Michael Jackson, il fragile artista alla ricerca dell’infanzia perduta

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Michael Jackson, biografia, curiosità e citazioniFragile e insicuro, profondamente segnato da un’infanzia difficile e infelice, il grande artista pop Michael Jackson resta ancora un mistero per chi non ha avuto la possibilità di conoscerlo personalmente. Attraverso le sue indimenticabili canzoni, il suo sguardo angelico mai scalfito dalle vicende travagliate che hanno devastato il suo animo ipersensibile e timido, si riesce tuttavia ad intuire il suo enorme bisogno di affetto unito ad un immenso amore per l’umanità.
Bersagliato da giornalisti di infimo livello e da calunniatori disposti a mentire pur di trarne profitto, accusato ingiustamente di pedofilia e di essersi cambiato il colore della pelle per rinnegare le proprie origini africane, dopo un lungo periodo di silenzio, pronto a tornare nella scena musicale, si spegne improvvisamente in circostanze poco chiare, lasciando questo mondo a soli quarantanove anni.
La sua morte, ancora oggi, continua a far male e mi domando se tutti coloro che si sono accaniti nel passato contro di lui, abbiano qualche rimorso, o forse, più probabilmente continuano la loro misera esistenza come se nulla fosse accaduto.
Michael Jackson, un altro “suicidato della società“.
Un’altra vittima dei mass media e di gente di poco spessore morale che ama sentenziare per sentito dire. Ma ciò che colpisce maggiormente di questa figura è che nessuno è riuscito mai ad annientarne la dolcezza e l’innocenza. 
Michael Jackson, biografia, curiosità e citazioni

Michael Jackson ha sovvertito il mondo della musica per sempre e i suoi look estrosi, la fascia sul braccio destro sempre presente per ricordare tutte le vittime che silenziosamente muoiono di fame, i calzini bianchi ricoperti da strass, o “polvere di fata“, come amava chiamarli, che catturavano lo sguardo degli spettatori ammaliati dalla magia dei suoi passi di danza, e quelle divise militari, simbolo di un’autorità da lui disprezzata su cui poneva borchie o lasciava intravedere magliette sdrucite per invitare alla disubbidienza civile, lo hanno reso un’icona.
E sebbene alcuni esseri spregevoli abbiano fatto di tutto per infangarne il nome, non sono riusciti nel loro intento: Michael Jackson resterà un simbolo immortale nella storia della musica e i suoi concerti dal vivo riescono ancora oggi a far accapponare la pelle.
Nessuno riuscirà mai ad eguagliarne la grandezza.
Il giorno della sua morte, il 25 giugno del 2009, la rete perse il controllo e non solo nei siti web a lui dedicati, ma anche in tutti i social network che rallentarono la loro velocità a causa dei numerosi messaggi di dolore lasciati dagli utenti. Fu un proliferare di gruppi e condivisioni di video. Persino Facebook restò bloccato per molte ore, mentre Google sospese per mezz’ora tutte le ricerche riguardanti colui che si era guadagnato il titolo di “The King of Pop” ( Il re del pop). Wikipedia, solamente in un’ora, raggiunse il record di visite nella pagina dedicata a lui.
Le immagini che arrivavano dal mondo erano sconvolgenti; milioni di fans riversati nelle strade per ricordare “Little Michael” (“Il Piccolo Michael“), i visi sconvolti della gente nell’apprendere la notizia della sua morte.
Una giornata di lutto mondiale per quel piccolo Michael che aveva cercato per tutta la vita di riprendersi quell’innocenza sottrattagli durante l’infanzia da un padre dispotico e violento, secondo la testimonianza dello stesso artista.

Michael Jackson, biografia, stile e citazioni

La casa in cui Michael Jackson nacque.

