precettore in Germania, torna a Parigi senza smettere di coltivare la sua passione per la scrittura.
Abbandona l’impiego in banca per lavorare come giornalista presso la rivista “Le festin d’Ésope“, che gli pubblica la novella “L’enchanteur pourrissant“, opera in cui sono ancora evidenti le influenze del Simbolismo.
La vivace vita intellettuale parigina coinvolge attivamente lo scrittore che comincia a frequentare e a stringere amicizia con i maggiori artisti di quel periodo. Affascinato dalle avanguardie, è proprio Apollinaire a scoprire Pablo Picasso e a dedicargli un articolo quando il pittore è ancora un giovane e squattrinato sconosciuto. Lo stesso avviene con il pittore naïf Henri Rousseau di cui riesce immediatamente a comprenderne la grandezza.
Tali doti vengono premiate con l’assunzione di Apollinaire al “Mercure de France” che lo rende uno dei personaggi più noti di Montmartre.
Nel 1910 attira l’attenzione della critica grazie alla raccolta di sedici suoi racconti che reca il titolo di “L’Hérésiarque et Compagnie“.
La sua vita caotica e dispersiva si rivela nelle sue opere, e nessuna delle etichette a lui affibbiate riesce a condensare quell’animo essenzialmente anarchico che non cessa mai di cercare nuove forme per trasmettere i turbolenti sentimenti che infiammano la sua anima.
La sua fantasia impetuosa lo insegue dappertutto, anche nelle poche ore di sonno notturno, dando vita a personaggi che vengono immortalati nei suoi racconti e nei suoi romanzi, tra cui bisogna menzionare il romanzo “Il poeta assassinato” ed una sua opera teatrale, la commedia surrealista “Le Mammelle di Tiresia” (1917).
Le sue poesie, di cui sono note le raccolte “Alcools” (1913) e “Calligrammi, poemi della guerra e della pace” (1918), si distinguono per una singolare dolcezza malinconica e per l’assenza di metrica da cui si allontana per produrre versi liberi da ogni schema e i cui temi dell’amore respinto, dell’incertezza del futuro e del tempo che fugge, sono trattati in modo innovativo. Entrambi i testi sono considerati i capolavori assoluti di Apollinaire che, dopo essere stato ferito in battaglia alla testa, pur sopravvivendo alla trapanazione del cranio, viene annientato dalla “febbre spagnola“, un’epidemia diffusasi tra il 1918 e il 1919 che mieterà cinquanta milioni di vittime.
Si spegne così, a soli trentotto anni, il 9 novembre del 1918, questo grande poeta francese, vero e proprio modello per le correnti artistico-letterarie “rivoluzionarie” sorte in quel periodo.
A lui, dedico un omaggio con una selezione delle sue poesie e frammenti di elevatissima lirica.
FOTOGRAFIA
M’attira il tuo sorriso come
Potrebbe attirarmi un fiore
Fotografia tu sei il fungo bruno
Della foresta
La sua bellezza
I bianchi sono
Un chiaro di luna
In un pacifico giardino
Pieno d’acque vive e d’indiavolati giardinieri
Fotografia sei il profumo dell’ardore
La sua bellezza
E ci sono in te
Fotografia
I toni illanguiditi
Vi si sente
Una melopea
Fotografia tu sei l’ombra
Del sole
Tutta la sua bellezza.
***
Passiamo passiamo ché tutto passa
Spesso mi volterò all’indietro
I ricordi son corni da caccia
Il cui suono muore nel vento.
***
Scendevi in acque così chiare
Io annegavo nel tuo sguardo.
***
Ho colto questo filo di brughiera
Ricordati che l’autunno è morto
Non ci vedremo più sulla terra
Odore del tenero filo di brughiera
Ricorda ancora che io ti aspetto.
***
CAPOSEZIONE
La mia bocca avrà ardori da Geenna
La mia bocca sarà per te un inferno di dolcezza e seduzione
Gli angeli della mia bocca troneggeranno sul tuo cuore
I soldati della mia bocca ti prenderanno d’assalto
I preti della mia bocca incenseranno la tua bellezza
La tua anima si agiterà come una regione durante il terremoto
I tuoi occhi saranno carichi di tutto l’amore che si
è accumulato negli sguardi degli uomini dalla creazione
La mia bocca sarà un esercito contro di te un esercito pieno di contrasti
Diverso come un Mago che sa variare le sue metamorfosi
L’orchestra e il coro della mia bocca ti diranno il mio amore
Te lo sussurra di lontano
Mentre gli occhi fissi sull’orologio attendo il minuto stabilito per l’assalto.
Il fiume è simile alla mia pena
Si consuma e non si esaurisce.
