Audrey Hepburn, indimenticabile icona di stile e altruismo
- By lacapannadelsilenzio
- 04/05/2022
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Audrey Hepburn, nome d’arte di Edda van Heemstra Hepburn-Ruston, è ancora oggi una delle attrici più amate nella storia del cinema. Nata il 4 maggio del 1929 a Bruxelles, da un banchiere inglese e da una baronessa olandese, riesce ad imporre il suo fisico esile in un periodo in cui trionfano le curve femminili. Modello di stile e di fascino, nel suo sguardo profondo e nel suo sorriso ingenuo e disarmante si leggono continui mutamenti d’animo oscillanti tra una spontanea allegria ed un’impenetrabile malinconia. Le sue migliori interpretazioni mostrano differenti sfumature umane che oscillano tra un temperamento brioso ed un altro estremamente sensibile. Fragile e indipendente, appassionata e frizzante, l’attrice porta sul grande schermo le contraddizioni dell’essere umano donando una filmografia attentamente selezionata. Audrey sceglie di farsi dirigere solo da registi che riescono a valorizzare il suo fascino e la sua grande vocazione artistica. Vincitrice del premio Oscar come migliore attrice protagonista nel 1954 per il film americano di Roman Holiday “Vacanze romane“, sarà candidata all’Oscar più volte ed insignita di prestigiose onorificenze.
Nota anche per la sua instancabile attività di volontariato, portata avanti anche quando viene colpita da un implacabile cancro al colon che la condurrà alla morte a soli sessantaquattro anni, è una grande amante degli animali. Snobba infatti le pellicce, nonostante i dettami della moda del periodo, e crea uno stile semplice e sofisticato, che disdegna l’ostentazione.
Nata in un periodo storico molto difficile, comincia a cinque anni a frequentare una prestigiosa scuola di ballo inglese, sognando di diventare una grande ballerina. Poco tempo dopo, il padre abbandona la famiglia e nel 1939, a causa della situazione instabile conseguente allo scoppio della seconda guerra mondiale, la madre decide di trasferirsi ad Arnhem, in Olanda, con Audrey e i due figli nati dal suo precedente matrimonio. L’anno seguente i nazisti occupano anche l’Olanda e, durante quel lungo periodo d’invasione, Audrey soffre la fame e molti attribuiscono la sua struttura fisica filiforme alla malnutrizione di quel periodo basata per lo più da bulbi di tulipano e insalate.
La brutalità tedesca la segna profondamente e la induce a cambiare persino il suo cognome tipicamente inglese per paura di essere deportata.
Continuerà gli studi di danza e nel 1944 prenderà parte ad esibizioni organizzate in segreto per raccogliere fondi a favore del movimento antinazista. Ricordando quei tempi dice:«Il miglior pubblico che io abbia mai avuto non faceva il minimo rumore alla fine dello spettacolo.»
Alla fine della seconda guerra mondiale, la famiglia si stabilisce ad Amsterdam, dove Audrey prosegue gli studi di quella che è la sua più grande passione.
Dopo un’apparizione nel documentario “Nederlands in 7 lessen” (1948), si trasferisce a Londra grazie ad una borsa di studio che le consente di entrare in un’ottima scuola di ballo. Nella capitale inglese prende lezioni dalla famosa insegnante di danza Marie Rambert che infrange i sogni di Audrey di un futuro da prima ballerina dalle possibilità alquanto esigue a causa della sua altezza e dei problemi di malnutrizione patiti durante la guerra. Molto probabilmente, a causa di questa affermazione, Audrey decide di dare una svolta alla propria vita lavorando come modella e tentando la carriera di attrice. Nel 1951 ottiene un piccolo ruolo nel film di Charles Crichton “L’incredibile avventura di Mr. Holland“. Nel 1953 conosce la nota scrittrice Colette.
