Figura complessa, provocatoria e affascinante, Rino Gaetano è stato un cantautore che, attraverso le sue canzoni ironiche, dissacranti e profondamente critiche, ha lasciato un’impronta indelebile nel panorama musicale italiano, interpretando con onestà e coraggio i problemi della società italiana degli anni ’70. Nonostante una carriera durata meno di dieci anni, a causa di un incidente stradale che gli spezzò la vita più di quarant’anni fa, Rino è ancora qui, con il suo inconfondibile cilindro, la sua voce ruvida e l’aria scanzonata ad intonare canti di protesta e denuncia, in cui si mescolano sarcasmo e un’intelligenza arguta. Inconfondibile e impossibile da classificare, si contraddistingue per la combinazione di elementi ironici, satirici e surreali, riuscendo così a creare uno stile personale che alterna nonsense a riferimenti politici, sociali e culturali. A differenza di molti altri cantautori dell’epoca in cui vive, il suo linguaggio è semplice, diretto e, soprattutto, ironico. Un’ironia particolarmente tagliente che lascia trasparire la denuncia sociale attraverso un’apparente leggerezza. Alcune sue canzoni sono diventate veri e propri inni generazionali per i suoi testi graffianti accompagnati da melodie accattivanti, continuando a risuonare ancora oggi e portando avanti il suo messaggio di libertà e autenticità in grado di parlare al cuore di tutti noi. Il suo atteggiamento di antieroe che sfida le convenzioni sociali e le regole imposte lo renderà una figura scomoda per il potere e per l’establishment, che cercheranno più volte di censurare e di limitarne la libertà creativa, boicottando inizialmente le sue canzoni dalla radio e dalla televisione. Per i principali quotidiani, Rino Gaetano rimane praticamente invisibile fino alla sua esibizione a Sanremo del 1978, quando il successo di “Gianna” porterà finalmente il suo nome alla ribalta. Nonostante il successo di altre sue precedenti canzoni, una buona parte della critica ed anche del grande pubblico avevano faticato a cogliere e apprezzare appieno i messaggi nascosti nei suoi testi, relegandolo così ad una dimensione di nicchia.
Solo con il passare degli anni le sue vecchie composizioni saranno riscoperte e apprezzate per la loro acutezza e lungimiranza.
Maestro nell’esprimere il paradosso di una società che predica la libertà e l’uguaglianza, ma che è dominata da una crescente competizione economica e disuguaglianza sociale, la sua ironia gli permette di sfiorare la denuncia senza mai cadere in un tono moralistico.
Lo stile di Rino Gaetano è un mix di pop, rock e folk, con influenze dal blues e dalla tradizione musicale americana. Le sue canzoni spesso si basano su melodie semplici e orecchiabili, con arrangiamenti minimali che lasciano spazio alla potenza dei testi. Anche la sua voce è inconfondibile: graffiante e imperfetta, aggiunge autenticità alle sue performance e rafforza l’impatto emotivo delle sue canzoni.
Nonostante la sua breve carriera, i suoi testi e le sue melodie continuano ad essere ascoltati e amati da generazioni di ascoltatori, grazie alla loro attualità e profondità. La sua figura è infatti diventata il simbolo del cantautore scevro da compromessi e in grado di parlare in modo schietto delle contraddizioni e delle ingiustizie del proprio tempo. Ingiustizie e contraddizioni purtroppo ancor oggi presenti e molto difficili da sconfiggere in un mondo ormai dominato dal neoliberismo, dalla disinformazione e dal consumismo più becero.
Le sue canzoni non si sono fermate a quei concerti degli anni Settanta. Leggere come piume e affilate come lame, rivelano contraddizioni, risvegliando anche il suo indissolubile legame con il Sud, costretto a lasciarlo da bambino, ma che mai lo abbandonerà, sospeso nel tempo e nello spazio. Un tragico incidente sulla Nomentana, nel giugno del 1981, pone fine alla sua vita. Rino ha solo trent’anni, ma i suoi brani, allegri e provocatori, sono già entrati nella storia, segnando un’epoca e una generazione. Le sue canzoni, divenute manifesti di ideali ancora puri, non ancora piegati al progresso industriale e al benessere superficiale del boom economico, hanno resistito alla prova del tempo, anticipando con lucidità disuguaglianze, ingiustizie sociali e cocenti disillusioni e portando alla luce le ferite nascoste di un’intera società.
Nato a Crotone, in Calabria, il 29 ottobre del 1950, come Salvatore Antonio Gaetano, cresce in un contesto familiare modesto e in un’Italia in piena trasformazione. La Calabria, con le sue tradizioni e le sue contraddizioni, lo segna profondamente, fornendogli un ricco bagaglio di esperienze e di immagini che ritroveremo nelle sue canzoni. A dieci anni si trasferisce con la famiglia in un quartiere popolare di Roma per motivi di lavoro dei suoi genitori, dove trascorrerà gran parte della sua vita. Sin da giovane mostra una personalità eccentrica e ribelle, che si rifletterà nelle scelte artistiche e stilistiche. Affascinato dalla musica e dalla letteratura, comincia a scrivere testi e a comporre canzoni, influenzato da Bob Dylan e da Lucio Battisti. Mentre studia per diventare geometra, Rino trova un diversivo nel teatro e coltiva un grande interesse per la musica, imparando a suonare la chitarra e componendo le sue prime canzoni.
Il suo stile, ironico e fuori dagli schemi, suscita inizialmente perplessità nel mondo musicale, ma riesce comunque a catturare l’attenzione di alcuni discografici romani, incuriositi dalla sua originalità.