***
LA PARTENZA
E i loro volti erano pallidi
Spezzati i loro singhiozzi.
Come la neve dai petali puri
O le tue mani sui miei baci
Cadevano le foglie autunnali.
Sentendo nominare Guillaume Apollinaire
Dirai Mi amava e ne sarai orgogliosa
Su apri il tuo cuore
Tu m’hai aperto le tue braccia.
***
Se morissi laggiù sul fronte dell’armata | Tu piangeresti un giorno mia amatissima Lou | E poi il ricordo di me si spegnerebbe come muore | Una granata che esplode sul fronte dell’armata | Una bella granata simile alle mimose in fiore || E poi quel ricordo esploso nello spazio | Coprirebbe col mio sangue il mondo intero | Il mare i monti le valli e la stella che passa | Mentre i soli meravigliosi maturerebbero nello spazio | Come fanno le frutta dorate intorno a Baratier.
***
Tu l’ignori mia vergine il tuo corpo ha nove porte | Ne conosco sette e due mi sono nascoste | Ne ho aperte quattro vi sono entrato spero di non uscirne più.
***
E tu nona porta più misteriosa ancora | Che t’apri tra due montagne di perle | Tu più misteriosa ancora delle altre | Poret dei sortilegi di cui non osi parlare affatto | Anche tu appartieni a me | Suprema porta.
***
Io stringo il vostro ricordo come un vero corpo | E quel che le mie mani potrebbero prendere della vostra bellezza | Quel che le mie mani potrebbero prendere un giorno | Avrà forse più realtà | Perché chi può prendere la magia della primavera | E quel che se ne può avere non è forse ancor meno reale | E più fugace del ricordo | E l’anima tuttavia afferra l’anima stessa di lontano | Più profondamente più completamente ancora.
***
1909
La signora aveva un vestito
In ottomano viola scarlatto
E la sua tunica ricamata d’oro
Era composta di due pannelli
Che s’attaccavano sulle spalle
Gli occhi danzanti come angeliRideva rideva
Aveva un viso dai colori di Francia
Gli occhi blu i denti bianchi e le labbra molto rosse
Aveva un viso dai colori di FranciaEra scollata in rotondo
E pettinata alla Recamier
Con belle braccia nudeNon si sentirà mai suonare la mezzanotte
La signora nel vestito di ottomano viola scarlatto
E in tunica ricamata d’oro
Scollata in rotondo
Portava a passeggio i suoi riccioli
La sua fascia d’oro
E trascinava le scarpette con le fibbieSono nato sotto il segno dell’Autunno
Perciò amo i frutti e detesto i fiori
Rimpiango i miei baci ad uno ad uno
Come un noce bacchiato al vento racconta i suoi doloriEterno autunno o stagione mia mentale
Le mani degli amanti d’una volta cospargono il tuo suolo
Mi segue una sposa è la mia ombra fatale
Stasera le colombe spiccano l’ultimo volo.
***
Una struttura diventa architettonica, e non scultorea, quando i suoi elementi non hanno più la loro giustificazione nella natura.
***
Le malattie sono le vacanze dei poveri.https://youtu.be/6QK8SFJ61BU
Il valore di un’opera d’arte si misura dalla quantità di lavoro fornita dall’artista.
***
Gli artisti sono soprattutto uomini che vogliono diventare inumani.
***
Sotto il ponte Mirabeau scorre la Senna
E i nostri amori
Me lo devo ricordare
La gioia veniva sempre dopo il dolore
Venga la notte suoni l’ora
I giorni se ne vanno io rimango
Le mani nelle mani faccia a faccia restiamo
Mentre sotto
Il ponte delle nostre braccia passa
L’onda stanca degli eterni sguardi
Venga la notte suoni l’ora
I giorni se ne vanno io rimango
L’amore se ne va come
L’amore se ne va
Com’è lenta la vita
E come la Speranza è violenta
quest’acqua correnteVenga la notte suoni l’ora
I giorni se ne vanno io rimango
Passano i giorni e passano le settimane
Né il tempo passato
Né gli amori ritornano
Sotto il ponte Mirabeau scorre la Senna
Venga la notte suoni l’ora
I giorni se ne vanno io rimango.
***
Oggi che le favole si sono quasi tutte avverate, e più che avverate, tocca al poeta immaginarne di nuove, che gli inventori possano a loro volta trasformare in realtà.
E quanto amo stagione quanto amo i tuoi suoni
I frutti che cadono e che nessuno raccoglie
Il vento e la foresta che piangono
Tutte le loro lacrime d’autunno foglia a foglia
Le foglie
Pestate
Un treno
Che passa
La vita
Che va.
***
Non possiamo portarci dietro dappertutto il cadavere di nostro Padre.