Nato il 29 agosto del 1958 a Gary, città situata nello stato dell’Indiana, da una famiglia numerosa e molto modesta, sin da bambino mostrò la sua predisposizione alla musica e a soli cinque anni entrò a far parte del gruppo musicale “Jacksons“, creato dai suoi fratelli. In poco tempo il gruppo, che si chiamerà poi “Jacksons 5“, grazie al talento di Michael, ottenne un discreto successo.
Dopo aver firmato un contratto con la Motown, nel 1968, i Jacksons 5 raggiunsero successi ragguardevoli e molti dei loro brani si posizionarono ai primi posti nelle classifiche.
Con tale casa discografica Michael incise i suoi primi album da solista, sedici milioni di copie vendute e…il resto è storia.

Un’ascesa inarrestabile che lo porterà a realizzare il sogno di creare una villa con un parco immenso, “Neverland“.
Il nome non è altro che il luogo immaginario, quella famosa “Isola che non c’è” della favola di Peter Pan e che Michael adibì a parco dei divertimenti per bambini, in particolar modo a quelli affetti da gravi malattie. E a lui si unì nei giochi, li ospitò nelle stanze della sua residenza vivendo così quell’infanzia di cui non aveva potuto godere da bambino.

Michael Jackson, biografia e citazioni

Una parte della spettacolare villa “Neverland”.

Sorge prepotentemente un interrogativo ricorrente, così come è nato rileggendo la vita di altri artisti che dall’infelicità hanno tratto la loro forza creativa. Quel Michael Jackson, nato in una famiglia povera dell’Indiana, sarebbe diventato il Michael Jackson che ha infiammato le folle di tutto il mondo, se non avesse patito certe sofferenze indicibili?
Interrogativo destinato a rimanere sospeso in questo percorso misterioso chiamato vita.
E a noi non resta altro che accarezzare la sua anima da eterno bambino che si è sempre prodigato nel donare un po’ di felicità agli sfortunati di questa terra.
Perché proprio lui sapeva benissimo cosa si provasse a non poter vivere spensieratamente la propria infanzia, chiuso negli studi di registrazione a provare canzoni e punito dal padre se non si fosse impegnato seriamente.
Dalla finestra guardava i suoi coetanei giocare e lacrime silenziose gli solcavano il viso.
Ma lui, nel suo piccolo, avrebbe cercato di alleviare le sofferenze dei bambini.
E quel suo sogno custodito dentro di sé si realizzò.
Almeno quello.
Dalle orribile torture fisiche e psicologiche che il padre gli infliggeva, su cui non voglio soffermarsi perché superano qualsiasi crudele immaginazione, Michael reagì fermando la sua crescita allo stadio preadolescenziale, restando quel bambino innocente che si trovava a suo agio solamente insieme ad altri suoi “coetanei”, cercando di alleviare un po’ di quella sofferenza ingiusta che si accanisce spesso sui più deboli.

Michael Jackson, biografia e citazioni

Numerose le iniziative dell’artista a favore dei diseredati della società, tra queste bisogna ricordare la fondazione “Heal the World“, che prese vita nel 1992 e fu seconda, dopo l’UNICEF, per donazioni volte a migliorare le condizioni di vita dei bambini di tutto il mondo.
Probabilmente pochi sono a conoscenza dell’attivismo di Michael Jackson a favore dei bambini. Ma proprio lui, uno dei filantropi più generosi del mondo, venne trascinato in tribunale con l’accusa di pedofilia. Il caso più eclatante, quello riguardante Jordan Chandler, il bambino che dichiarò di aver subito molestie sessuali dal cantante, si rilevò essere una menzogna creata dal padre del piccolo per poter ricavare una considerevole somma di denaro. Solo dopo la morte dell’artista Jordan confessò di essere stato spinto dal padre a mentire. Ma la richiesta di perdono era giunta troppo tardi. Michael era già deceduto.
Il padre di Jordan si suicidò poco dopo la sua morte, probabilmente perché attanagliato dai sensi di colpa per tutto il male recato al cantante.