Dopo varie esperienze nel teatro per ragazzi, tra cui il ruolo della Volpe in una versione musicale di “Pinocchio”, nel 1973 pubblica un 45 giri per l’etichetta “It”, dove, con lo pseudonimo “Kammamuri’s” interpreta “I Love You Maryanna”, segnando così il suo ingresso ufficiale nel mondo della musica.
Torna sulla scena musicale con il suo primo album, “Ingresso libero” (1974), che, però, passa quasi inosservato.
Nel 1975 pubblica il 45 giri “Ma il cielo è sempre più blu”, una sorta di filastrocca pungente sulle contraddizioni e le disparità della società italiana di quel periodo. Attraverso un susseguirsi di brevi frasi, il nostro cantautore descrive diversi aspetti della vita quotidiana, evidenziando i contrasti sociali come la povertà e la ricchezza, il potere e l’emarginazione, la giustizia e l’ingiustizia. Sotto l’apparente leggerezza del ritornello si cela una critica sociale che invita, nonostante le difficoltà, ad affrontare la vita con lo sguardo sempre puntato verso l’alto, senza però mai ignorare le ingiustizie che ci circondano.
L’anno seguente pubblica il secondo album “Mio fratello è figlio unico”, contenente anche l’iconica “Berta filava”.
Devo ammettere che il brano “Mio fratello è figlio unico” è quello che ancora oggi continuo ad ascoltare maggiormente rispetto alle sue altre meravigliose composizioni. Forse perché m’identifico molto con quel “figlio unico”, sebbene abbia letto e approfondito Sigmund Freud 🙂
Niente di strano, penso che non siamo in pochi ad identificarci con quel “figlio unico”, spesso attanagliati da quella sensazione di essere diversi, incompresi da una società che stenta a comprendere le differenze e tende solo al conformismo. Chi di noi non si è mai sentito, almeno una volta fuori posto, difficilmente adattabile alle aspettative sociali? E chi di noi è rimasto fedele a se stesso, nonostante le difficoltà e le incomprensioni? Forse pochi, chissà.
Dal 1976 al 1978, Rino Gaetano s’ impone come il grillo parlante della musica italiana, producendo brani capaci di far sorridere e, al contempo, riflettere su temi complessi e spesso scomodi.
Con gli album “Aida” (1977) e “Nuntereggae Più” (1978), ottiene sempre maggiore popolarità, fino a consacrarsi definitivamente al Festival di Sanremo del 1978 con “Gianna”, che si classifica terza e diventa un vero successo di vendite.
Il brano “Nuntereggae Più“, purtroppo anch’esso estremamente attuale, descrive vizi e contraddizioni della società italiana, elencando una serie di personaggi pubblici, politici, industriali e pseudointellettuali e criticando una società che sembra non cambiare mai veramente o che più semplicemente si ostina a non voler cambiare. La forza della canzone risiede nel suo linguaggio semplice e nel ritmo orecchiabile, che rendono il messaggio accessibile ma incisivo. Il ritornello “nuntereggae più” (non ne possiamo più) esprime un sentimento di esasperazione che rimane universale, un grido di protesta che risuona in chiunque si senta disincantato verso una società sempre più materialista e priva di politiche sociali volte a migliorare il benessere di tutti noi. Rino usa una melodia allegra e ripetitiva per sottolineare la pesantezza e la noia di una società intrappolata nei giochi di potere.
Nel brano “Aida” (1977) racconta la storia dell’Italia del dopoguerra attraverso la figura di una donna, Aida, che assurge a simbolo delle contraddizioni della società italiana: speranze e disillusioni, crescita economica e disuguaglianza, lotte politiche e sofferenze. E ne mostra il lato umano della storia, dando voce a una generazione tradita dalle promesse di cambiamento e progresso.
Nel 1979 esce l’album “Resta vile maschio dove vai”, contenente l’omonimo brano scritto da Mogol, che spopola nell’estate grazie alla ballata indimenticabile “Ahi Maria”. Con questo lavoro, Rino Gaetano compie il salto dalla piccola etichetta discografica It alla multinazionale RCA, dando inizio a una serie di tournée che lo renderanno celebre in tutta Italia.
Nel 1980, attraversa una profonda crisi creativa, nonostante il successo dell’album “E io ci sto”. Mentre vive questa complessa fase di transizione, nelle prime ore del 2 giugno del 1981, perde tragicamente la vita in un incidente automobilistico sulla via Nomentana a Roma, mentre sta tornando a casa. È immerso nella sua musica e nei preparativi per una nuova vita: l’acquisto di una villetta appena fuori Roma, sulla via Nomentana, e il matrimonio con la fidanzata Amelia, che sta organizzando con grande discrezione.
Il suo funerale si svolgerà in un’atmosfera surreale: pochi colleghi, amici vicini, un pugno di giornalisti e molti giovani con i libri sotto il braccio, che hanno marinato la scuola per dare l’ultimo saluto al cantautore. La presenza di questi ragazzi racconta, già a poche ore dalla sua scomparsa, il profondo legame che Rino Gaetano avrebbe mantenuto con le generazioni future, proprio come lui stesso aveva scherzosamente predetto agli amici.
Rino Gaetano è stato ben più di un cantautore: è stato un poeta, un provocatore e un sognatore fuori dagli schemi. Con la sua musica ironica e irriverente, riesce ancora a toccare le corde più intime di chi lo ascolta, regalando spunti profondi sulla società e sulla natura umana. La sua eredità resta vibrante e destinata a risuonare a lungo nel tempo.
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