Vivian Maier, un’anonima tata statunitense con l’hobby della fotografia, ha realizzato nel corso della sua vita un tesoro inestimabile di frammenti della realtà catturati con rara delicatezza. Protagoniste dei suoi straordinari scatti sono persone comuni che la donna incontra quotidianamente nei quartieri di Chicago, New York e Los Angeles tra gli anni ’50 e ’60. Molti i bambini su cui la Maier posa il suo sguardo, cosi come i poveri, gli emarginati, gli anziani, i mendicanti ed altri personaggi anonimi immortalati nella loro semplice e affascinante spontaneità.
Poche le foto sviluppate su più di centomila negativi scoperti casualmente dall’agente immobiliare John Maloof, che, durante una ricerca di fotografie antiche su Chicago, acquista all’asta, nel 2007, per poche centinaia di dollari, un baule di rullini fotografici in cui è custodito un affascinante mondo da scoprire. Rullini confiscati per un mancato pagamento della donna che riesce a sopravvivere gli ultimi anni della sua vita solo grazie ad una piccola rendita da parte di una delle famiglie in cui aveva lavorato.
Grazie a Maloof quegli scatti si trasformano in fotografie di notevole impatto ed in breve tempo il nome della Maier diviene famoso in tutto il mondo. L’uomo, profondamente colpito dalla straordinarietà di quegli scatti, diffonde quella notevole produzione fotografica che la donna, schiva e riservata, non aveva sviluppato, forse perché voleva tenerle per sé. Vivian Maier si spegne in una casa di cura il 21 aprile del 2009, ignara delle ricerche che John Maloof stava facendo per incontrarla e promuovere il suo straordinario lavoro.
Le sue fotografie più famose sono in bianco e nero e raccontano la vita di tutti i giorni nelle città in cui ha vissuto.
Attenta ai dettagli, la Maier ha trascorso la sua vita catturando immagini, prima con la macchina fotografica Rolleiflex e poi con la Leica, riproducendo una sorta di cronaca emotiva della realtà quotidiana.
Così ha detto: “Suppongo che nulla duri per sempre. Dobbiamo fare spazio ad altre persone. È una ruota. Sali, vai fino in fondo. E qualcun altro ha la stessa opportunità di arrivare alla fine. E così via. E qualcun altro prende il suo posto.”
I soggetti delle sue fotografie sono persone che incontra nei quartieri degradati delle città, frammenti di una realtà caotica che pullula di vita, istanti catturati nella loro semplice spontaneità e che lasciano trapelare uno sguardo meravigliato e incuriosito sulla società del tempo. Le fotografie di Vivian Maier mostrano una particolare attenzione ai dettagli, alla vita di tutti i giorni, narrata non solo con ritratti di persone per lo più comuni, ma anche attraverso mani che si sfiorano o sguardi.
Opere incantevoli che Maloof pubblica inizialmente su Flickr, ottenendo un notevole riscontro, e che dal 2010 verranno rese pubbliche, mostrando al mondo l’immenso universo interiore di una donna di enorme talento che ha anche realizzato splendidi ed originali autoritratti usando specchi o vetrine di negozi come superfici riflettenti, senza guardare l’obiettivo. Mere sperimentazioni di un’artista molto raffinata che svolge il lavoro di tata per poter avere un po’ di tempo libero e dedicarsi così alla sua passione.
Ben poco si sa della sua vita personale, nonostante le ricerche effettuate da Maloof.
Nata a New York il primo febbraio del 1926, da padre austriaco e madre francese, trascorre gran parte della sua infanzia in Francia dove scatta le sue prime foto alla fine degli anni ’40. Dal 1951 vive negli Stati Uniti, trasferendosi prima a New York City e nel 1956 a Highland Park, un sobborgo a nord di Chicago, dove trascorrerà il resto della sua vita.
Non si sposerà mai e alla morte della madre, avvenuta quando Vivian ha quarantanove anni, è costretta a cercare un lavoro per poter vivere dignitosamente. Svolgerà così il lavoro di bambinaia fino a quando diventerà anziana e vivrà poi di una piccola somma che una famiglia in cui aveva lavorato le versa per mostrarle riconoscimento e affetto.
Tale famiglia verrà a conoscenza di alcuni pagamenti non effettuati solo dopo la morte della misteriosa fotografa.
Maloof ne ricostruisce la vita grazie alle testimonianze di coloro che la conobbero e ne raccoglie alcuni frammenti nel film documentario “Finding Vivian Maier“.
Grande viaggiatrice, alcuni dei suoi scatti sono stati realizzati anche in Asia ed in Europa.
Nel bagno che le viene dato da una delle famiglie in cui presta servizio allestisce un piccolo laboratorio fotografico.
Della vasta produzione fotografica di Vivian Maier ho selezionato alcune foto in bianco e nero reperite nel sito vivianmaier.com.
Foto genuine e struggenti che, secondo il mio punto di vista, riescono a far ben comprendere la sensibilità di questa donna, definita “socialista” e “femminista” da chi l’ha conosciuta personalmente, e ai cui occhi non è sfuggita l’intensità dell’attimo fuggente.
Fotografie di immensa umanità di una donna che ha preferito trascorrere la sua vita senza far rumore, senza cercare la notorietà, avvolta nella quiete e nel silenzio.
Buona visione in questo meraviglioso gioco di luci ed ombre.
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