Michael Jackson, biografia e citazioni

Conrad Murray, medico personale di Michael Jackson, condannato a quattro anni di carcere

Una morte avvenuta per negligenza del suo medico personale, Conrad Murray, che gli somministrò il “propofol” (un potente anestetico) per i problemi d’insonnia dell’artista, senza nemmeno attaccarlo ad una pompa d’infusione. Quando si accorse che il suo paziente non respirava, praticò la rianimazione cardiopolmonare sul letto, ovvero in un posto completamente inadatto. Anche i volontari di primo soccorso sanno che non può sortire alcun effetto, perché tale pratica dev’essere effettuata su una superficie dura.
Il mistero di quell’improvvisa dipartita permarrà per sempre.

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E a noi restano in eredità canzoni indimenticabili, composte dallo stesso Michael, destinate a restare immortali e di cui ne condividerò alcune, sottotitolate in italiano, affinché il significato sia comprensibile a tutti. I video saranno accompagnati da alcuni dei suoi ed altrui pensieri volti a delinearne la personalità e a sottolinearne l’immenso contributo artistico.

Una volta ho visto piangere un bambino bianco e un bambino nero, ma le loro lacrime non avevano colore.
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I miei fans passeranno alla storia per la loro fedeltà, il loro amore e la loro forza. Che Dio li benedica.
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Quando i bambini ascoltano la musica, non si limitano ad ascoltarla. Si fondono con la melodia e seguono il ritmo. Qualcosa dentro di loro spiega le ali – e subito il bambino e la musica diventano un’unica cosa. Anch’io mi sento così in presenza della musica, e nei miei momenti migliori di creatività spesso sono con i bambini. Quando sto con loro, creare musica mi riesce facile come respirare.
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Ricordo poco dei miei primi anni con i Jackson 5. Ero troppo piccolo, avevo solo 5 anni. Anche se ero un bambino prodigio, a quell’età non hai comunque la capacità di capire quello che ti sta accadendo attorno. Ricordo che cantavo al massimo delle mie possibilità, che ballavo con gioia, che lavoravo tanto, troppo per un bambino. Cantavo fino a notte fonda, proprio nelle ore in cui i miei coetanei erano nel letto a dormire.
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Vorrei prendere in prestito da altri paesi, come il Venezuela o il Trinidad ad esempio, l’amore reale e l’indifferenza al colore della pelle che dimostra la gente e portarlo in America. Viaggiando, ti rendi conto di quanto sia diversa l’America. Dio, odio dire questo, ma la nostra gente ha subito un lavaggio del cervello.
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Io sono convinto che i bambini siano creature molto speciali. Sono la mia più grande fonte di ispirazione accanto agli animali, Dio e le bellezze della vita. Non sono in grado di spiegarne la ragione ma i bambini sono davvero magici. Quando sono insieme a loro mi sento più vivo che mai. Sento di poter fare qualsiasi cosa! I bambini mi danno molta carica, mi danno energia. Sono dell’idea che il grosso del mio successo derivi proprio da ciò che mi hanno ispirato i bambini. È proprio così.
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Sono votato alla mia arte: penso che tutta l’arte abbia come obiettivo finale l’unione fra il materiale e lo spirituale, l’umano e il divino. E penso che questo sia il motivo per cui esiste l’arte e per cui faccio quello che faccio.
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Molte delle mie giovani fan vogliono sapere perché vivo appartato, perché faccio determinate cose, perché non ne faccio altre, insomma, cercano di entrare nel mio cervello. Vogliono salvarmi dalla solitudine, ma in realtà è come se volessero condividere la loro solitudine con me, che sono una delle persone più sole al mondo.
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In un mondo pieno d’odio, dobbiamo avere ancora il coraggio di sperare. Il un mondo pieno di rabbia, dobbiamo avere ancora il coraggio di confortare. In un mondo pieno di disperazione, dobbiamo avere ancora il coraggio di sognare. In un mondo pieno di sfiducia, dobbiamo avere ancora il coraggio di credere.
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Il pregiudizio è ignoranza.
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Ogni volta che accetto il mio dubbio e la mia insicurezza, sono più aperto alle altre persone. Più mi guardo dentro e più forte divento, perché capisco che il mio vero io è molto più grande di ogni altra paura.
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Nostro padre creò i Jackson Five a suon di botte. Dopo la scuola, ci costringeva a provare fino a sera e se sbagliavamo erano botte. Ci picchiava con la cinghia dei pantaloni e a volte con una frusta. Era un padre molto severo, specialmente nei miei riguardi. Ho preso più botte io di tutti i miei fratelli messi insieme.
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Vorrei essere riconosciuto come un grande artista ed essere amato da tutti per questo. Vorrei essere amato da tutti così come io amo tutte le persone, di qualunque razza siano.
