“Marina Bellezza”, l’analisi di una generazione tagliata fuori da tutto…

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Con “Marina Bellezza“, la scrittrice biellese Silvia Avallone, vincitrice del Premio Campiello con il celebre “Acciaio“, esprime ancora una volta il disagio sociale dei giovani di oggi.
Molto coinvolgente e spesso duro, è caratterizzato da un linguaggio aspro e le parole e i dialoghi s’imprimono nella nostra mente in modo indelebile, come se fossero riusciti nel loro intento di schiaffeggiarci.
La crisi socio-economica di un’Italia allo stremo viene analizzata in modo insolito: i protagonisti non sono quelle solite persone di mezza età o gli spesso egoisti anziani di oggi che si lamentano continuamente, pur avendo in fondo già vissuto la loro vita in modo sereno.
I veri protagonisti sono i giovani di oggi, appartenenti a quella generazione frantumata di ventenni e trentenni che non sanno nemmeno come si vivesse prima della loro nascita e non mostrano interesse alcuno nel venirne a conoscenza.
Cresciuti con Mediaset, le veline, La Ruota della Fortuna, il Gabibbo, il volto rassicurante di Silvio Berlusconi che augurava dalle sue televisioni “un Natale buono” e messaggi che incitavano ad apparire, esserci in qualunque modo, essere visibili al mondo a qualsiasi costo, non riescono a fare affidamento negli adulti e, in cuor loro, li disprezzano per aver lasciato così tanta incertezza alle generazioni che li seguiranno. Una generazione che sente il bisogno di reinventarsi. E che deve necessariamente farlo. Una generazione destinata a rimboccarsi le maniche perché sin dal momento in cui è venuta al mondo ha solo incontrato terra bruciata davanti a sé.

Nel desolato panorama del romanzo italiano che si affanna di parlar di tutto, pur di non parlare delle nuove generazioni smarrite in questa società sempre più nebulosa, “Marina Bellezza” merita una particolare menzione perché finalmente affronta un argomento quasi considerato tabù. E lo fa in modo originale. La stessa scrittrice non esita a parlare della difficoltà di scrivere un romanzo oggi: «Da cosa parti in tempi di crisi come questo? Di cosa parli? Io ho voluto cominciare da una storia d’amore.»
La storia d’amore tra due ragazzi profondamente diversi per ceto sociale, aspirazioni e cultura è lo strumento di cui Silvia Avallone si avvale per parlare della società odierna. Due ragazzi diversi, ma che hanno in comune qualcosa che molti di noi conoscono bene: un passato doloroso e famiglie instabili, incapaci di trasmettere ai figli sicurezza e affetto.
I due protagonisti del romanzo, fragili e tenaci al tempo stesso, si muovono in un’Italia allo sfacelo che non offre nulla ai giovani, a parte falsi valori di insani egoismi e un conto salato da pagare.
Marina Bellezza - Silvia AvalloneRabbia e desiderio di rivalsa traspaiono da ogni pagina. Quel desiderio di rivalsa insito in chi ha veramente sofferto e vuole vendicarsi della vita. La storia d’amore tra Andrea Caucino e Marina Bellezza, sebbene rappresenti la base del romanzo, serve alla scrittrice da spunto per narrare una storia attuale.
Marina Bellezza ha ventidue anni e proviene da una famiglia disastrata, come tante. Il padre ha il vizio del gioco, si accompagna alle ventenni, profuma di sigaro e colonia e ha abbandonato la sua famiglia per condurre una vita sregolata. La madre è un’alcolista debole e indifesa, già ubriaca al mattino e incapace di prendersi cura della figlia. Nonostante la sua giovane età, la ragazza è disincantata e indurita. Non mostra interesse alcuno per gli altri e per il mondo che la circonda. È l’incarnazione della vendetta e non permette a nessuno di distoglierla dal suo obiettivo: diventare una star di successo piena di soldi. Così tutti avrebbero smesso di parlar male di lei e della sua famiglia. Avrebbero cessato di guardarla con compassione e avrebbero dovuto ricredersi sulla storia della “colpa dei padri ricade sempre sui figli.” Marina vuole scappar via dalla provincia biellese in cui è nata, scorre superficialmente il suo sguardo su quei luoghi abbandonati della Valle Cervo da chi l’ha preceduta e guida velocemente tra casolari fatiscenti e cartelli con su scritto “Vendesi” o “Cessata attività“.
«A lei non interessava quello che le accadeva intorno. Era nata nel 1990, ignorava come fosse il mondo prima di Berlusconi e degli sms.»
Due sono le armi da lei possedute per conquistare il mondo: la bellezza e una voce incantevole. Una bellezza insolente come la sua determinazione, pronta a calpestare chiunque pur di arrivare al successo.

