L’Ultimo Lupo, un inchino alla bellezza della natura

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«Attraversando quella vastità desolata, non poteva sopportare né muri, né recinti, né frontiere. Non si sottometteva a nessuno, preferendo la morte all’essere prigioniero.»

L'Ultimo Lupo ( Wolf Totem), recensione film

Shaofeng Feng nel ruolo di Chen Zhen

D’impatto emotivo e visivo molto potente, L’Ultimo Lupo di Jean-Jacques Annaud, appena uscito nelle sale cinematografiche italiane, è tratto dal romanzo autobiografico scampato alla censura Il totem del lupo di Jiang Rong, fervente ambientalista e ancora oggi oggetto di critica per quel suo libro che ha già venduto più di venti milioni di copie solo in Cina.
Ambientato nel 1969, l’anno della “Rivoluzione Culturale” di Mao, racconta l’esperienza di Chen Zhen, un giovane studente di Pechino inviato come insegnante presso una tribù di pastori nomadi della Mongolia Interna.
In quel paesaggio mozzafiato di praterie sterminate e incontaminate, catturato dalla fotografia di  Jean-Marie Dreujou, già noto per altri splendidi film e candidato più volte al prestigioso premio Cesar, il giovane Chen Zhen subisce il fascino di una cultura molto diversa dalla sua e soprattutto comincia ad osservare il mondo misterioso dei lupi, animali venerati dai pastori mongoli.

L'Ultimo Lupo, (Wolf Totem) recensione film
Il sogno di Chen Zhen è quello di prendere con sé un cucciolo e riuscire ad afferrare il mistero di uno degli animali più affascinanti del pianeta. Trascorre ore insieme al capo della tribù mongola ad osservare il comportamento dei lupi e il suo sguardo diventa anche il nostro, incantati da una simile forza della natura, maestosa e fiera. Difficile restare impassibili di fronte a quell’enorme coraggio e al rispetto assoluto che i lupi mostrano nei confronti dell’equilibrio della natura. Quanto abbiamo da imparare dagli animali e quanto tempo forse ci vorrà per comprenderne quel comportamento esemplare per poter salvare la nostra agonizzante terra!
Annaud ci fa sprofondare nelle loro tane, costruite con enorme ingegno, nei loro sguardi imperscrutabili e magnetici e nella magia dei loro ululati per comunicare la loro posizione e, a volte, anche la loro tristezza. E lo fa indugiando con maestria in ogni particolare del loro immenso linguaggio corporale trascinandoci in quei mondi sconosciuti e descritti spesso in asettici documentari che sembrano voler lanciare un messaggio di distanza tra noi e il mondo che ci circonda.
La passione di Chen diventa anche la nostra e ancora una volta comprendiamo i nostri orizzonti ristretti che si limitano al mondo umano, come se tutto ciò che ci circonda sia solamente una seccatura o un semplice pericolo di cui sbarazzarsi senza mostrare la benché minima preoccupazione per l’ecosistema.

L'Ultimo Lupo (Wolf Totem), recensione del film
E poiché Annaud non racconta una favoletta volta a far trascorrere un paio di ore di spensieratezza, quella cruda indifferenza umana alla natura emerge presto nella decisione del governo cinese di sterminare i lupi, cominciando dall’uccidere i loro cuccioli. Le provviste per i lupi, sapientemente nascoste dagli stessi tra il ghiaccio, vengono completamente sottratte da un gruppo d’ignoti esseri su due zampe che compromettono così la barriera di sicurezza tra uomo e lupo.
Non potendo più contare sulle provviste, la previsione che attaccheranno le greggi di pecore, costretti ad avvicinarsi al villaggio dei pastori non è più un’ipotesi remota. Inoltre, il governo cinese vuole costituire un accampamento agricolo nelle zone limitrofe al territorio dominato dai lupi e ne ordina l’uccisione.

L'Ultimo Lupo (Wolf Totem), recensione del film
E così, in quelle inquadrature di estrema bellezza, assistiamo impotenti ad un massacro causato da colui che non è di certo il protagonista di questa straordinaria pellicola.
Il protagonista assoluto della storia è lui, il lupo, quell’essere pronto a suicidarsi pur di non cadere nelle mani dell’uomo.
E adottarne uno, così come fa Chen, che riesce a scovare un cucciolo sfuggito alla strage, non serve certamente al suo fine di addestrarlo, come gli fa giustamente notare il saggio capo tribù: «Non si cattura un dio per farne uno schiavo!»
E ne giunge alla stessa consapevolezza il regista, che ha impiegato sette anni per realizzare il film: «Il lupo è un animale molto selvaggio, sempre sul chi va là. Obbedisce solo al suo capo branco, che a sua volta obbedisce all’addestratore solo quando vuole. Non si lascia avvicinare. Non si lascia lavare quando si è rotolato nel fango. Bisogna aspettare ore, a volte giorni, perché il lupo senta la scena, bisogna essere pronti a scattare nel momento in cui il re decide che è il momento di girare!»

L'Ultimo Lupo (Wolf Totem), recensione film
L’armonia perdurata per secoli tra uomo e lupo si spezza in quella decisione del governo cinese incurante di quella saggezza popolare, in alcuni momenti incomprensibile a noi occidentali, che avrebbe lasciato ai nostri occhi una terra intatta in cui non dovremmo essere costretti a ripopolarne alcune zone per evitare il rischio estinzione di molte specie.
L’attore che interpreta Chen, Shaofeng Feng, molto noto in Cina non solo per le sue prove recitative, ma anche per il suo impegno ambientalista nelle conferenze internazionali sul clima organizzate dalle Nazioni Unite, riesce a coinvolgerci in quella tragedia, appena suggerita e che evita accuratamente scene forti inadatte ad un pubblico impressionabile, con lo sguardo dolce e ostinato di un ragazzo che decide a tutti i costi di salvare un lupo.
Cosa accadrà dopo non sarà di certo raccontato qui.
La capanna invita tutti a godere della visione di questo ennesimo capolavoro di Annaud, accompagnato dalla colonna sonora travolgente di James Horner, che mostra ancora una volta l’empatia e la passione del regista per il mondo animale e ci lascia esplorare un parte della terra ai più sconosciuta e spesso vittima di pregiudizi da parte di noi occidentali.
Annaud commenta così la grande esperienza da lui vissuta: « Da lontano non abbiamo mai la stessa percezione di quando si sta sul posto e si condivide la vita quotidiana con la gente. Lì ho scoperto un paese e un popolo che non immaginavo. Sono stato accolto a braccia aperte. Con i miei attori e la troupe si è creato un bellissimo rapporto. Ho lavorato con grande libertà. Naturalmente ero in una posizione privilegiata ma quello che mi è piaciuto più di tutto è stata la loro franchezza disarmante
Poetico e suggestivo, l’Ultimo Lupo esprime una potenza emotiva indimenticabile in quel messaggio lasciato dal regista, ma soprattutto dall’autore del libro più venduto in Cina, dopo il Libretto Rosso di Mao, sull’avidità umana, indifferente al mondo che i posteri erediteranno.
E tornando al nostro amico lupo, è interessante soffermarsi sulle parole dello scrittore alla fine del suo libro: «Puoi mettere al guinzaglio un cane, un orso, una tigre e persino un leone, ma un lupo no, mai. » E forse anche in questa sua peculiarità risiede il suo infinito fascino.
Ecco il trailer del film

(Immagini reperite nel web)

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