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La gente pensa di conoscermi, ma non è così. Non veramente. Attualmente sono una delle persone più sole in questo mondo. Spesso piango, perché fa male davvero… Ad essere onesto potrei dire che faccia male essere me.
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Credete in voi stessi, guardate ai grandi per diventare ancora più grandi, e siate scienziati: Sezionate. Non vi arrendete neanche se il mondo vi ostacola, vi deride e dice che non ce la farete. Credete in voi stessi nonostante tutto. A molti dei più grandi uomini che hanno lasciato un segno nella storia hanno riserbato un simile trattamento: Non ce la farai; Non otterrai nulla; Non arriverai da nessuna parte. Hanno deriso i fratelli Wright, Thomas Edison, Walt Disney. Si sono fatti beffe di Henry Ford poiché abbandonò gli studi senza ottenere una laurea, così lo trascinarono in tribunale per verificare la sua intelligenza… Ecco cosa sono arrivati a fare… Ma tutti questi uomini hanno plasmato e cambiato la nostra cultura, il nostro costume, il nostro modo di vivere.
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La gente mi chiede in che modo creo la mia musica.
Io rispondo loro che mi ci imbatto.
È come capitare in un fiume ed unirsi alla corrente.
Ogni momento del fiume ha la sua canzone.
Quindi io mi fermo nel momento e ascolto.
Ciò che sento è sempre diverso.
Una passeggiata nel bosco produce una canzone leggera e scoppiettante…
il fruscio delle foglie nel vento
il cinguettio degli uccelli e lo squittio degli scoiattoli
lo scricchiolio dei ramoscelli sotto i piedi
e il battito del mio cuore li fonde tutti insieme.
Quando ci si unisce alla corrente, la musica è dentro e fuori, ed è lo stesso.
Finché sarò in grado di ascoltare il momento, farò sempre musica.
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Quando sono in un albergo e nella strada ci sono migliaia di fan che mi chiamano, pernottano in sacchi a pelo e mi dicono quanto mi amano, ma io non posso uscire, mi sento prigioniero e così mi sento solo. A volte mi viene da piangere. Fuori c’è così tanto amore, ma ugualmente uno si sente prigioniero e solo.
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Con i bambini riesco ad avere quell’amicizia e quell’intesa che non riesco ad avere con gli adulti. In più, i bambini non mi hanno mai ingannato o fatto del male, mentre gli adulti sì.
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Gli animali e i bambini conservano una visione delle cose che mi dà una grande spinta creativa, hanno una forza che in seguito, nell’età adulta, va perduta, per il condizionamento imposto dal mondo… Quando vedo i bambini, so che Dio non ha ancora rinunciato all’umanità.
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Io imparo sempre, costantemente, non so niente di preciso, la vita per me è un continuo apprendere, un processo di formazione.
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La grande musica e le grandi melodie sono immortali. Le culture cambiano, le mode cambiano, cambiano gli usi e i costumi, ma la grande musica è immortale. E’ come una grandiosa scultura o come un fantastico dipinto: resta in eterno.
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Di tutte le cose che farai la gente ricorderà solo le peggiori e se non le hai mai fatte le creerà dal nulla.
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(Su come creava la sua musica) È un sentimento. Tu tratti l’aria come una tela e la pittura è lo strumento che passa attraverso le tue mani, fuori dalla tastiera. Così, mentre suono, è come se dipingessi un sentimento nell’aria.
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Quelle che i giornali e la gente considerano delle mie stranezze, come il fatto di non uscire mai di casa, sono la conseguenza del successo. In pratica io vengo costretto a una vita diversa proprio perché il successo mi impedisce di vivere una vita normale.
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Quando mi chiedono: ”Perché sei sempre insieme a bambini?”, io rispondo: ”Perché da bambino ero sempre insieme agli adulti”.
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Credo davvero che ciascuna persona abbia uno scopo stabilito fin dal momento della nascita e che determinate persone abbiano qualità assegnate da Dio per questo scopo.
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Continuano a scrivere che prendo dei medicinali per schiarirmi la pelle in modo da diventare bianco. È un’assurdità! Io sono un americano nero, sono orgoglioso della mia razza, sono orgoglioso di ciò che sono. Per quanto ne so è impossibile schiarirsi la pelle e io soffro di una disfunzione della pelle, ho la vitiligine.
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Di solito sono felice. Non lascio che qualcosa mi butti giù. Mi piace sentire lo zampillare dell’acqua e il canto degli uccelli, o le risate… Adoro tutto ciò che è davvero naturale, innocente.
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Mark Fisher, critico musicale (a proposito di Billie Jean)