Marina Bellezza - Silvia Avallone
Vuole andare a Milano, vuole diventare una cantante famosa, vuole leggere il suo nome dappertutto, vuole che la gente la riconosca per strada e la fermi per chiederle autografi. Canta nei centri commerciali, viene ospitata dall’emittente locale e lavora sodo per essere notata da un agente importante in grado di lanciarla nel mondo dello spettacolo. Un personaggio a volte irritante, ma difficile da non amare. Forse perché in ognuno di noi esiste una Marina Bellezza che ha un conto in sospeso con la vita ed è sempre in attesa di un risarcimento.
«La trattava come una bambina, e lei faceva di tutto per essere trattata in quel modo. A ventidue anni suonati, cercava ancora di riscuotere gli arretrati della sua infanzia.»
Andrea Caucino, figlio di un avvocato penalista ed ex sindaco di Biella, ha ventisette anni e svolge un lavoro a tempo determinato presso l’unica biblioteca sopravvissuta nella valle. Anch’egli ha un passato doloroso alle spalle. Andrea è il figlio fallito, quello cattivo che a otto anni uccide il cucciolo di cane del fratello. Il figlio nato per caso, non desiderato e con amicizie poco rassicuranti. La presenza ingombrante del fratello che lavora per la NASA negli Stati Uniti, perseguita la sua vita. Tuttavia, così come Marina, insegue un sogno. Ma è un sogno completamente diverso da quello della sua inafferrabile fidanzata; Andrea, nonostante la dura opposizione del padre, vuole seguire le orme del nonno, allevatore di bovini, e vivere seguendo i ritmi della natura. «Non puoi pensare che tuo padre ti capisca. Lui appartiene a una generazione che dei contadini si vergogna. Noi apparteniamo a una generazione che si vergogna di loro.» Queste parole, pronunciate da Andrea si commentano da sé e mostrano la distanza, spesso insormontabile, tra padri e figli.
Non vuole abbandonare la sua terra ed è lui il vero rivoluzionario di oggi. Non insegue il successo, rinnega la vita agiata dei suoi genitori, vuole semplicemente comprare delle mucche, vivere nella cascina del nonno, produrre latte e formaggio e passeggiare in quei luoghi desolati con il proprio cane.
«Io non voglio diventare ricco, non voglio diventare famoso, non voglio vivere con l’assillo di essere di più o di meno degli altri!…Quella vita lì è un inferno, l’ho visto quando mio padre è diventato sindaco, che avevamo tutti quei giornalisti in casa… A me non interessa. Mio fratello scrive sulle riviste d’ingegneria aerospaziale…gli pubblicano gli articoli con il suo nome, bello grande neanche fosse Obama… Io voglio essere invisibile, capisci? Non voglio lasciare traccia, voglio solo svegliarmi la mattina e stare bene!» … «Non posso sentirmi in colpa per questo. Non voglio vendermi la vita. Mio nonno si metteva a piangere quando gli moriva un vitello, quando ne vedeva nascere uno… Era un uomo felice!»

Marina Bellezza- Silvia AvalloneDue personaggi diversi, Marina e Andrea. Tuttavia si amano profondamente. Ed il motivo non è difficile da intuire. Entrambi hanno l’animo pieno di ferite impossibili da rimarginare, sono schiacciati dalla solitudine e si lasciano e rincorrono per tutta la vita.
Andrea è ormai abituato alle fughe di Marina, anche se la sofferenza dell’abbandono gli spegne di volta in volta lo sguardo e, mentre Marina è ospitata in un albergo di lusso di Milano, affronta in solitudine una tempesta di neve dentro una stalla e riesce a far nascere una vitella. Andrea attua una vera rivoluzione: decide di restare in una società globalizzata in cui tutti vorrebbero sentirsi protagonisti.
In poche parole si condensa il significato del romanzo: «La sua era una generazione tagliata fuori da tutto, nata nel posto sbagliato al momento sbagliato. E allora tanto valeva ritirarsi sul confine. Tornare indietro, disobbedire.»
Forse la vera rivoluzione, secondo la scrittrice, è quella di restare e di tornare alle origini. “Il futuro è un ritorno. È una strada sterrata che non ti aspetti. Bisogna trovare il coraggio di restare, di costruire qualcosa di duraturo, di nuovo, e farlo qui.”
Marina, nonostante riesca ad intraprendere la strada del successo, torna sempre da Andrea. Lui è il suo rifugio da un mondo arido e violento e Andrea continuerà ad aspettare.
Attendere che Marina un giorno riuscirà ad annientare quel dolore cattivo e rabbioso pronto ad esplodere in qualsiasi momento infrangendo il silenzio ipocrita di chi forse non ha mai veramente sofferto e pretende che la ragazza possa perdonare: «Sai cos’ho capito, alla fine? Che il male non ti rende migliore, anzi. Ti peggiora e basta. È una stronzata che se soffri, allora cresci. Se soffri, t’incazzi e ti viene voglia di vendicarti, tutto qui.»
Difficile parlare a lungo di questo meraviglioso romanzo, sembrerebbe di distruggerne la bellezza. La tentazione di dilungarmi è prepotente, ma preferisco fermarmi qui. Da leggere e assaporare per riflettere sulla spietata società contemporanea e l’infelicità dei suoi figli.
Pochi sono i romanzi di oggi che riescono in questo intento.

https://youtu.be/HqP2Jm-aZXU

 

Incipit del romanzo:
Un chiarore diffuso risplendeva da qualche parte in mezzo ai boschi, a una decina di chilometri dalla strada provinciale 100  stretta tra due colossali montagne nere. Era l’unico segnale che una forma di vita abitava ancora quella valle, sul confine nudo e dimenticato della provincia.


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