“L’amore che non osa pronunciare il suo nome” – La condanna di Oscar Wilde

«La tragedia più orribile di tutta la storia della letteratura».
Hall Caine

Processo e arresto di Oscar Wilde
Il 25 maggio del 1895, Oscar Wilde, scrittore e commediografo di successo, viene condannato a due anni di lavori forzati perché giudicato colpevole di omosessualità.
In quel periodo l’omosessualità è considerata un reato anche tra persone maggiorenni e consenzienti e lo scrittore aveva intrattenuto una relazione con il figlio del marchese di Queensberry. Quest’ultimo, venuto a conoscenza del rapporto tra il figlio, Lord Alfred Douglas, e Oscar Wilde, intraprende una campagna persecutoria contro il noto scrittore.

Processo e condanna ai lavori forzati di Oscar Wilde

Oscar Wilde e Alfred Douglas, la relazione tra i due uomini iniziò nel 1891.

Iniziata nel 1891, la storia d’amore tra Oscar Wilde e Alfred Douglas (“soprannominato Bosie”) pur essendo alquanto burrascosa a causa della personalità complessa e spregiudicata di Alfred, prosegue tra alti e bassi per lungo tempo.
Alfred, a differenza di Oscar, non fa alcun mistero alcuno della sua relazione con lo scrittore, probabilmente per il sottile piacere di sfidare il padre con cui i rapporti sono sempre stati difficili.

Processo e condanna di Oscar Wilde

Il marchese John Sholto Douglas

Il marchese si sente ogni giorno più umiliato dal comportamento “sconveniente” del figlio in un’Inghilterra vittoriana dai severi costumi sociali e, impotente di fronte al rifiuto di Alfred di rinunciare a tale relazione, comincia a perseguitare lo scrittore che, aizzato dal suo amante, denuncia il marchese per diffamazione, inconsapevole che quel processo si sarebbe rivoltato presto contro di lui.
Quando si rende conto di aver intrapreso il percorso sbagliato e del probabile boomerang che il suo gesto potrebbe comportare, mostra la sua fragilità emotiva ritirando l’accusa contro il padre del suo amante.
Ma ormai è troppo tardi.
Il 18 febbraio del 1895, John Sholto Douglas denuncia Oscar Wilde per sodomia.
A sostegno della sua tesi porta dinnanzi alla corte alcuni ragazzi e prostitute, probabilmente assoldati per dichiarare il falso, che testimoniano contro Oscar.
Presiede la corte il giudice Wills che si compiace nel trovarsi dinnanzi a sé uno sprovveduto. Wilde si proclama innocente, ma adduce scuse che mostrano l’ingenuità di un uomo convinto di non aver commesso nulla di male.
Schiacciato dalla mentalità ottusa dei “benpensanti” di quel periodo, il 25 maggio Wilde è condannato a due anni di lavori forzati. Il giudice Wills gli infligge il massimo della pena mostrando anche rammarico per non aver potuto applicare la legge non più in vigore che prevedeva per quel genere di reato la condanna a morte.
Di seguito una scena del film “Wilde” del regista Brian Gilde, interpretato da Stephen Fry, nel ruolo dello scrittore e da Jude Law in quello di Alfred Douglas.