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Ma ascoltatela.. E resterete subito incantati dalla sua potenza drammatica, sedotti e attirati all’interno del suo immaginario spazio sonoro. ‘Billie Jean’ non è solo uno dei migliori singoli mai prodotti, ma anche una delle maggiori opere d’arte del ventesimo secolo, una scultura sonora a vari livelli il cui splendore sinuoso di pantera sintetica è in grado di svelare dettagli e sfumature ancora ignoti anche quasi trent’anni dopo.»

 

 

Alcuni uomini hanno le loro Ferrari, i loro aerei, i loro elicotteri, nelle quali trovano la loro felicità. La mia felicità consiste nel dare e nel condividere ed avere semplicemente del divertimento innocente.
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Chi, come me, ama i bambini e gli animali viene considerato strano. Mentre chi trova la felicità nelle Ferrari, nei vestiti o negli elicotteri viene considerato normale. Non è assurdo?
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Il significato della vita è nascosto in ogni singola espressione della vita. E’ presente nell’infinità di forme e fenomeni che esistono in tutta la creazione.
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Sono un patito di Michelangelo e amo il modo in cui il suo spirito è rappresentato in tutte le sue opere. Lui era consapevole che dal giorno in cui sarebbe morto la sua arte avrebbe vissuto in eterno.
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Perché Peter Pan rappresenta qualcosa di molto speciale, per me. La sua figura ha a che vedere con tutto ciò che è l’infanzia: la voglia di restare bambini, la magia, il volo… tutto in lui ricorda la giovinezza, la meraviglia e la magia. E io, crescendo, non ho mai smesso di amarlo o di considerarlo speciale.
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Come dice un vecchio proverbio indiano: ”Non giudicare un uomo prima di aver camminato per due lune nei suoi mocassini”. La maggior parte delle persone non mi conosce, questo perché scrivono cose delle quali la maggior parte non sono vere.
Io piango molto molto spesso perché fa male e io mi preoccupo dei bambini, di tutti i miei bambini sparsi per il mondo, io vivo per loro.
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Ho la sensazione che il mondo in cui viviamo sia una enorme, monumentale orchestra sinfonica. Credo davvero che nella sua forma primordiale tutto il creato sia suono e non un suono casuale, ma vera musica. Tutto è musica, tutto è ritmo.
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C’è la Festa della Mamma e c’è la Festa del Papà, ma non c’è una Festa dei Bambini. Vorrebbe dire molto. Pace al mondo.
I bambini mostrano nei loro sorrisi il divino che c’è in ognuno. Questa semplice benedizione brilla dritta dal loro cuore e chiede solo di essere vissuta.
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Quello che dobbiamo apprendere dai bambini non è l’essere infantili. Stando con loro entriamo in contatto diretto con la profonda saggezza della vita, che è onnipresente e chiede solo di essere vissuta. Ora che nel mondo c’è tanta confusione e disperazione, abbiamo bisogno dei nostri bambini più che mai. La loro naturale saggezza ci indica la soluzione che è nei nostri cuori e aspetta solo di essere riconosciuta.
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Ho girato il mondo per 8 volte. Tra un concerto e l’altro ho visitato moltissimi ospedali ed orfanotrofi, ma questo naturalmente dai media non è stato detto. Non lo faccio per la stampa. Lo faccio di cuore. Ci sono moltissimi bambini in città che non hanno mai visto una montagna, che non sono mai andati su una giostra, che non hanno un animale domestico, che non hanno mai visto un cavallo o un lama. Per questo apro i cancelli e vedo quell’esplosione di felicità, dai sorrisi dei bambini che vanno sull’otto volante e dico: “Dio, ti ringrazio!” Sento di aver guadagnato il sorriso compiacente di Dio, perché faccio qualcosa che rende altri felici.