Colette resta molto colpita da Audrey e le offre il ruolo di protagonista nella commedia “Gigi“, tratta da uno dei suoi romanzi. Poco tempo dopo, la Hepburn è la stella dello spettacolo di Colette messo in scena a Broadway per sei mesi di fila e che le procura il premio Theatre World Award.
Appena ventiquattrenne viene scelta come protagonista, nel ruolo di una principessa anticonformista, nel film di William Wyler “Vacanze romane” (1953) che la vede vincitrice del Premio Oscar. I critici sono tutti concordi nell’affermare che è nata una nuova stella del cinema. Ecco uno dei commenti apparsi nel New York Times nel 1953: «Sebbene non sia nuova al lavoro cinematografico, Audrey Hepburn, l’attrice britannica che è stata la protagonista per la prima volta come la Principessa Anna, è una sottile, elfica, malinconica bellezza, al tempo stesso regale e infantile nel suo profondo apprezzare i semplici piaceri e l’amore. Benché sorrida coraggiosamente alla fine della storia, rimane una figura solitaria e penosa che deve affrontare un futuro soffocante.»
Non trascorre nemmeno un anno dal film che la rende famosa in tutto il mondo ed ecco giungere un’altra nomination per il film di Billy Wilder “Sabrina” (1954), con Humphrey Bogart e William Holden.
Il 25 settembre del 1954, Audrey Hepburn sposa l’attore e regista statunitense Mel Ferrer dal quale ha il primo figlio, Sean.
La sua carriera cinematografia continua nel 1957 dove Audrey è protagonista, insieme a Fred Astaire, del film di Stanley Donen “Cenerentola a Parigi” ed è a fianco di Gary Cooper e Maurice Chevalier in “Arianna“, ancora una volta diretta da Billy Wilder.
Ma altri due strepitosi successi giungono con “Colazione da Tiffany” (1961) di Blake Edwards e “My Fair Lady” (1964) di George Cukor.
La figura di Holly Golightly in Colazione da Tiffany rappresenta una sfida per Audrey, donna introversa e poco incline alla vita mondana, a differenza della protagonista, che organizza e partecipa spesso a feste e aspira a sposare un uomo ricco. La sua storia viene raccontata da un aspirante scrittore, che riesce a cogliere, al di là delle apparenze, le fragilità della giovane donna, dall’umore instabile che alterna momenti di profonda depressione a sfrenate esaltazioni. Interpretata superbamente da una Hepburn in stato di grazia, “Colazione da Tiffany”, tratto dall’omonimo romanzo di Truman Capote, diventerà un cult del cinema americano.
Ecco una delle scene più belle del film in cui la protagonista, una giovane donna smarrita e alla ricerca della propria identità, canta Moon River accompagnata dal suono della chitarra.
Nel 1967, la Hepburn è Susie Hendrix nel film “Gli Occhi della Notte” di Terence Young, che le fa ottenere un’altra nomination all’Oscar.
Dopo il divorzio dal primo marito, nel 1969 si sposa con lo psichiatra italiano Andrea Dotti dal quale avrà il secondo e ultimo figlio, Luca.
Decide poi di ritirarsi dalle scene e di dedicarsi unicamente alla sua famiglia e al volontariato.
Diventerà ambasciatrice dell’Unicef e si risposerà nel 1981 con Robert Wolders che le starà accanto negli ultimi anni della sua vita sempre impegnata attivamente nelle cause umanitarie, nonostante sia già malata di tumore.
Si spegne il 20 gennaio del 1993 a Tolochenaz, un paesino svizzero vicino Losanna.
A questa singolare attrice e donna dall’animo delicato e sensibile che dedicò gran parte della sua vita a lottare contro la povertà, dedico un omaggio con una raccolta di alcuni suoi pensieri e un’intervista rilasciata qualche anno prima di morire.
Mi si è spezzato il cuore. Non posso sopportare l’idea che due milioni di persone stiano morendo di fame. […] Il termine “Terzo Mondo” non mi piace perché siamo tutti parte di un mondo solo. Voglio che la gente sappia che la maggior parte degli esseri umani sta soffrendo.