Gli anni di detenzione sono durissimi e minano il già fragile sistema nervoso dell’autore rovinandogli definitivamente la carriera artistica. La sua salute ne risente pesantemente, nessuno acquista più i suoi libri e le sue commedie vengono ritirate dalla scena. A ciò segue la bancarotta finanziaria, il divorzio dalla moglie e il divieto di rivedere i propri figli.
Durante i due anni di lavori forzati, una ferita all’orecchio destro, la cui infezione non viene mai curata, con molta probabilità provoca la prematura morte di Wilde per meningite, tre anni dopo la scarcerazione.
Processo e condanna di Oscar WildeIn quegli anni terribili, sottoposto ad un regime carcerario durissimo, lo scrittore si aggrappa ad una sola speranza: il sostegno del ragazzo da lui amato, Bosie.
Ma ciò non accadde.
Bosie si allontana da lui e Oscar Wilde, ferito dalla freddezza del suo amante, gli scrive la lunga lettera “De Profundis” di cui ne riporto l’incipit.
«Caro Bosie ,
dopo lunga e sterile attesa ho deciso di scriverti io, per il tuo bene come per il mio, poiché non vorrei proprio ammettere d’essere passato attraverso due lunghi anni di prigionia senza mai ricevere un solo rigo da te, una qualsiasi notizia, un semplice messaggio, tranne quelli che m’arrecarono dolore.
La nostra amicizia, nata male e tanto deplorevole, è finita con la rovina e con la pubblica infamia per me, eppure il ricordo del nostro antico affetto mi fa spesso compagnia, e mi riesce così triste, così triste il pensiero che l’astio, l’amarezza, il disprezzo debbano prendere per sempre il posto dell’amore nel mio animo: e anche tu sarai convinto, suppongo, nel profondo del tuo cuore che scrivermi, mentre vivo nella solitudine di questo carcere, sia sempre meglio di pubblicare le mie lettere senza il mio permesso o di dedicarmi versi non richiesti, e non c’è alcun bisogno che il mondo sappia qualcosa delle parole, di qualsiasi parola, di dolore o passione, rimorso o distacco che ti piacerà inviarmi come replica o richiamo…»
La direzione carceraria non consente allo scrittore di inviare la missiva.
Trascorsi gli anni di detenzione, Wilde consegna “De Profundis” ad un suo grande amico chiedendogli di spedirne una copia ad Alfred Douglas, ma quest’ultimo sosterrà di non aver mai ricevuto tale lettera, pubblicata cinque anni dopo la morte dello scrittore.
Dopo il suo rilascio, nel 1897, Wilde si rifugia a Parigi sotto falso nome e scrive “La ballata del carcere di Reading” in cui esprime il suo risentimento verso una società pronta a condannare e giudicare senza mostrare un minimo di empatia e di comprensione. Si scaglia contro la crudeltà della pena di morte ed un sistema carcerario volto a distruggere la dignità di un uomo.

https://youtu.be/fys4bSWTq_4

Un caso di aberrazione giudiziaria, un caso di cui si discute da tempo solo perché l’autore è noto in tutto il mondo e ha donato pagine di letteratura indimenticabili.
Quanti altri casi del genere o peggiori di questo sono avvenuti nel mondo in nome di una morale alquanto discutibile? Quanti condannati al carcere o alla pena di morte per aver vissuto quell’amore “di cui non si osa pronunciare il nome?
Irlandese di nascita, Wilde viene condannato in Inghilterra.
La notizia che anche la cattolica Irlanda ha dato il via libera al matrimonio tra due persone dello stesso sesso ha suscitato scalpore, soprattutto in Italia, dove solo recentemente, a differenza di quasi tutti i paesi europei, l’unione civile (e non il matrimonio) tra omosessuali è stata consentita.
Quanti suicidi o atti gravissimi di bullismo sono avvenuti a causa dell’ostracismo della nostra società nei riguardi degli omosessuali?

 

Le parole pronunciate da Oscar Wilde durante il processo scatenarono un lungo applauso da parte di alcune persone presenti in aula«L’Amore, che non osa dire il proprio nome in questo secolo, è un grande affetto di un uomo più anziano per un altro più giovane, quale vi fu fra Davide e Gionata, quale Platone mise alla stessa base della sua filosofia, e quale si trova nei sonetti di Michelangelo e di Shakespeare – quell’affetto profondo, spirituale, che non è meno puro di quanto sia perfetto, e che detta grandi opere d’arte come quelle di Shakespeare e Michelangelo, e queste mie due lettere, così come sono, e che in questo secolo viene frainteso – talmente frainteso che per esso mi trovo dove sono adesso. È bello, è elevato, è la più nobile forma di affetto. È intellettuale, e si dà ripetutamente fra un uomo più anziano e uno più giovane quando l’uomo più anziano possiede intelletto e quello più giovane ha tutta la gioia, la speranza e il fascino della vita. Che così sia, il mondo non lo capisce. Se ne fa beffe, e a volte mette qualcuno alla vergogna per questo».

Di seguito una lettera d’amore di Oscar Wilde al suo amato Bosie, decantata da Roberto Benigni durante una serata del Festival di Sanremo.