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Ho sempre odiato le interviste. Sei costretto a rispondere a domande indiscrete, e le tue risposte vengono manipolate dall’intervistatore a suo piacimento.
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Ogni volta che accetto il mio dubbio e la mia insicurezza, sono più aperto alle altre persone. Più mi guardo dentro e più forte divento, perché capisco che il mio vero io è molto più grande di ogni altra paura.
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Quando la vita in ogni sua forma viene considerata divina, tutti possono spiccare il volo.
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Mi risulta molto difficile guardare le ragazze negli occhi, se non sono mie amiche. Del resto, i miei rapporti con le ragazze non sono mai stati facili, e le relazioni che ho avuto con loro non hanno mai avuto l’esito felice che cerco da sempre.
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Guardare il pubblico e vedere gente di razze diverse tenersi per mano e ballare insieme, questo mi fa sentire a meraviglia.
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Se vieni al mondo sapendo di non essere solo e te ne vai allo stesso modo, riesci ad affrontare tutto ciò che accade nel cammino della vita. Un professore potrebbe bocciarti, ma non ti sentirai inferiore, un boss potrebbe opprimerti, ma non ti sentirai oppresso, una potente azienda potrebbe sconfiggerti, ma trionferai comunque. Come potrebbero prevalere solo buttandoti giù? Tu sai che sei una persona amata. Il resto è solo contorno. Ma se non puoi dire di essere amato, sei condannato a cercare qualcosa che riempia quel vuoto. Non importa quanto ingente sia il tuo reddito lavorativo o la tua fama. Stai solo cercando amore incondizionato, vuoi solo essere accettato per quello che sei, ed è questo che ti è stato negato quando sei venuto al mondo.
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Mi ricordo di quando andavo allo studio di registrazione: c’era un parco al di là della strada e io vedevo tutti i bambini giocare. Piangevo perché mi rendeva triste la consapevolezza che avrei dovuto lavorare, e che non potevo andare a giocare con loro.
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Per molti anni ho creduto di essere stato il solo a vivere l’esperienza dell’infanzia negata, ma poi ho scoperto di avere molto in comune con altre persone del mondo dello spettacolo. Quando ho incontrato Shirley Temple Black, la diva-bambina del cinema degli anni Trenta/Quaranta, all’inizio non ci siamo detti niente, ma abbiamo pianto insieme pensando a quello che abbiamo passato.
Poi ci siamo scambiati confidenze sui nostri veri sentimenti, e con lei sono riuscito a condividere “segreti” che in precedenza avevo rivelato solo ai miei amici Elizabeth Taylor e Macaulay Culkin…
Comunque, non si tratta affatto di un problema dei soli “figli di Hollywood”, ma è una calamità universale, un cataclisma globale: siamo circondati da bambini che non hanno la possibilità di sapere cosa voglia dire crescere da bambini, e che crescono senza conoscere la gioia. Oggi si incoraggiano i bambini a crescere in fretta, a diventare duri e determinati: si può ben dire che io sia uno dei massimi esperti mondiali di questi tipo di educazione.
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Qualche curiosità.