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La semplicità e la verità sono le sole cose che contano veramente. Vengono da dentro. Non si può fingere.
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Sin da piccola ciò che desideravo di più era avere un bambino. Quella è sempre stata la vera me stessa. I film sono soltanto favole.
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Una donna è più sola quando l’uomo che ha vicino non riesce a leggere nei suoi pensieri.
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Il timore di perdere la persona a cui tieni di più non dovrebbe indurti a rinunciare all’amore. Perché guardi a destra e a sinistra prima di attraversare la strada? Per paura di essere investita. Eppure, continui ad attraversare la strada!
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Quando qualcuno mi scrive: vedendo uno dei tuoi film il mondo mi è sembrato meno negativo, io mi sento appagata
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Alla conversazione durante un party nessuno contribuisce più degli assenti.
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Chi non crede nei miracoli, non è realista.
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Se fossi occupata a lavorare come attrice, mi sentirei come se stessi derubando la mia famiglia, mio marito e i miei figli, derubandoli dell’attenzione che dovrebbero ricevere.
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L’eleganza è la sola bellezza che non sfiorisce mai.
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La bellezza di una donna si deve percepire dai suoi occhi, perché quella è la porta del suo cuore, il posto nel quale risiede l’amore.
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Non avrei mai pensato di ritrovarmi a fare film, con una faccia come la mia!
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Potrei sopravvivere senza il lavoro, ma non senza la famiglia. Ecco perché la mia vita privata ha sempre avuto la precedenza.
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Salvare un bambino è una benedizione. Salvarne milioni è un’opportunità offerta da Dio tramite l’UNICEF.
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I bambini sono la nostra riserva più importante, sono la speranza per il futuro. Fino a che non saremo in grado di assicurare ai bambini nei loro primi fragili anni di vita non solo la mera sopravvivenza, ma una vita libera dagli abusi fisici e psicologici, è impossibile aspirare ad un mondo libero dalle tensioni e dalla violenza. È una nostra precisa responsabilità trasformare questo in realtà.
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Cammino con i miei cani e ciò mi tiene in forma. Parlo con loro e questo mi rende sana. Non posso pensare a niente di più piacevole che coccolare, giocare e iniziare la giornata con un cucciolo caldo. In cambio i cani ti danno la forma più pura di amicizia e chiedono così poco.
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Il sex appeal è qualcosa che ti senti dentro. Posso trasmetterlo in ugual misura quando sono completamente vestita, quando raccolgo mele da un albero o quando me ne sto ferma sotto la pioggia.
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Sento fortemente che è da lì che comincia tutto, dalla bontà. Che mondo diverso potrebbe essere questo, se ciascuno ispirasse a ciò la propria esistenza.
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Per avere labbra attraenti, pronuncia parole gentili. Per avere uno sguardo amorevole, cerca il lato buono delle persone. Per avere un aspetto magro, condividi il tuo cibo con l’affamato. Per avere capelli bellissimi, lascia che un bimbo li attraversi con le proprie dita una volta al giorno. Ricorda, se mai avrai bisogno di una mano, la troverai alla fine di entrambe le tue braccia. Quando diventerai anziana, scoprirai di avere due mani, una per aiutare te stessa, la seconda per aiutare gli altri. La bellezza di una donna aumenta con il passare degli anni. La bellezza di una donna non risiede nell’estetica, ma la vera bellezza in una donna è riflessa nella propria anima. È la preoccupazione di donare con amore, la passione che essa mostra.
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Di seguito un’intervista a questa grande donna.
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Bellissima dentro e fuori. Lo stesso non si può dire di alcune attrici di oggi perchè sorge il dubbio che siano ricorse alla chirurgia estetica.Bravissima e capace di invecchiare in modo elegante.Peccato sia andata via così presto.Il mondo ha bisogno di persone così altruiste.