Lunedì sera [29 aprile 1895]
Carcere di S.M., Holloway

Mio carissimo ragazzo,
questo è per assicurarti del mio amore immortale, eterno per te. Domani sarà tutto finito. Se la prigione e il disonore saranno il mio destino, pensa che il mio amore per te e questa idea, questa convinzione ancora più divina, che tu a tua volta mi ami, mi sosterranno nella mia infelicità e mi renderanno capace, spero, di sopportare il mio dolore con ogni pazienza. Poiché la speranza, anzi, la certezza, di incontrarti di nuovo in un altro mondo è la meta e l’ incoraggiamento della mia vita attuale, ah! debbo continuare a vivere in questo mondo, per questa ragione. Il caro *** mi è venuto a trovare oggi. Gli ho dato parecchi messaggi per te. Mi ha detto una cosa che mi ha rassicurato: che a mia madre non mancherà mia niente. Ho sempre provveduto io al suo mantenimento, e il pensiero che avrebbe potuto soffrire delle privazioni mi rendeva infelice. Quanto a te (grazioso ragazzo dal cuore degno di un Cristo), quanto a te, ti prego, non appena avrai fatto tutto quello che puoi fare, parti per l’ Italia e riconquista la tua calma, e componi quelle belle poesie che sai fare tu, con quella grazia così strana. Non esporti all’ Inghilterra per nessuna ragione al mondo. Se un giorno, a Corfù o in qualche isola incantata, ci fosse una casetta dove potessimo vivere insieme, oh! la vita sarebbe più dolce di quanto sia stata mai. Il tuo amore ha ali larghe ed è forte, il tuo amore mi giunge attraverso le sbarre della mia prigione e mi conforta, il tuo amore è la luce di tutte le mie ore. Se il fato ci sarà avverso, coloro che non sanno cos’è l’amore scriveranno, lo so, che ho avuto una cattiva influenza sulla tua vita. Se ciò avverrà, tu scriverai, tu dirai a tua volta che non è vero. Il nostro amore è sempre stato bello e nobile, e se io sono stato il bersaglio di una terribile tragedia, è perché la natura di quell’ amore non è stata compresa. Nella tua lettera di stamattina tu dici una cosa che mi dà coraggio. Debbo ricordarla. Scrivi che è mio dovere verso di te e verso me stesso vivere, malgrado tutto. Credo sia vero. Ci proverò e lo farò. Voglio che tu tenga informato Mr Humphreys dei tuoi spostamenti così che quando viene mi possa dire cosa fai. Credo che gli avvocati possano vedere i detenuti con una certa frequenza. Così potrò comunicare con te. Sono così felice che tu sia partito! So cosa deve esserti costato. Per me sarebbe stato un tormento pensarti in Inghilterra mentre il tuo nome veniva fatto in tribunale. Spero tu abbia copie di tutti i miei libri. I miei sono stati tutti venduti. Tendo le mani verso di te. Oh! possa io vivere per toccare i tuoi capelli e le tue mani. Credo che il tuo amore veglierà sulla mia vita. Se dovessi morire, voglio che tu viva una vita dolce e pacifica in qualche luogo fra fiori, quadri, libri, e moltissimo lavoro. Cerca di farmi avere tue notizie. Ti scrivo questa lettera in mezzo a grandi sofferenze; la lunga giornata in tribunale mi ha spossato. Carissimo ragazzo, dolcissimo fra tutti i giovani, amatissimo e più amabile. Oh! aspettami! aspettami! io sono ora, come sempre dal giorno in cui ci siamo conosciuti, devotamente il tuo, con un amore immortale Oscar.
(dal “De Profundis”)

Un’altra immagine tratta dal film “Wilde”.

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6 commenti

  • marina4351 ha detto:

    Ottimo ricordare una delle vittime più famose di una morale ipocrita e perbenista.Spero che presto anche in Italia saranno consentite le unioni tra persone dello stesso sesso.

    • lacapannadelsilenzio ha detto:

      Presto succederà anche in Italia, almeno così si spera. Recenti sondaggi hanno mostrato che la maggioranza del popolo italiano è favorevole al matrimonio tra persone dello stesso sesso.

  • marina4351 ha detto:

    Leggo molto ottimismo. Da parte mia non credo ciò avverrà.Molti italiani seguono ancora le indicazioni della chiesa quando si tratta di temi del genere.Speriamo bene:sarebbe un segno di civiltà e progresso.

    • lacapannadelsilenzio ha detto:

      Un piccolo passo avanti sembra lo stia facendo il nuovo papa, ma il retaggio culturale italiano è per lo più restìo dinnanzi a certi argomenti, sebbene le statistiche siano piuttosto chiare: il 69% degli italiani sembrerebbe sostenere l’apertura della cattolica Irlanda al matrimonio tra persone dello stesso sesso.
      Ma si tratta solo di statistiche; non sappiamo, nell’ipotesi di un referendum su tale tematica, quanti confermerebbero la suddetta apertura. Forse l’italiano medio ha ancora bisogno di riflettere su questo e altri temi scottanti (vedi eutanasia).

  • […] L’amore è una cosa più meravigliosa dell’arte. Oscar Wilde […]

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