Michael Jackson, biografia, curiosità e citazioniC’è ancora chi, privo di competenze mediche, afferma che Michael Jackson si fosse schiarito la pelle, nonostante lo stesso artista avesse negato più volte di averlo fatto e affermato di non aver mai rinnegato le sue origini africane.
Anche l’autopsia ha confermato ciò che inutilmente il cantante aveva affermato da anni. Michael Jackson soffriva di vitiligine, una patologia che causa la perdita del colore della pelle e forma delle antiestetiche macchie sul corpo. Per nascondere tale malattia, usava vari fondotinta per omogeneizzare le macchie. Per la stessa ragione si proteggeva dal sole mostrandosi in pubblico protetto da un ombrello.
La magrezza era dovuta ad una rigorosa dieta vegetariana che non gli impedì tuttavia un’attività fisica costante e impegnativa, nonostante ancora molti pensano sia impossibile conciliare lo sport con certe scelte alimentari.
I suoi ritocchi continui erano dovuti al suo difficile legame con il padre, cui somigliava molto fisicamente. Un modo per prendere le distanze da quella figura da cui non si sentì mai amato.
Si è sposato due volte e ha avuto tre figli.
Dalle accuse di pedofilia che gli erano state rivolte, è sempre stato scagionato.

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Hanno scritto su Michael Jackson.

michael 14Dentro di me, Michael Jackson è esploso quando dall’album di Thriller sentii per la prima volta Billie Jean. Ri­masi colpito oltre che dal suo modo di cantare originalissimo, dall’innovati­vo arrangiamento di Quincy Jones. Ge­niali gli archi in controtempo a una rit­mica scarna dove il basso, in primo piano, la faceva da padrone a sottoline­are che stava per arrivare un Re. Già dall’introduzione, infatti, prima anco­ra di udire la sua voce, ebbi la strana sensazione come se quel basso dal­l’aria un po’ ossessiva e quegli archi che come in punta di piedi gli faceva­no da controcanto, fossero la sua vo­ce. Quasi come ad annunciare: «Ragaz­zi sono arrivato… per un po’ di tempo ci sarò io…». E lui c’è stato. Le note di quell’intro­duzione erano il preludio di un qualco­sa che stava musicalmente accadendo. Poi arriva la sua voce. E alla fine di quel brano, prima ancora di sentire il resto dell’album, avvertivo già il frago­re di un uragano che si sarebbe propa­gato per tutta la terra.
Settecentocin­quanta milioni di dischi venduti. E ora, tutti lì a domandarsi chi l’ha ucci­so. La diagnosi di arresto cardiaco, una banalità che dimostra quanto pue­rili possano essere la fantasia di chi viene colto in errore o l’incompetenza non certo degna di un medico, se si è esagerato nell’iniettare una medicina alla quale si era già assuefatti. Sono appena 48 ore da quando Micha­el è morto e la parola complot­to ha già fatto il giro del mon­do. Ma il vero assassino è davanti a noi, è lì che ci guarda, lo incontriamo tutti i giorni quando andiamo a comprare il giornale o quando guardiamo la televisione. Si può dire che l’assassino ce l’abbiamo in casa, gli diamo da mangiare, da dormire, però non facciamo niente per educarlo a non uccidere. Facciamo finta di non vederlo e ci guardiamo be­ne dall’incazzarci se la notizia che esce dal piccolo schermo sulla piena assolu­zione di Michael Jackson non ha lo stesso risalto di quando invece, per an­ni, lo hanno infamato accusandolo di molestie sessuali. Per dieci anni i «criminalmedia» lo hanno massacrato nonostante lui si di­chiarasse innocente e nonostante nes­suna prova sia mai emersa. Lo hanno distrutto, devastato, piegato in due. E quando finalmente avevano l’opportu­nità di farlo rialzare per il giusto riscat­to di fronte al mondo, i media cos’han­no fatto? Gli hanno dato l’ultimo col­po di grazia: hanno detto «Michael Jackson è stato assolto». Ma lo hanno detto talmente a bassa voce che la pu­gnalata infertagli dai media stavolta è stata fatale. Con l’animo ancora grondante di sangue ha cercato allora di dar voce a quell’innocenza finalmente riconosciu­ta, in un modo diverso e come sempre geniale. Lo sforzo era sovrumano. Do­veva raccogliere le sue ultime forze or­mai sbrindellate dalla micidiale mac­china del consumismo e così ha an­nunciato il suo ultimo incontro con i milioni di fan che si sono scapicollati per avere i biglietti ed essere presenti in uno dei 50 concerti-evento a Lon­dra. Per cinquanta giorni avrebbe can­tato, divertito e giocato con chi lo ha sempre amato e non ha mai dubitato della sua innocenza. Avrebbe parlato al mondo di quella verità che i media hanno vigliaccamente omesso. Ma il mondo ora lo ha capito!… Adriano Celentano