***
Autunno infermo e adorato
tu morirai quando la bora
soffierà nei roseti
quando avrà nevicato sui frutteti
Povero autunno
muori in candore e in ricchezza
di neve e frutta mature.
All’orizzonte volteggiano gli sparvieri
sulle ondine sciocchine, verdi i capelli e nane,
che amato non hanno mai
Nelle radure lontane
i cervi bramire ascoltai
E come amo, o stagione, come amo i rumori tuoi
i frutti che cadono senza che alcuno li colga
il vento e la foresta che piangono
finché lacrime hanno, d’autunno, a foglia a foglia
Le foglie fragili al piede
un treno che corre
la vita scorre.
***
Non ho più nemmeno compassione di me
E non so come esprimere il tormento del mio silenzio
Tutte le parole che avevo da dire si sono mutate in stelle
…
E io speravo la fine del mondo
Ma arriva la mia col sibilo d’un uragano
Ho avuto il coraggio di guardare indietro
I cadaveri dei miei giorni
Segnano la mia strada e li piango…
***
…Sei solo sta per arrivare il mattino
I bidoni del latte tintinnano nelle vie
La notte s’allontana come una bella meticcia
È Ferdine la falsa o Léa la premurosa
E tu bevi quest’ alcool che brucia come la tua vita
La tua vita che bevi come un’acquavite…
***
Era così bella
Che non avresti osato amarla
Amavo le donne atroci nei quartieri enormi
Dove nasceva ogni giorno qualche essere nuovo
Il ferro era il loro sangue la fiamma il cervello
Amavo amavo il popolo abile delle macchine
Il lusso e la bellezza sono solamente la sua schiuma
Quella donna era così bella
Che mi faceva paura.
***
Il gufo
Il mio povere cuore è un gufo
Che s’inchioda, si schioda, si rinchioda.
Sangue ed ardore non ha quasi più.
Tutti quelli che mi amano, li lodo.
***
La medusa
Meduse, sciagurate teste
Dalle capigliature violette,
vi dilettate nelle tempeste:
e anch’io come voi ci godo.
Là nei vostri vivai, nei vostri stagni,
carpe, come a lungo vivete!
Forse la morte v’oblia,
pesci della malinconia.
***
Il polipo
Gettando il suo inchiostro verso il cielo,
succhiando il sangue di ciò che ama
e trovandolo delizioso,
questo mostro inumano, sono io.
***
Il bruco
Il lavoro conduce alla ricchezza.
Poveri poeti, lavoriamo!
Il bruco faticando senza fretta
Diventa la ricca farfalla.
***
C’è
Ci sono piccoli ponti stupendi
C’è il mio cuore che batte per te
C’è una donna triste sulla strada
C’è un piccolo bel cottage in un giardino
Ci sono sei soldati che si divertono come matti
Ci sono i miei occhi che cercano la tua immagine
C’è un boschetto delizioso sulla collina
E un vecchio soldato della milizia che piscia mentre passiamo
C’è un poeta che pensa al piccolo Lou
C’è un piccolo Lou delizioso in quella grande Parigi
C’è una batteria in una foresta
C’é un pastore che pascola le pecore
C’è la mia vita che ti appartiene
C’è il mio astuccio portapenne che corre che corre
C’è un filare di pioppi delicato delicato
C’è tutta la mia vita passata che è proprio passata
Ci sono strade strette a Menton dove ci siamo amati
C’è una ragazzetta di Sospel che frusta i suoi compagni
C’è la mia frusta d’ordinanza nel mio sacco d’avena
Ci sono puttane belghe sulla strada
C’è il mio amore
C’è tutta la vita
T’adoro.
***
Addio
L ‘amore è libero non è sottomesso mai al destino
Oh Lou il mio è anche più forte della morte
Un cuore il mio ti segue nel tuo viaggio al Nord
Lettere Invia anche lettere tesoro mio
Oh fa piacere riceverne nella nostra artiglieria
Una al giorno almeno una almeno te ne prego
Lentamente ecco è scesa la nera notte
Ora si rientra dopo aver comprato del tabacco
Una due tre A te la mia vita A te il mio sangue
La notte cuore mio la notte è così dolce e bionda
Oh Lou il cielo oggi è puro come un’onda
Un cuore il mio tI segue in capo al mondo
L’ora è giunta Addio l’ora della tua partenza
Ora si rientra Le nove meno un quarto
Una due tre Addio da Nimes nel Gard
XVI.
***
Free Piano
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[…] Trasferitosi a Parigi nel 1910, conosce gli artisti più rilevanti del periodo dai poeti Apollinaire e Valery al pittore Pablo Picasso, ma non mostra alcun interesse nei confronti del […]