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Lo hanno torturato per anni. Suonare con lui, che mi adorava, è stato impagabile. Michael era un artista assoluto: autore, cantante, ballerino, coreografo e regista, il più grande talento dello show business. Un uomo costretto a vivere per 10 anni come un animale braccato. Poi lo hanno assolto da tutte le accuse. Ma era troppo tardi. Slash
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Se ne è andato un bambino. Che, probabilmente, non è mai stato veramente felice. Un bambino di cinquant’anni. Che non trovava pace nella continua ricerca di modificarsi per unificarsi a un modello che, forse, nemmeno lui aveva ben chiaro. Tante facce, troppe facce e nessuna definitiva, nessuna serena. Se ne è andato un bambino. E con lui se ne è andato il suo talento. Adesso, quelli della musica «dotta», sia classica che jazz, riusciranno a valutare il suo lavoro più serenamente. Mina
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Io cerco di interpretare il mondo in cui vivo e di leggere quello che ho intorno. È stata, credo, una delle chiavi del successo di Michael Jackson. Ecco perché la “santificazione” che si è avviata intorno a lui non mi meraviglia. Con lui abbiamo visto crescere i nostri sogni. È come se avesse fatto da parabola vivente, da ragazzino ad adulto, di una generazione che sognava di ballare, cantare, muoversi con disinvoltura. Anzi, direi che non è ancora santo abbastanza. Carl Craig
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Spesso mi vengono in mente proprio le ultime conversazioni che abbiamo avuto al telefono, così intime, dove ci raccontavamo le cose più semplici. Mi manca, mi ha influenzata molto. Anastacia
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Dove passava lui, dove arrivava, niente pulsava più come prima. Abbiamo perso qualcosa tutti quanti. Qualcosa che forse pensavamo ingenuamente ci appartenesse, che credevamo parte della nostra storia, quindi della nostra vita. Ci lustravamo i denti inorriditi vedendo sbiadire quel ricordo, scomposto nella carne, impegnati come siamo a navigare il nostro tempo insoddisfatto, surfando senza meta sulla superficie informatica delle notizie del gossip. Jackson, uno tra i pochissimi veri geni della musica del nostro secolo, se ne è andato spegnendo la fredda luce di quei riflettori che fino a qualche anno fa illuminavano i suoi strabilianti gesti musicali e che ormai da tempo puntavano unicamente verso l’angolo più intimo e fragile della sua persona: l’infanzia rubata e mai restituita. L’impossibile. È fuggito durante la notte, con la stessa velocità con cui compariva e scompariva dal palcoscenico durante i suoi indimenticabili concerti, costosi quanto innovativi, in un fascio di luci e di ombre. Un eroe che sembrava parlare al futuro. Pareva conoscere leggi fisiche a noi ancora sconosciute. Cantava melodie impossibili con la stessa grazia di Steve Wonder o di James Brown, infarcendole però di grida e respiri che strappavano alle guance il sorriso della meraviglia, portandoci a cavalcare il ritmo dei suoi brani come nessuno aveva fatto prima. Un Artista vero è questo: colui che impone il suo ritmo. Dove arriva, dove cammina, niente pulsa più come prima. Che Dio lo benedica.
Cesare Cremonini
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